Ad un passo dal termine il giudizio sull’operazione History Of The World: Part II è ormai assodato. Il prodotto è ben oltre la sufficienza e non si impigrisce sull’ombra del predecessore film cult, bensì prova a riproporre in tema moderno lo stesso stile comico, nel bene e nel male. Qua e là sono presenti alcuni piccoli scivoloni, come anche in questo settimo episodio, ma tuttavia il giudizio generale non può che essere positivo. Stavolta vengono tirati in ballo accadimenti storici come gli accordi di Oslo e Mary la tifoide, ripescando dalle puntate precedenti la sitcom Shirley, l’esilarante Kublai Khan di Ronny Chieng e la divertentissima parodia della docuserie The Beatles: Get Back, uscita su Disney+ nel 2021, in chiave evangelica.
LUCI ED OMBRE DEI ONE-SHOT
Tutti gli episodi partono con uno sketch autoconclusivo, e il settimo non tradisce la tradizione mettendo in scena gli accordi di Oslo (secondo Mel Brooks). Il conflitto arabo-israeliano viene ridimensionato infatti a una mera battaglia per autoproclamarsi “inventori” dell’hummus. Una diatriba a cui prenderanno parte anche ambasciatori di altri paesi per poi trasformarsi in un’infantile dibattito sulle abitudini culinarie. Non un segmento particolarmente illuminato, ma comunque di gran lunga superiore alla gag ricorrente dedicato a Mary Mallon.
Mary “la tifoide” Mallon è ritenuta la prima portatrice sana dell’agente scatenante la febbre tifoide, oltre che responsabile del contagio di un elevato numero di persone a causa del suo mestiere: la cuoca. Sfortunatamente il segmento non riesce mai a colpire e anzi può essere ritenuto tra i peggiori dell’intero show. Probabilmente la colpa è dell’umorismo scatologico che attecchisce esclusivamente in un pubblico ben predisposto. Unico punto a favore: la satira intorno a Twitch, con il ban istantaneo al primo accenno di vomito.
GET GIVE BACK
Fortunatamente arrivano John Lennon Gesù e i Fab Four Twelve a risollevare il tutto con gli interessi. Partendo dal fatto che rimane poco chiaro il motivo per cui lo stesso evento storico sia stato trattato con più sketch “paralleli”, bisogna tessere le lodi di questa deliziosa mini-parodia della mastodontica docuserie realizzata da Peter Jackson. Stavolta entra in scena Lazzaro, che, proprio come Billy Preston, si siede alle tastiere e risolve tutti i problemi musicali nei “sermoni” senza capo ne coda come “Give back” e “Don’t get me down“. Si arriva anche al momento fatidico del concerto sul tetto della “Falafel House”, con i romani al posto della polizia, Lazzaro che muore e risorge come da copione e Giuda (“Hey, Jude“) che tradisce Gesù per la seconda volta nello show. Gran finale con il tifoso dei Red Sox che rompe la quarta parete in pieno stile Mel Brooks.
KUBLAI KHAN NON BASTA MAI
Inutile girarci intorno: Kublai Khan è uno dei personaggi migliori di History Of The World: Part II. Dopo il segmento dedicatogli nel precedente episodio c’è fortunatamente ancora spazio per uno sketch dedicato alla sua infinità di mogli. Una sequenza che non differisce di molto dai soliti programmi della TV generalista e che colpisce nel segno proprio per questo. In più si aggiunge la pecora Flopsy, con annesso momento meme, per garantire il successo di questa gag. Proseguendo sugli sketch ricorrenti ecco che torna invece Shirley con annessa sigla da sitcom anni ’70. Sfortunatamente stavolta anche la prima donna nera eletta al Congresso della storia risulta un po’ inefficace in una gag che sfiora solamente lo scandalo del Watergate, portando in scena altri personaggi importanti della storia recente americana come Jesse Jackson e Gloria Steinem.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Non tutte le ciambelle vengono col buco, stesso dicasi per gli sketch di History Of The World: Part II. Per fortuna, però, la percentuale tra successi e insuccessi è abbastanza tendente ai voti verdi di Recenserie.
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Giovane musicista e cineasta famoso tra le pareti di casa sua. Si sta addestrando nell'uso della Forza, ma in realtà gli basterebbe spostare un vaso come Massimo Troisi. Se volete farlo contento regalategli dei Lego, se volete farlo arrabbiare toccategli Sergio Leone. Inizia a recensire per dare sfogo alla sua valvola di critico, anche se nessuno glielo aveva chiesto.