Spy City 1×03 – My Enemy’s EnemyTEMPO DI LETTURA 3 min

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Spy City 1x03 recensioneAvendo una struttura di soli sei episodi, con “My Enemy’s Enemy” Spy City segna ufficialmente la fine della prima metà della stagione. Una prima parte di stagione che, guardandola nel suo complesso, risulta sufficiente, non molto innovativa e generalmente molto attendista.
Lo stile di scrittura del creatore della serie William Boyd è molto adatto ad un romanzo, piuttosto che ad una serie tv visto che, sfortunatamente, il ritmo alla fine sembra essere molto compassato. Uno spiraglio di luce, motivato da un po’ più di azione e situazioni classiche da spie, si era visto con piacere nello scorso “Out Of The Past“, ma “My Enemy’s Enemy” sembra aver tirato nuovamente il freno a mano in attesa di tempi migliori.
Fa un po’ specie descrivere questa puntata con le stesse parole dette da quello che sembra essere il villain della serie, Victor Kovrin, che descrive così la sua esperienza berlinese: “Frustrating. Very frustrating“. E non si può che concordare con lui vista la mole di occasioni non sfruttate a dovere.Victor Kovrin:How are you finding your Berlin posting?
Fielding Scott:Rather boring, to tell you the truth. How are you finding your Berlin posting?
Victor Kovrin:Frustrating. Very frustrating. Maybe I should retire.
Fielding Scott:But we’d miss you.
Victor Kovrin:That’s a good one. There’s always boredom, I suppose. Boredom and frustration. The important thing is not to increase the frustration.
Fielding Scott:Well, surely that’s something you can help with, no?

DDR VS UK VS FRANCIA


Nella costruzione del crescente intrigo internazionale nato dalla morte dello scienziato Ziegler, è ovviamente importante avere almeno due fazioni (se non di più) coinvolte nel processo. Se la classica rappresentazione della Guerra Fredda può essere un modo semplice ed efficace per trovare un “buono” ed un “cattivo” nella storia (ovviamente data dal punto di vista del protagonista), Boyd riesce ad inserire alcune sfumature interessanti con i diversi interessi degli alleati che occupavano Berlino Ovest.
Francia, Regno Unito, Stati Uniti: se è vero che il nemico del mio nemico (DDR) è mio amico, lo è anche però fino all’esaurirsi dell’interesse comune. Ecco quindi che il confronto tra Kovrin e Scott in quel di Potsdam, pieno territorio della DDR, è un qualcosa di profondamente importante per la trama di Spy City in quanto riporta gli alleati ad essere alleati contro il nemico comune. Cosa che era stata dimenticata fino ad ora.

Victor Kovrin:I think… it’s the other way around. You know, here in Berlin, provocation is the mother of frustration. And frustration is the father of confrontation. Take, for example, the scientist Manfred Ziegler. This is what happens if you keep luring our best and brightest into the West.

Nella storia di Boyd, è molto interessante constatare come Scott sia fondamentalmente una spia lasciata in balia di sé stessa in un territorio ostile. In un epoca ed in un luogo che ha chiaramente visto ben più di qualche cospirazione e tradimento, la sensazione è quella che la spia interpretata da Dominic Cooper si sia trovata semplicemente nel posto sbagliato al momento sbagliato.
Nella confusione generale, in questo episodio si aggiunge ufficialmente anche Eliza Hahn, la sua segretaria, già ricattata dalla DDR e ora pronta a restituire il favore sempre a Scott. Nonostante la sua minaccia non venga mai colta pienamente dalla spia britannica, il suo cambio di ruolo funziona piuttosto bene per esemplificare la difficoltà nel trovare alleati di cui fidarsi. Ora rimane solo da capire se il suo ruolo possa terminare qui o se verrà ulteriormente sfruttata in futuro visto che, ormai, si è completamente esposta nel gioco.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Primo faccia a faccia tra Kovrin e Scott
  • Ricatti e contro ricatti
  • Rifacimento storico sempre molto ben curato
  • Il ritmo fatica a mantenersi su di un certo livello
  • C’è tanto attendismo che continua a venir creato appositamente ma in formato “cartaceo” piuttosto che visivo

 

Con “My Enemy’s Enemy” ritorna alla sua stitichezza creativa composta da lenti giochi tra spie, alcune chiacchierate interessanti e l’auspicio per tempi migliori. E dopo tre puntate, francamente, si poteva pretendere un po’ di più da Spy City.

 

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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.

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