“Don’t don’t call me that, okay? I’m not Solomon, I’m not anointed. I’m Pernell Fucking Harris.
And I’m charged with murder.”
La cosa più difficile da fare a distanza di 1 anno e mezzo dalla recensione di “The Tie That Binds” è sicuramente riprendere in mano la serie, i ricordi e la passione per essa, rivangando quanto di buono ancora è rimasto ineluttabile nel tempo e nella memoria. Poco dite? Sicuramente, quasi nulla se si vuole essere veramente onesti, quasi nulla fatta eccezione per quel cliffhanger finale che però è ancora limpidissimo e che chiede giustizia. E giustizia è stata fatta.
“La possibilità che la serie possa cambiare registro, in una seconda stagione, non è così remota. Un possibile risveglio di PJ, le conseguenze degli omicidi di Pernell/KD e Crystal, le gravidanze di Tessie e Alicia: le tematiche non mancano, purché vengano portate avanti dalle vere protagoniste di Hand Of God che sono fede e spiritualità, inserite in un contesto corrotto, ambiguo, amorale e tremendamente contemporaneo.”
Con una galvanizzante, quanto utile, autocitazione riprendiamo le fila del discorso lasciato in sospeso perché “Gathering Dust” si apre esattamente in antitesi con quanto mostrato negli ultimi istanti di “The Tie That Binds“, anche se in “antitesi” non è il termine più corretto. Il funerale di PJ è infatti una bella doccia fredda che fa riconsiderare l’esalazione dello stesso mostrandola quindi come un ultimo respiro. Non c’è quindi stato alcun miracolo, le visioni di Pernell (compresa quella in cui si prometteva il risveglio dal coma se si fosse risolto il mistero dietro lo stupro di Jocelyn) non si sono quindi realizzate totalmente e, anzi, hanno distrutto ancora di più una famiglia che ora è completamente macchiata di sangue altrui (ricordiamo infatti che Crystal ha ucciso Anne).
“Gathering Dust” riprende la narrazione 6 settimane dopo e tutto sembra incredibilmente peggiorato nella vita di Pernell, nonostante si potesse pensare il contrario: Crystal è scappata dalla sorella, la polizia è sempre più focalizzata nell’inchiodare il protagonista per omicidio, il lavoro da giudice è ovviamente compromesso in maniera pesante proprio a causa di questa accusa (anche se come Bobo ricorda “we have to remember the guiding principle of our justice system: innocent until proven guilty“) e la cavigliera al piede è un qualcosa che comincia ad irritare. Decisamente molto da digerire.
L’allontanamento di Crystal è dettato da vari fattori, non ultime le visioni che hanno governato la vita del marito negli ultimi mesi, ma sembra destinato a non durare molto, il che è decisamente una buona cosa anche per lo spettatore: uno degli aspetti narrativamente più coinvolgenti della scorsa stagione era infatti il rapporto tra marito e moglie, un rapporto messo a durissima prova dalla morte del figlio, successivamente dai deliri di Pernell, poi dai segreti e dalle bugie ed infine dagli omicidi. È umanamente comprensibile quindi la fuga dalla vita di Crystal ma è anche immaginabile che sia una fuga temporanea dettata solo dal bisogno di riprendere fiato. L’abbraccio finale ne è una prova.
In tutto ciò non si può non notare l’ingombrante assenza delle visioni mistiche di Pernell (“I’m not having visions anymore.
I swear to God.“), una mancanza che viene però giustificata dal finale in cui viene data nuova linfa vitale alla narrazione: PJ è ancora “vivo”. Ora bisogna essere cauti nel valutare il vero valore della visione, perché a questo punto la valenza religiosa dovrebbe poter essere accantonata in maniera quasi permanente, il tutto in funzione di una crisi psicologica sempre più acuta e dettata dai problemi importanti che Pernell sta vivendo. Va infatti evidenziato che l’apparizione di PJ arriva esattamente dopo la scoperta che il braccio armato di Pernell, e ovviamente ci riferiamo a KD, ha fallito nella missione di rendere innocuo il testimone segreto del processo. Un crollo nervoso sembra quindi la valutazione più adeguata ma, conoscendo Ben Watkins, è meglio astenersi da giudizi così facili nonostante sia davvero necessaria qualche speculazione per provare a dare un senso alla visione della puntata.
Una valutazione esente da dubbi la si può però dare a questa season premiere che si ripresenta al pubblico in maniera molto lenta, poco incisiva e senza picchi di interesse. Se non fosse per il cliffhanger finale si potrebbe tranquillamente scendere a voti ancora più bassi, vista sia la difficoltà nel ripristinare la memoria (data la lunga pausa tra le due), sia la pochezza delle storyline imbastite. Come avrete notato, KD è stato citato solo una volta, esattamente come Bobo, mentre non ci siamo nemmeno degnati di tirare in ballo Paul, Alicia e Tessie. Ed il motivo è che semplicemente non c’è niente da dire, il che è forse la peggiore cosa che si possa evidenziare.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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The Tie That Binds 1×10 | ND milioni – ND rating |
Gathering Dust 2×01 | ND milioni – ND rating |
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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.