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Grey’s Anatomy 13×08 – The Room Where It HappensTEMPO DI LETTURA 4 min

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“What do we need to know in order to do our jobs and not simply be mechanics? 
Now, here’s what we’re gonna do.
We’re gonna play a game. 
Now, here’s how we start.”

Nella sua lunghissima vita, tanti sono stati gli esperimenti proposti finora da Grey’s Anatomy: dall’episodio Musical alla realtà alternativa, dallo sliding doors di Cristina ed Owen, a “I Saw What I Saw”, puntata rivissuta interamente attraverso i flashback nella ormai lontana sesta stagione. Il nuovo tentativo questa volta assume invece le sembianze di un “bottle episode“, circa 40 minuti condensati interamente in una sala operatoria con solo quattro dei personaggi presenti: Richard, Meredith, Owen e Stephanie.
Il contorno della scena lo assume un caso medico, con un paziente in gravi condizioni e i quattro medici impegnati nel salvargli la vita tra discussioni e litigi, stanchezza e scleri vari e qualche allucinazione di troppo. Il protagonista portante di “The Room Where It Happens” è sicuramente Webber; collegandosi anche allo scorso episodio, con quanto successo con la new entry Eliza, l’ex chief dimostra ancora una volta la potenza del suo personaggio, non solo da un punto di vista medico ma anche umano. E’ lui a far partire questo “gioco di allucinazioni” e lo fa con una forte profondità, dimostrando nuovamente le sue grandi doti da medico veterano e perfetto insegnate. Non per niente, sono proprio i suoi lampi di ricordi quelli che assumono una potenza maggiore all’interno della scena, regalando anche uno sguardo nel passato di Webber, un passato mai intravisto prima che permette anche di venire a conoscenza di sua madre e della sua storia. Un punto fortemente interessante per quanto riguarda il personaggio.
Passata la palla da Webber agli altri poi, il gioco dei ricordi allucinazioni prosegue con gli altri medici intrappolati nella stanza. Flashback tutti inerenti alle storie dei personaggi e mirati a mantenere umano il paziente sul tavolo operatorio. Così, nelle visioni di Owen conosciamo la figura fantasma di Megan, la sorella Hunt, ex di Riggs (che appare con il volto di Bridget Regan, attrice comparsa, tra le altre cose, in White Collar), scomparsa misteriosamente in un incidente aereo ed altrettanto misteriosamente apparsa all’improvviso, nelle ultime stagioni, nelle cronache del Grey-Sloan. C’è spazio anche per Stephanie, che rivede una se stessa bambina, segnata dalla malattia che ha contraddistinto la sua infanzia, che la spinge a farsi valere in sala operatoria. Ed anche qui, come per Webber, questo ricordo regala un qualcosa in più al personaggio.
Infine è il turno di Meredith, e qui il protagonista del ricordo sembra inevitabile. In un flashback ambientato nell’undicesima stagione nella notte della morte di Derek, vediamo la Grey alle prese con il dare la notizia della morte del loro papà ai suoi bambini; una scena non vista a suo tempo nella 11×22, che riporta ovviamente in vita il dolore per quanto accaduto nella ormai celebre e funesta puntata “How To Save A Life“.
L’esperimento di “The Room Where It Happens” appare un tentativo particolare che ispira comunque curiosità ed interesse per il modo in cui avviene ed è gestito, uno di quegli episodi che vengono inseriti nel bel mezzo della stagione a mo’ di filler (e decisamente più intriganti rispetto a filler simili a quello della scorsa puntata) per prendersi una pausa dalle storyline correnti. Ma è per questo che, proprio qui, arriva il flop.
Questa tredicesima stagione, finora, non ha proposto assolutamente alcun passo in avanti per quel che riguarda la trama orizzontale. Messa da parte la season premiere, gli episodi si sono susseguiti uno dietro l’altro trainati solo dall’inerzia di arrivare al winter finale, dove, con ogni probabilità, verranno sganciate varie bombe giusto per il gusto di creare cliffhanger e far montare così l’attesa fino a gennaio. Un modo pessimo di raccontare storie che a fine stagione non lascia assolutamente niente di concreto in mano. Ci sono modi e modi di raccontare qualcosa, c’è un tempo per i filler e un tempo per belle puntate indipendenti da ammirare a se, ma il mescolarle insieme senza logica non può sicuramente portare, alla lunga, a risultati positivi. Dopo otto episodi, non è ancora chiaro dove la stagione vuole andare, ma questo agli autori sembra non importare poi tanto, dopotutto quello che conta è che alla fine di questo episodio saremo tutti lì a parlare soltanto di quel “hi”.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Il personaggio di Richard Webber 
  • Buona l’idea dell’episodio in se
  • La medicina si riprende il focus 
  • Continua procrastinazione della stagione
  • Troppo un intero episodio rinchiusi in sala operatoria tra termini medici e scleri dei dottori
  • Ennesimo riutilizzo di Derek a scopo di audience 
  • Ma la trama orizzontale di questa stagione dov’è? 

 

Grey’s Anatomy sta decisamente fallendo nel suo ruolo di raccontare la stagione. Episodi del genere appaiono sicuramente intriganti se presi nella loro indipendenza, ma occorre anche saperli inserire al tempo e al posto giusto.

 

Why Try To Change Me Now? 13×07 7.60 milioni – 2.1 rating
The Room Where It Happens 13×08 7.25 milioni – 1.9 rating

 

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Nata con la passione per telefilm e libri, cresciuta con quella per la scrittura. Unirle è sembrata la cosa più naturale. Allegra e socievole finché non trova qualcosa fuori posto, il disordine non è infatti contemplato.
Tra una mania e l'altra, si fa carico di un'estenuante sensibilità che la porta a tifare per lo sfigato di turno tra i personaggi cui si appassiona: per dirla alla Tyrion Lannister, ha un debole per “cripples, bastards and broken things”.

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