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History Of The World: Part II 1×06 – VITEMPO DI LETTURA 4 min

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History Of The World: Part II 1x06 Recensione

“Mel’s ultimate goal was always to poke fun at those in power, and how greedy and how stupid they were […] So, doing a show about history now at a time when we are reexamining the what the past was [and] how things went down, it became — for me — a very easy through line to continue Mel’s legacy at poking fun of those in power. And that really became our guiding light.” (Intervista a Nick Kroll su Indiewire.com, 14 gennaio 2023)

Quando si parla di prodotti comici del passato, non è rara l’opinione secondo cui un determinato prodotto non potrebbe essere realizzato nel periodo attuale, in quanto alcune tematiche e alcune battute non sarebbero considerate accettabili. In particolare, ciò è stato ripetuto diverse volte con riferimento alle opere di Mel Brooks. Peraltro, questa opinione era condivisa dallo stesso Brooks. Nel 2016, infatti, il celebre comico disse che non sarebbe stato possibile realizzare Blazing Saddles in quegli anni, nonostante il film fosse fondamentalmente una denuncia del razzismo imperante nella società americana. Sette anni dopo, il sequel di History Of The World ha cercato – pur dovendo obbedire ad alcune logiche della tv contemporanea – di confutare la previsione fatta dal padre nobile dello show. Come sottolineato nella precedente recensione, probabilmente è lo status di Mel Brooks ad aver permesso una comicità con pochi vincoli. Inoltre, come da tradizione dell’autore, l’obiettivo degli sketch comici è quello di affrontare con toni leggeri – e spesso surreali – tematiche di stretta attualità. Nel corso del quinto episodio, ciò era avvenuto con esiti soddisfacenti. Al contrario, il sesto capitolo ha fatto registrare un significativo passo indietro.

STATUE E PUBBLICITÀ COMMERCIALI


Nel corso del quinto episodio, le tematiche sociali e di attualità erano mostrate in primis nello sketch di Shirley Chisholm, con l’attore afroamericano George Wallace nel ruolo del governatore segregazionista George Wallace. Inoltre, anche la stand-up comedy di Mingos conteneva una denuncia esplicita della colonizzazione del continente nord-americano. In entrambi i casi, si tratta di alcuni tra i segmenti più riusciti nello show.
In questo episodio, al contrario, sono stati affrontati i temi dell’abbattimento di statue controverse e la lotta di Amelia Earhart per l’emancipazione della donna. In entrambi i casi, la decisione è stata quella di realizzare una serie di sketch che mostravano delle televendite commerciali di basso livello. Il risultato non è molto riuscito, in quando non sono presenti battute incisive e non c’è nessuno svolgimento della vicenda, dato che si tratta esclusivamente di personaggi che recitano il messaggio promozionale davanti un green screen.
Come ulteriore punto a sfavore, lo sketch del venditore di statue abbattute è eccessivamente presente, in termini di minutaggio. Inoltre, il personaggio di Steven Santelmo è interpretato da Nick Kroll nello stesso modo in cui l’attore ha interpretato Schmuck nelle puntate della Rivoluzione Russa. Il risultato è molto macchiettistico, anche per gli standard di Mel Brooks.

DIMMI CHI ERANO I BEATLES GLI APOSTOLI


Se gli sketch pubblicitari non hanno raggiunto l’effetto sperato, come accaduto anche ai TikTok di Galileo o ai brevi video di JackRasp, un risultato migliore è stato ottenuto con la prosecuzione di due storyline presenti sin dalle prime puntate. Si tratta, dunque, della vita di Gesù e della Guerra Civile.
Con riferimento alle vicende della Galilea, è necessario sottolineare e applaudire la scelta di rappresentare la rottura nel gruppo degli Apostoli tramite la rievocazione delle ultime settimane dei Beatles prima dello scioglimento. Particolarmente lodevole, in questo senso, è il parallelo tra Maria Maddalena e Yoko Ono.
Anche questo sketch, chiaramente, non è esente da difetti. Ad esempio, le battute di Gesù in versione hippie risultano essere a volte poco ispirate. Tuttavia, il risultato complessivo è assolutamente soddisfacente, grazie soprattutto al character di Giuda.
Così come Schmuck e Steven Santelmo, Giuda è interpretato da Nick Kroll. In questo ruolo, tuttavia, non sono presenti le derive macchiettistiche degli altri personaggi, e ciò permette al comico newyorkese di mostrare meglio il suo talento.

LA FINE DELLA GUERRA


In tutti gli episodi trasmessi finora, è stato possibile notare una certa alternanza tra sketch buoni e sketch meno riusciti. In tutti questi casi, però, era presente una costante: Lo sketch dedicato alla Guerra Civile era tra i più riusciti.
Dopo la liberazione del Generale Grant e di Lincoln Jr., le vicende ambientate nell’aprile del 1865 sono terminate con la scena all’interno della storica Appomattox Court House, dove il Generale Lee firmò la resa da parte dell’esercito Confederato (nessun Trattato di Pace fu mai firmato, dato che gli Stati Confederati non si sono mai formalmente arresi).
In questo sesto episodio, dunque, è stata fornita la conclusione all’arco narrativo di tutti i personaggi mostrati. Il risultato, come sempre accaduto per questa storyline, è soddisfacente, al netto della sequenza dedicata al meteorismo del generale Lee. Questa sequenza poco ispirata, infatti, è compensata dall’easter egg finale, in cui Mingos si mette in viaggio per partecipare al provino per il nuovo show di Mel Brooks.

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Conclusione della Guerra Civile
  • Gli Apostoli in versione Beatles e Maria Maddalena come Yoko Ono
  • Il venditore di statue abbattute
  • Lo spot commerciale di Amelia Earhart

Due sketch ben realizzati e due sketch non riusciti. In virtù di questo equilibrio, una sufficienza è la votazione più logica.

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Romano, studente di scienze politiche, appassionato di serie tv crime. Più il mistero è intricato, meglio è. Cerco di dimenticare di essere anche tifoso della Roma.

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