Alla luce delle varie allegazioni (il rapporto con Jeffrey Epstein, l’essere stato licenziato da Microsoft per molestie sessuali, una presunta amante) emerse come funghi dopo l’annuncio del divorzio, rispolverare questa docuserie aiuta sicuramente a mettere le cose più in prospettiva e, magari, a crearsi un’opinione che non sia meramente dovuta ad articoli di cronaca estremamente devoti al click-bait.
Inside Bill’s Brain: Decoding Bill Gates ha come figura di riferimento (ovviamente) il creatore di Microsoft. È un viaggio in tre puntate che porta a conoscere meglio uno degli uomini più ricchi del mondo, ora filantropo, ma da sempre responsabile dell’evoluzione informatica a partire da quel 20 Novembre 1985 in cui rilasciò la prima versione del famigerato Windows.
#FILANTROPIA
Bill: “Hamburger.”
Davis: “What’s your favorite animal?”
Bill: “Dog.”
Davis: “What’s your favorite animal that you eat?”
Bill: “Cow.”
Davis: “What do you eat for breakfast?”
Bill: “Nothing.”
Davis: “Favorite snack?”
Bill: “Nuts.”
Davis: “Coffee or tea?”
Bill: “Way more coffee.”
Davis: “What is your worst fear?”
Bill: “Mmm… I don’t want my brain to stop working.“Nella prima delle tre puntate, Guggenheim decide di introdurre Bill con una serie di domande (elencate qui sopra) piuttosto elementari per umanizzarlo e abbassarlo agli standard di un pubblico generalista. Ed è un punto di partenza perfetto sia per instaurare fin da subito un po’ di empatia con questa figura così iconica e anche non così facile da conoscere, sia per costruirci attorno una personalità ed una storia ben più complessa.
La docuserie è sicuramente più focalizzata nel presente del creatore di Microsoft, piuttosto che nel suo passato, anche se chiaramente offre diverse riflessioni anche su questo. Nella vita post-Microsoft, la filantropia è di fatto diventato il nuovo lavoro di Bill Gates, della
Si evince, in generale, un intento di rappresentare positivamente Bill anche, se non soprattutto, tramite i suoi impegni con la fondazione creata insieme alla compagna Melinda. E bisogna dire che funziona molto bene.
MELINDA
Melinda Gates, al secolo Melinda Ann French, emerge in tutta la sua importanza lungo tutti e tre gli episodi. Guggenheim la utilizza in maniera strategica, sia affiancandola in alcune riprese di vita quotidiana alla Bill And Melinda Gates Foundation, sia in alcune interviste singole, sia in commenti detti da amici e colleghi. La ex moglie di Bill viene rappresentata fondamentalmente come la Stele di Rosetta che permette al pubblico di capire e tradurre i suoi pensieri ed i suoi modi di fare. Praticamente è il modo di Guggenheim per umanizzare il creatore di Microsoft, regalandogli un po’ più di umanità e anche offrendo un altro punto di vista che non guasta assolutamente nel complesso.
PROSPETTIVA DIFFERENTE
La risposta potrebbe arrivare dalla mancata scintilla che, anche dopo quasi tre ore di visione, difficilmente sembra scoccare tra il pubblico ed il miliardario filantropo. E la colpa non è di nessuno: Bill Gates è un genio che vive e ragiona con dei processi molto dettagliati e per questo non è una persona molto facile da “raggiungere”. Nel corso della docuserie Melinda emerge invece in maniera estremamente positiva e, oggettivamente, più umana del marito, elemento che chiaramente non aiuta nell’empatizzare con lui.
A dirla tutta, sembra quasi che Bill non sia nemmeno molto interessato nel partecipare a questa docuserie, risponde alle domande a volte in maniera quasi frustrata e palesa chiaramente il suo desiderio di fare qualcos’altro piuttosto che venire intervistato. Quindi si capisce anche l’escamotage delle sequenze animate. Forse anche per questo, al termine della visione, la percezione che si avrà di Bill Gates sarà diversa ma magari non migliore di quella che si aveva prima di guardare il documentario.
…THEM ALL!
Part 1 1×01 | |
Part 2 1×02 | |
Part 3 1×03 |
Inside Bill’s Brain non è paragonabile ad An Inconvenient Truth ma offre sicuramente una buona prospettiva sul modo di fare, sulla vita personale e sulla storia di una delle personalità più rilevanti di questo millennio secolo. I tre episodi scorrono molto piacevolmente e la qualità aumenta con il passare del tempo. Sicuramente non un capolavoro ma una visione assolutamente raccomandata a tutti.
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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.