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Dopo due puntate passate a cercare di non calpestare farfalle, ma finendo per calpestarle comunque in “June 13th Part 1 & Part 2“, Heroes Reborn torna nel presente e cerca di affrontare le conseguenze dello sconclusionato viaggio nel tempo che tanto ha alterato la linea temporale. Spingiamo il pedale della schiettezza fino in fondo e diciamo subito le cose come stanno: “Sundae, Bloody Sundae” si trascina praticamente per mezzora di episodio, cercando di valorizzare quei caldi e rassicuranti cliché da “telefilm d’altri tempi” in cui sistematicamente rientra, perché ancora legato ad un modus operandi di sceneggiatura e regia abbastanza antiquato, se ovviamente contrapposto alle tecniche odierne. Eppure, negli ultimi dieci minuti, la puntata prende una piega inaspettata, quasi “anti-Heroes”, mostrando come il serial sia capace di sorprendere lo spettatore in modi insospettabili.
Indubbiamente non starà facendo animatamente discutere il sottobosco di serial-watchers come farebbe discutere una qualsivoglia puntata di The Walking Dead o Game Of Thrones, ma per il ricordo che abbiamo sempre avuto di Matt Parkman, è di sicuro un colpo di scena inaspettato e ben mascherato quello che l’ha visto nei panni di un villain in questa nona puntata della prima stagione.
Proprio quando avevamo fatto di Parkman l’esempio per descrivere il puro ruolo di marketing nel presentare i vari personaggi storici, ecco che ce lo ritroviamo nei convincenti panni di un cattivo che tanto ricorda la originale caratterizzazione del Capitan Uncino di James Matthew Barrie, personaggio che, anche se “malvagio”, si lasciava apprezzare per la sua vena poetica e la sua personalità carismatica e magnetica. Già di per sé, l’Evil Parkman si lascia apprezzare per una imprevedibile inversione di allineamento che tanto ricorda il periodo in cui la sua mente era sub-affittata da Sylar, ma stupisce ulteriormente per due motivi: 1) la ritrovata passione di Greg Grunberg, il quale interpreta la versione cattiva del personaggio che l’ha reso celebre con una certa convinzione (offuscando Erica Kravid in men che non si dica); 2) il fatto che questa svolta l’abbiamo trovata nella storyline meno importante ed accattivante del serial, quella di El Vengador, che si stava presentando come il solito tramone pacco sui supereroi, visto e rivisto.
Proprio quando avevamo fatto di Parkman l’esempio per descrivere il puro ruolo di marketing nel presentare i vari personaggi storici, ecco che ce lo ritroviamo nei convincenti panni di un cattivo che tanto ricorda la originale caratterizzazione del Capitan Uncino di James Matthew Barrie, personaggio che, anche se “malvagio”, si lasciava apprezzare per la sua vena poetica e la sua personalità carismatica e magnetica. Già di per sé, l’Evil Parkman si lascia apprezzare per una imprevedibile inversione di allineamento che tanto ricorda il periodo in cui la sua mente era sub-affittata da Sylar, ma stupisce ulteriormente per due motivi: 1) la ritrovata passione di Greg Grunberg, il quale interpreta la versione cattiva del personaggio che l’ha reso celebre con una certa convinzione (offuscando Erica Kravid in men che non si dica); 2) il fatto che questa svolta l’abbiamo trovata nella storyline meno importante ed accattivante del serial, quella di El Vengador, che si stava presentando come il solito tramone pacco sui supereroi, visto e rivisto.
Inutile dire che, se da una parte c’è stupore per questa svolta spiazzante, dall’altra abbiamo una sfilza di domande legate al suo improvviso cambiamento. Se in Heroes Peter Petrelli poteva essere considerato il paladino del serial e Hiro Nakamura la coscienza morale, Matt Parkman rappresentava sicuramente il metro di giustizia legislativa e non del serial. Quindi, viene logico chiedersi: come ha fatto a diventare l’incarnazione di tutto ciò che ha sempre odiato? Una domanda la cui risposta è celata negli episodi successivi ma, poco ma sicuro, una problematica legata a questo chiarimento sarà indubbiamente quello di essere plausibile e non campato per aria, tanto per azzeccare un plot twist da respiro trattenuto, come al contrario è stato quello su cui si è chiuso “Sundae, Bloody Sundae” (settemila anni nel futuro? Ma andiamo!).
Per il resto, a onor del vero, non sarebbe proprio tutto tutto da buttare. Il punto è che rientrano comunque nella categoria dei pollicioni versi sequenze e situazioni che non convincono pienamente, perché non rappresentate con la dovuta decisione. L'”hero journey” di Nathan/Tommy è uno di questi. Il principale motivo che ha reso poco interessante la porzione di trama incentrata sul giovane EVO – che riassume le caratteristiche di Peter-Hiro-Claire – è il fatto che questa comincia a sembrare inserita a forza nel serial. Comprensibile che i personaggi coinvolti contro la crociata della Kravid necessitino di una figura di riferimento (personaggi tipo Captain America o Superman, per capirci) e su cui puntare tutto, ma la crescita di Nathan/Tommy è stata decisamente affrettata a dismisura e infarcita di sviluppi prevedibili (come il combattimento al bar della amichetta Emily) per renderlo proprio il nuovo Peter/Hiro, in mancanza (totale o parziale) di Milo Ventimiglia e Masi Oka. La prova del nove non è solo l’anticlimatico ricongiungimento con la sorella, ma anche la morte di Caspar, il PennyForYourThoughts-Man, il quale è sempre stato rappresentato come un personaggio abbastanza centrale per la crescita di Natham/Tommy: così importante, che fa ‘na morte da ciula.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Per citare inopportunamente Leo Ortolani, Heroes Reborn racconta di un manipolo di persone che cercano di lottare contro il destino e contro una radicata mentalità dell’essere umano che odia/ha paura del diverso per definizione. Vuole un telefilm drammatico e ricco di colpi di scena. Vuole una cosa “alla Cronenberg”. Tutti sono entusiasti, ma nessuno ha effettivamente capito se Tim Kring intendeva il regista, o la birra. Molti Thumbs Up, molti Thumbs Down, una sola domanda: ma Heroes Reborn c’è o ci fa? Forse c’è e ci fa. Ma se ci fa, come fa ad esserci? Ci facciamo questa domanda più che altro perché è forviante vedere come un serial capace di tali spiazzanti inversioni di marcia, sia anche così dannatamente attaccato a vecchi stilemi seriali. Non sarebbe il caso di scegliere?
June 13th (Part 2) 1×08 | 3.97 milioni – 1.3 rating |
Sundae, Bloody Sundae 1×09 | 3.78 milioni – 1.3 rating |
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