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Ma che razza di mystery thriller drama è uno che ha ormai paura di farsi scappare il morto?
Uno degli elementi primari di How To Get Away With Murder è sempre stato quello di mettere al centro l’omicidio. Ma non un omicidio generico e di poco conto a livello narrativo, bensì scegliendo le vittime con un certo criterio, in modo che la loro dipartita si rivelasse poi artefice di conseguenti storyline sempre più efficaci. Apice di tutto questo è sicuramente stata l’uccisione di quello che sembrava essere uno dei protagonisti principali: Wes Gibbins, fatto fuori nella terza stagione.
Da lì in poi, la serie di Peter Nowalk sembra aver sviluppato una certa “paura” nell’uccidere personaggi di spicco all’interno della trama. Un elemento che, indipendentemente dall’affetto che il pubblico può nutrire verso i protagonisti che ha imparato a conoscere nel corso delle stagioni, può risultare deleterio specie per una serie di questo genere. Arrivati all’ultima stagione, e con ormai quasi metà degli episodi a disposizione andati in onda, questa poca propositività nei confronti di azioni che potrebbero dare una vera e propria scossa alla trama, inizia un po’ a pesare.
Era già successo qualche episodio fa con Frank, quando l’uomo era riemerso quasi in fin di vita dopo il suo faccia a faccia con Xavier Castillo; già in questa occasione, infatti, la sorte di Frank era apparsa per un attimo in bilico, per poi risolversi per il meglio. Adesso, la stessa trafila viene attuata con Bonnie; l’incidente provocato nei confronti della donna non sembra aver provocato conseguenze estreme, portando la Winterbottom fuori pericolo. Tutto molto bello, ma non sarebbe stato meglio assistere ad un evento molto più drammatico e definitivo? La morte di un Frank o di una Bonnie, che ormai continuano ad essere mere comparse all’interno della trama, non avrebbe dato vita a situazioni decisamente più interessanti e, soprattutto, dato una svegliata generale a tutti gli altri personaggi?
Il continuo mettere in falso pericolo di vita ora uno ora l’altro character, rischia di diventare un monotono riempitivo che di certo non mantiene alta la curiosità, data l’ormai estrema pigrizia narrativa con la quale il tutto viene portato in scena. Un vero peccato dunque che questa prima parte di stagione non abbia ancora regalato un colpo ad effetto.
Per un colpo estremo richiesto ve ne è però un altro che va bene nel modo in cui sembra sempre più palesarsi. Con Annalise protagonista del flashforward di questo episodio, appare sempre più chiaro (sempre che non si riveli essere ciò che gli autori vogliono farci credere) che il destino della Keating sia più direzionato verso la fuga rispetto che la morte. In questo caso, un finto omicidio ai danni della professoressa sarebbe una mossa ben piazzata per far si che la donna si lasci tutto finalmente alle spalle, senza contare che anche i risvolti per i suoi alunni non sarebbero di poco conto (soprattutto se venissero realmente accusati dell’omicidio). Per ora è tutto ancora in alto mare dato che gli indizi continuano a scarseggiare, con pochi pezzi del puzzle che vengono diluiti di settimana in settimana, ma l’input dato dalla lezione tenuta in aula da Annalise potrebbe comunque rivelarsi un buon punto di partenza da cui attingere.
Infine, al centro di questo episodio emerge sicuramente il processo portato avanti da Nate e Tegan; tra testimonianze varie di Governatrici, ex guardie, Bonnie o la madre diJesse Pinkman Miller, questo arco narrativo continua a portarsi di prepotenza in scena senza trovare ancora un senso. O forse un senso si può trovare: con l’uscita del nome di Xavier Castillo allo scoperto sarà forse la volta buona che qualcuno si dia una mossa e faccia davvero succedere qualcosa?
Uno degli elementi primari di How To Get Away With Murder è sempre stato quello di mettere al centro l’omicidio. Ma non un omicidio generico e di poco conto a livello narrativo, bensì scegliendo le vittime con un certo criterio, in modo che la loro dipartita si rivelasse poi artefice di conseguenti storyline sempre più efficaci. Apice di tutto questo è sicuramente stata l’uccisione di quello che sembrava essere uno dei protagonisti principali: Wes Gibbins, fatto fuori nella terza stagione.
Da lì in poi, la serie di Peter Nowalk sembra aver sviluppato una certa “paura” nell’uccidere personaggi di spicco all’interno della trama. Un elemento che, indipendentemente dall’affetto che il pubblico può nutrire verso i protagonisti che ha imparato a conoscere nel corso delle stagioni, può risultare deleterio specie per una serie di questo genere. Arrivati all’ultima stagione, e con ormai quasi metà degli episodi a disposizione andati in onda, questa poca propositività nei confronti di azioni che potrebbero dare una vera e propria scossa alla trama, inizia un po’ a pesare.
Era già successo qualche episodio fa con Frank, quando l’uomo era riemerso quasi in fin di vita dopo il suo faccia a faccia con Xavier Castillo; già in questa occasione, infatti, la sorte di Frank era apparsa per un attimo in bilico, per poi risolversi per il meglio. Adesso, la stessa trafila viene attuata con Bonnie; l’incidente provocato nei confronti della donna non sembra aver provocato conseguenze estreme, portando la Winterbottom fuori pericolo. Tutto molto bello, ma non sarebbe stato meglio assistere ad un evento molto più drammatico e definitivo? La morte di un Frank o di una Bonnie, che ormai continuano ad essere mere comparse all’interno della trama, non avrebbe dato vita a situazioni decisamente più interessanti e, soprattutto, dato una svegliata generale a tutti gli altri personaggi?
Il continuo mettere in falso pericolo di vita ora uno ora l’altro character, rischia di diventare un monotono riempitivo che di certo non mantiene alta la curiosità, data l’ormai estrema pigrizia narrativa con la quale il tutto viene portato in scena. Un vero peccato dunque che questa prima parte di stagione non abbia ancora regalato un colpo ad effetto.
Per un colpo estremo richiesto ve ne è però un altro che va bene nel modo in cui sembra sempre più palesarsi. Con Annalise protagonista del flashforward di questo episodio, appare sempre più chiaro (sempre che non si riveli essere ciò che gli autori vogliono farci credere) che il destino della Keating sia più direzionato verso la fuga rispetto che la morte. In questo caso, un finto omicidio ai danni della professoressa sarebbe una mossa ben piazzata per far si che la donna si lasci tutto finalmente alle spalle, senza contare che anche i risvolti per i suoi alunni non sarebbero di poco conto (soprattutto se venissero realmente accusati dell’omicidio). Per ora è tutto ancora in alto mare dato che gli indizi continuano a scarseggiare, con pochi pezzi del puzzle che vengono diluiti di settimana in settimana, ma l’input dato dalla lezione tenuta in aula da Annalise potrebbe comunque rivelarsi un buon punto di partenza da cui attingere.
Infine, al centro di questo episodio emerge sicuramente il processo portato avanti da Nate e Tegan; tra testimonianze varie di Governatrici, ex guardie, Bonnie o la madre di
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Ad un solo episodio dal mid season qui si è ancora in attesa che succeda davvero qualcosa.
I’m The Murderer 6×07 | 2.21 milioni – 0.4 rating |
I Want To Be Free 6×08 | 2.28 milioni – 0.5 rating |
Sponsored by How to get away with Murder Italia
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Nata con la passione per telefilm e libri, cresciuta con quella per la scrittura. Unirle è sembrata la cosa più naturale. Allegra e socievole finché non trova qualcosa fuori posto, il disordine non è infatti contemplato.
Tra una mania e l'altra, si fa carico di un'estenuante sensibilità che la porta a tifare per lo sfigato di turno tra i personaggi cui si appassiona: per dirla alla Tyrion Lannister, ha un debole per “cripples, bastards and broken things”.