Con il suo quinto episodio, Ironheart compie un passo intermedio ma significativo nella costruzione del proprio universo, tentando di armonizzare le tensioni tra scienza e magia, tecnologia e spiritualità, razionalità e destino.
“Karma’s A Glitch” si pone come un episodio ancora di transizione che, pur non risolvendo le criticità strutturali della serie, mostra una maggiore coesione tematica e offre alcuni sviluppi di trama in grado di mantenere quantomeno desta l’attenzione dello spettatore.
DORMAMMU THE COSMIC CONQUEROR
Il fulcro tematico attorno a cui ruota l’intero episodio è l’intensificarsi dell’interazione tra tecnologia e sovrannaturale, simboleggiato dal legame sempre più oscuro tra Parker Robbins e il mantello stregato, ma anche dall’alleanza – seppur provvisoria – tra Riri e Zelma Stanton. La possibilità che i poteri di Parker siano collegati a Dormammu, uno dei più noti antagonisti mistici dell’universo Marvel, nonché nemico numero uno del Dottor Strange, introduce una dimensione mitologica interessante, che allarga l’orizzonte narrativo della serie e suggerisce connessioni future più ampie con l’universo magico della Marvel.
Parallelamente, l’episodio non perde di vista la dimensione più intima e personale del racconto. La figura di Natalie, incarnata in forma digitale, diventa finalmente il simbolo del legame tra passato e presente, tra lutto e rinascita. Il momento in cui il suo codice si dissolve per l’interferenza magica rappresenta una svolta emotiva discreta che, senza ambire a picchi drammatici eclatanti, riesce comunque a trasmettere un senso autentico di perdita e di consapevolezza. In questo frangente, la serie riesce a dosare con equilibrio il registro fantascientifico e quello sentimentale, anche grazie a una regia che si prende finalmente un attimo di respiro. Tuttavia, non tutto scorre con la stessa efficacia.
Infatti, non tutte le scelte narrative risultano altrettanto riuscite. Permangono evidenti limiti nella gestione del ritmo e della progressione drammatica, con snodi fondamentali che continuano a risolversi con troppa fretta, sacrificando l’accumulo necessario di tensione e approfondimento. La rapidità con cui si consumano certe svolte rischia infatti di compromettere l’efficacia emotiva delle scene, riducendone l’impatto e vanificando parte del potenziale evocativo costruito nelle sequenze precedenti.
SCIENZA VS MAGIA
Sul piano dello sviluppo dei personaggi, uno degli elementi più riusciti dell’episodio è senza dubbio il ritorno di Xavier, fratello di Natalie, la cui presenza riporta con efficacia al centro della narrazione una questione etica finora solo accennata: il dibattito sull’uso dell’intelligenza artificiale come strumento per “resuscitare” artificialmente una persona amata. La posizione critica di Xavier, concreta e razionalmente motivata, offre un controcampo narrativo utile non solo ad arricchire il dibattito interno alla trama, ma anche a fornire a Riri uno specchio etico di notevole peso, che stimola una riflessione più matura e profonda sul senso delle sue scelte e sulle implicazioni morali del suo operato.
Con altrettanta efficacia, si sviluppa il rapporto tra Riri e Zelma Stanton, una dinamica che acquista progressivamente spessore nel momento in cui la magia viene finalmente rappresentata non più soltanto come un’antitesi alla scienza, ma come una forza parallela, potenzialmente collaborativa, a patto che venga riconosciuta e accettata nei suoi limiti e nel suo costo. Questa rilettura del binomio magia/scienza, meno rigida rispetto alle prime puntate, apre a una sinergia narrativa più ricca e meno prevedibile, che consente ai due personaggi di confrontarsi e avvicinarsi senza snaturare le proprie identità.
Un altro momento che riesce a veicolare efficacemente lo spirito corale della serie è la costruzione della nuova armatura, realizzata nel laboratorio di Gary con il contributo congiunto di tutti i personaggi principali. Sebbene il tempo a disposizione non permetta un reale approfondimento dei legami interpersonali, si percepisce comunque uno sforzo tangibile nel cercare di armonizzare le diverse linee narrative all’interno di un’azione condivisa. In questo passaggio, Riri compie un piccolo ma significativo scarto evolutivo: per la prima volta si affida in modo autentico a una squadra, accettando non solo il valore pratico della collaborazione, ma anche la necessità emotiva di non affrontare tutto in solitudine. Tuttavia, va rilevato che questo “montaggio della rinascita” manca ancora di una colonna sonora o di una messa in scena sufficientemente iconica da lasciare il segno, e risulta quindi più funzionale che memorabile.
DADDY ISSUES
L’altro grande snodo dell’episodio è l’evoluzione di Parker Robbins. La sua graduale perdita di controllo, alimentata dal mantello e dalle visioni ossessive, comincia ad assumere tinte tragiche, in linea con l’archetipo del villain corrotto da un potere superiore. L’idea che Parker stia diventando il tramite inconsapevole – o quantomeno riluttante – di forze cosmiche che ne travalicano la volontà è narrativamente efficace e certamente funzionale all’ampliamento mitologico della serie.
In tal senso, assume una certa rilevanza la breve, ma significativa, rivelazione finale riguardo al padre di Parker, un elemento biografico finora rimasto nell’ombra e che contribuisce enormemente alla definizione di una psicologia più chiara del personaggio di The Hood. La ferita aperta dell’abbandono paterno, che il personaggio menziona con rabbia controllata, offre uno spiraglio di comprensione e introduce finalmente una motivazione personale al suo tormento. Un dettaglio che potrebbe fungere da chiave interpretativa per la sua attrazione verso il potere totalizzante e distruttivo, trasformando così la magia in un surrogato dell’identità perduta, una forma di riscatto violento contro un mondo che lo ha lasciato solo. Se questo filo narrativo verrà sviluppato con coerenza, potrebbe arricchire di molto la dimensione tragica del personaggio, finora relegata a una dimensione più visiva che emotiva.
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“Karma’s A Glitch” segna il penultimo passo prima del finale di stagione e, soprattutto, della conclusione ufficiale della Fase 5 del Marvel Cinematic Universe. L’episodio rafforza i nodi narrativi principali senza però scioglierli del tutto, lasciando che sia il finale a prendersi il carico emotivo e simbolico più grande. È una preparazione misurata, a tratti efficace, che però dovrà trovare pieno compimento nell’ultima puntata.
