Spy City 1×05 – Dark ImaginingsTEMPO DI LETTURA 3 min

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Spy City 1x05 recensioneAd un episodio dal termine di Spy City, la serie scritta ed ideata da William Boyd arriva ad un punto di non ritorno con diversi indizi che emergono e chiariscono gran parte delle indagini ma, al tempo stesso, anche una morte importante che non era assolutamente data per scontata.
“Dark Imaginings” è un po’ schizofrenica nel suo modo di approcciarsi al gran finale perché da un lato offre molto spazio ad Eliza Hahn e a tutto ciò in cui si è invischiata, e dall’altro fa proseguire le indagini di Fielding Scott. Il tutto mentre Severine Bloch non trova il finale sperato venendo uccisa dallo stesso uomo che ha ucciso suo marito.
Ed è fondamentalmente qua che, pur raggiungendo il suo climax, la puntata poi comincia a perdere pezzi non ritornando più sugli stessi binari.

Severine:Can you take me to Udo Hoff? I will pay you well. I have money with me.
Hoff:Yes, I can take you to Udo Hoff, of course. But… I must be sure that I can trust you. Please.
Severine:You are… Hoff.
Hoff:Yes, I’m Udo Hoff. It was a pleasure getting to know your husband so well back in Paris. And now I get to meet his lovely wife too.

AU REVOIR SEVERINE


Uccidere un personaggio principale ha sempre i suoi pregi e difetti. Da un lato c’è ovviamente lo shock che l’autore vuole far provare al pubblico, specialmente se arriva in un momento anticlimatico o se il tutto non rispetta gli stilemi del genere di cui fa parte l’opera. Per esempio una serie Disney+ non ucciderebbe mai un suo protagonista al secondo episodio, mentre un’oscenità come Fear The Walking Dead non si fa troppi problemi a riguardo.
È in quest’ottica che va analizzata la scelta di uccidere Severine per mano del killer di suo marito (che si scopre essere anche lo stesso che minaccia Eliza), in una (non) chiusura del cerchio che da un lato è molto apprezzabile ma dall’altro poteva essere fatta meglio, specialmente a livello di tempistica. È un’analisi che nasce spontanea e che è dettata dall’impatto cinematografico della scena ma, soprattutto, dalla pochezza della sua commemorazione poco dopo. Non può infatti bastare un Fielding Scott completamente ubriaco che prova a sopprimere i suoi sentimenti in una notte e poi non esternare niente il mattino dopo.

Scott: The 13th of August the Soviets are going to “accommodate” Berlin. […] Encircle and occupy. I’ve seen the photographic evidence.

IL 13 AGOSTO È UNA BUONA DATA PER CIRCONDARE BERLINO


Dal punto di vista narrativo, dopo il climax raggiunto con la morte di Severine, la scoperta dei piani sovietici di circondare Berlino per poi occuparla ha il suo fascino e arriva anche giusto in tempo per ricollegarsi a quel tragico ma famoso 13 Agosto 1961 quando, per l’appunto, venne innalzato il muro di Berlino nel cuore della notte.
In tutto ciò Fielding Scott, ora che è morta Severine oltre che al suo collega, ha anche trovato una nuova spalla e la ricerca di quel libretto giallo che risale al famigerato omicidio del pilot assume un’importanza più significativa. Certo, si possono denotare un certo numero di buchi narrativi in tutto ciò, così come una certa pressapochezza nel muoversi a Berlino e nello sfuggire a guardie che sembrano cieche e sorde. Piccolezze che avrebbero ripagato a livello visivo e anche a livello di realismo, cosa di cui però Spy City continua a non sentirne troppo il bisogno.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Buona resa scenica dell’incontro tra Severine e Udo Hoff
  • Finalmente la scoperta del piano dei russi che coincide con una data storica per Berlino
  • Regia tutto sommato molto buona, soprattutto nello spazio aperto dello stadio
  • Perdere Severine a metà episodio e non offrirle molto commiato lascia parzialmente sorpresi e fa perdere profondità alla narrazione
  • Troppo spazio dedicato ad Eliza Hahn

 

La morte di un character principale è sempre di grande impatto specialmente se arriva a sorpresa. Quella di Severine è inaspettata ed è anche la vera ed unica ragione per cui questo episodio riesce a raggiungere una piena sufficienza perché, altrimenti, si sarebbe optato per uno Slap Them All viste e considerate alcune lacune nella sceneggiatura.

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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.

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