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Il sesto appuntamento settimanale con la nuova telenovela trecentesca di History offre più conferme che smentite alle critiche già mosse nelle scorse recensioni. Al di là della fedeltà storica, comunque fondamentale in una serie di questo genere, ciò che continua a mancare a Knightfall è un lavoro di scrittura degno di questo nome, che possa offrire una trama avvincente e intrigante, dialoghi raffinati, personaggi interessanti e complessi per i quali provare empatia, colpi di scena verosimili e nello stesso tempo poco scontati. Non tutto è da buttare, ma è comunque innegabile che si poteva e si può fare di più.
La ricerca del Graal, che dovrebbe costituire la storyline più importante al momento, continua ad avanzare ma lo fa lentamente, un passettino alla volta, un misero indizio dietro l’altro: in “The Pilgrimage of Chains” le lunghe torture a cui la Fratellanza della Luce sottopone Landry servono ad aggiungere un altro tassello all’intricato e confuso puzzle dell’ubicazione della sacra reliquia, ma sono scene tirate troppo per le lunghe, fini a se stesse nella compiaciuta e perversa rappresentazione dei patimenti fisici e psicologici del povero Templare e, a rovinarle ulteriormente, ci pensa la scelta piuttosto trash di far apparire a Landry l’amata regina Giovanna in stile madonna di Medjugorje. Tutto quello che coinvolge la Fratellanza è di una banalità allucinante, quasi fastidiosa: quando Khalil salva Landry e lo aiuta ad evadere è palese che in realtà si tratta di una trappola per spingere il Templare a fidarsi e cedere informazioni preziose; quando a Landry viene chiesto di consegnare l’assassino del figlio di Rashid è palese che il buon cavaliere senza macchia e senza paura non farà mai una cosa del genere; e quando immancabilmente tale scenario si verifica è palese che Tancrede spunterà fuori da un momento all’altro per immolarsi, in una scena decisamente strappalacrime, con tanto di pentimento in extremis e di musica solenne in sottofondo. Un vero dissidio all’interno della Fratellanza o un Landry meno immacolato e più cinico avrebbero sicuramente giovato ad una storyline finora avida di sorprese e di emozioni.
Ben più ricca e interessante è la storyline ambientata alla corte di Parigi: non che si possa gridare al miracolo, anzi anche in questo caso ci sono parecchie cose che non funzionano, ma è indubbio che personaggi come De Nogaret e Isabella siano meglio scritti di Landry e Tancrede e che le loro vicende offrano molti più spunti. Il viscido consigliere di corte, quando non soffre di una caratterizzazione che oscilla tra l’anacronismo più puro (il tanto sbandierato e provocatorio ateismo) e lo stereotipo da B-movie (l’aria da supervillain che gongola nell’escogitare piani malefici e che si circonda di tirapiedi e aiutanti ancora più cattivi), a sprazzi dimostra una maggiore complessità e aderenza allo spirito dell’epoca: è un uomo spregiudicato ma fedele alla corona e alla patria, che agisce per il bene della Francia e che vede nella giovane Isabella non solo un oggetto di desiderio sessuale ma anche, e soprattutto, una futura sovrana con tutte le carte in regola per rendere grande la propria nazione. E’ un vero peccato che quell’intesa raggiunta nello scorso episodio, che aveva condotto alla rocambolesca morte del principe Lluis, venga già meno con la scoperta da parte della principessa delle vere responsabilità di De Nogaret dietro le voci sul rapporto sessuale consumato dalla ragazza col promesso sposo, voci che avevano quasi mandato all’aria il fidanzamento e condannato la principessa ad un’umiliazione pubblica; una scoperta, a dire il vero, che avviene in maniera troppo provvidenziale e fortuita, con il classico ritrovamento del passaggio segreto che corre tra le stanze private ed è pieno di buchi nel muro da cui spiare. Praticamente mancava solo un cartello con la scritta “E’ stato De Nogaret!”.
La furia di Filippo nel momento in cui viene svelato il complotto del suo fidato braccio destro, è forse il primo momento, dall’inizio di Knightfall, in cui il sovrano si comporta davvero da re dal pugno di ferro e non da marito in pena perché la moglie non gliela dà: un re che sente la propria autorità minacciata dalle iniziative di un sottoposto, che vede in De Nogaret una fonte di debolezza del proprio potere piuttosto che uno strumento per rafforzarlo. Ed essendo una minaccia, De Nogaret va eliminato, impiccato come i complici dell’ambasciatore inglese ingiustamente giustiziati qualche scena prima. Ma per il Littlefinger dei poveri non è ancora tempo di morire, non ha ancora compiuto le nefandezze per cui è passato alla storia e non avrebbe comunque senso, in questo momento della narrazione, sbarazzarsene: così gli autori nostalgici di Zorro e di Robin Hood organizzano per lui un teatrale, ridicolo salvataggio dal patibolo ad opera dello zio, quello stesso Malraux già visto alle prese con Landry e Godfrey anni prima. Già, De Nogaret è nipote del Wolverine del XIV secolo, il cataro pazzo che speravamo proprio di non rivedere, visto quanto era tamarro. Carramba che sorpresa!
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Non va bene, non va affatto bene. Knightfall non è soltanto una serie brutta, è soprattutto una serie deludente, perché con l’argomento trattato e i personaggi storici coinvolti si poteva tirare fuori un prodotto decisamente migliore. Con ancora quattro episodi a disposizione c’è tempo e modo per assistere a qualche miglioramento, anche minimo, ma è una speranza che si fa sempre più flebile.
Hard Blows Will Banish The Sin 1×05 | 1.19 milioni – 0.2 rating |
The Pilgrimage Of Chains 1×06 | 1.17 milioni – 0.2 rating |
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Divoratore onnivoro di serie televisive e di anime giapponesi, predilige i period drama e le serie storiche, le commedie demenziali e le buone opere di fantascienza, ma ha anche un lato oscuro fatto di trash, guilty pleasures e immondi abomini come Zoo e Salem (la serie che gli ha fatto scoprire questo sito). Si vocifera che fuori dalla redazione di RecenSerie sia una persona seria, un dottore di ricerca e un insegnante di lettere, ma non è stato ancora confermato.