Nella fucina di produzioni, pitch ed idee, molto spesso tra il dire ed il fare c’è di mezzo
il mare almeno qualche anno. Per la precisione, parlando di Spy City, il “qualche anno” è quantificabile in 6 anni, ovvero il tempo che è intercorso tra l’annuncio nell’ottobre 2014 e la messa in onda in Germania nel dicembre 2020.
Non è dato sapere molto circa la produzione di Spy City ma è palese che il parto della serie sia stato molto travagliato visto che, in un primo momento, la Gaumont Film Company aveva dato l’annuncio della serie mentre ora Spy City risulta prodotto da Odeon Fiction e Miramax Television. Nell’annuncio iniziale, inoltre, venivano annunciati 10 episodi scritti da William Boyd (“Any Human Heart”) e diretti da Pascal Chaumeil (“Heartbreaker”) ma, come si può constatare sulla pagina Wikipedia della serie, Chaumeil è stato rimpiazzato da Miguel Alexandre mentre William Boyd è rimasto a capo del progetto però con un taglio da 10 a 6 puntate.
Ci si potrebbe anche domandare come mai si è deciso solo ora di recensire una serie andata in onda 5 mesi fa, e la risposta arriva da un altro problema relativo alla distribuzione della creatura di Boyd: pur essendo recitata per lo più in inglese, sia la produzione della serie che parte delle battute sono in tedesco, il che ha ovviamente portato lo show ad essere distribuito fino ad ora solamente in territorio teutonico. Solo in questo mese, in concomitanza con il lancio di AMC+ (ennesima nuova piattaforma streaming), Spy City ha visto la luce in inglese. Come si diceva all’inizio: un parto travagliato.
Director UK Embassy: “By the way, Simon Haldane was a good friend of mine.”
Fielding Scott: “Really? That’s very interesting…”
Director UK Embassy: “Why did you kill him?”
Fielding Scott: “Because he tried to kill me. I was defending myself.”
Director UK Embassy: “That’s completely impossible.”
Fielding Scott: “You all keep saying that but I was actually there you see, so I know what actually happened. There is a more interesting question no one seems to ask.”
Director UK Embassy: “Which is?”
Fielding Scott: “Why did Simon Haldane try to kill me? Any ideas? No, I didn’t think so. I will find the answer to that question one day.”
BERLIN, DU BIST SO WUNDERBAR
Al centro della storia di Spy City c’è il character interpretato da Dominic Cooper (Preacher), ovvero la spia britannica Fielding Scott che, giusto nei primi minuti berlinesi, si trova a combattere e poi ad uccidere un’altra spia inglese di nome Simon Haldane. A partire da questo incipit, William Boyd comincia a tessere tutta una tela di personaggi secondari che ruotano intorno alla vita di Scott a Berlino, vuoi come informatori, vuoi come colleghi, vuoi come amanti.
Il ritmo compassato, abbastanza classico per una serie sullo spionaggio agli stadi iniziali, è sicuramente il tallone d’Achille di Spy City visto che non riesce mai ad emozionare come si vorrebbe. Il focus è infatti principalmente dettato da tutto quello che non viene detto, ma lasciato intendere, tra giochi di sguardi, pedinamenti e possibili doppi giochi. Ovviamente Boyd si è preso un po’ di tempo per elaborare l’intero universo narrativo ma, al tempo stesso, si fatica ad attribuire la giusta importanza alla moltitudine di personaggi che entrano in scena poco e poi, magari, vengono assassinati.
L’idea di creare una spy story nella Berlino degli anni ’60 non è nuova ma è sempre molto apprezzata, al momento però non è ancora chiaro dove Boyd voglia andare a parare e, soprattutto, come tutti riescano a passare così velocemente da una parte all’altra della città. Cosa assolutamente non scontata.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Spy City si presenta al pubblico stuzzicando lo spettatore con una domanda di fondo che lascia aperte le porte al sempre amabilissimo spionaggio e contro-spionaggio. Nonostante il ritmo non eccella, c’è del buon potenziale di fondo che aspetta di essere esplorato nei prossimi cinque episodi.
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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.