McMafia 1×01 – Episode OneTEMPO DI LETTURA 6 min

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Quando si parla di serie tv o di film che hanno come tema la mafia, di solito, si immaginano storie ambientate qualche decennio fa, piene di gangster, di lotte (anche molto violente) e di sangue. BBC (in collaborazione con AMC), invece, ha deciso di modernizzare il genere e di portarlo nel 2018, creando un prodotto diverso, che predilige le banche e i fondi di investimento al pizzo e agli scontri a fuoco (sia chiaro, quest’ultimi sono comunque presenti, ma il focus principale non è su di essi). Ci troviamo di fronte, quindi, ad un protagonista che non è affatto il criminale tipo, bensì un banchiere mite e di grande successo; la sua famiglia, però, era una delle famiglie criminali più potenti della Russia, prima di essere espulsa, e questo turbolento passato inizia a riguardare Alex sempre più da vicino.
L’idea di questa serie, decisamente molto interessante, è tratta dal libro “McMafia: A Journey Through the Global Criminal Underworld”, scritto nel 2008 da Misha Glenny, un giornalista britannico specializzato in criminalità organizzata, Europa dell’est e cybersecurity (temi che, come si nota anche dalla descrizione di cui sopra, sono ampiamente alla base dell’opera).  A differenza di molti prodotti tratti da libri, però, Glenny non è coinvolto nella realizzazione di questa serie tv: i creatori, infatti, sono Hossein Amini e James Watkins (che è anche il regista dei primi quattro episodi). Tra i due, quello col curriculum di maggior rilievo è senza dubbio Amini, sceneggiatore, tra le altre cose, di “Drive” (ottimo film del 2011 diretto da Nicolas Winding Refn e con Ryan Gosling come protagonista), “The Two Faces Of January” (thriller del 2014, di cui è anche regista, con Viggo Mortensen, Kirsten Dunst e Oscar Isaac) e “Our Kind Of Traitor” (film del 2015 tratto da un romanzo di John Le Carré e con un grande cast: Ewan McGregor, Stellan Skarskård, Damian Lewis e Naomie Harris); Watkins, invece, ha un’esperienza più limitata, e costituita da vari film non indimenticabili (“Bastille Day”, “My Little Eye” e “The Descent Part 2” tra gli altri), ma anche di prodotti ben realizzati, come l’horror “Eden Lake”, scritto e diretto da lui e con protagonisti Kelly Reilly, Michael Fassbender e Jack O’Connell, e l’episodio “Shut Up And Dance” di “Black Mirror”, del quale è regista ma non sceneggiatore.

 

“I’m a banker, not a gangster.”

 

Uno degli aspetti principali di questa ambiziosa serie tv, dunque, è rappresentato dal collidere dei due mondi che hanno caratterizzato la vita di Alex, il protagonista, ossia quello della finanza britannica (che è quello del suo presente) e quello della malavita russa (che è quello del suo passato). Inevitabilmente, Alex è un personaggio che, nel corso degli episodi, si sentirà sempre più stretto tra questi due aspetti predominanti, portandolo in una pericolosa posizione di limbo. Sarà inevitabile, quindi, assistere ad una radicale trasformazione di questo character, tendenzialmente più accentuata di quella alla quale si assiste, in ogni caso, per praticamente tutti i protagonisti di uno show (non esistono personaggi che dal pilot al series finale non abbiano avuto un’evoluzione, seppur minima, perfino nei procedurali più puri).
Uno degli esempi che possono venire in mente leggendo queste premesse, è quello di Walter White, uno dei personaggi più iconici mai apparsi sullo schermo. Ovviamente, non si sta tentando di fare un parallelismo tra i due personaggi dato che è molto difficile farne alcuno, considerati i molteplici aspetti che rendono ogni serie tv unica. L’obiettivo qui è quello di far notare un aspetto chiave in McMafia: il graduale addentrarsi, da parte di Alex, nel mondo della criminalità russa, fatta di gangster, come Vadim, che hanno cacciato i nemici (per la maggior parte ebrei, come i Godman e come Semiyon Kleiman) e pronti a tutto per far sì che la situazione rimanga tale.
Alla luce di quanto detto fino ad ora, non si può che definire ottima la scelta di assegnare il ruolo di Alex a James Norton, attore giovane, ma già in grado di affermarsi come uno dei volti più noti ed apprezzati della tv britannica. Oltre a questa produzione, infatti, Norton è il protagonista di “Grantchester”, è nel cast principale di “Happy Valley” ed è stato uno dei protagonisti della miniserie “War & Peace” del 2016, oltre ad essere apparso anche in “Nosedive“, uno degli episodi migliori di “Black Mirror”. Tra le sue indiscusse abilità recitative, c’è un aspetto particolarmente importante che affiora anche in questo episodio: Norton, infatti, è perfetto per interpretare personaggi che vengono presentati come miti e tranquilli, per poi evolversi e mostrare aspetti anche molto turbolenti e oscuri. Questa caratteristica, come è facile immaginare, potrebbe rivelarsi preziosissima in questo serial; del resto, se è riuscito ad esaltare ciò alla perfezione interpretando un sacerdote degli anni ’50 (“Grantchester”), non si vede perché non debba riuscirci vestendo i panni di un banchiere del 2018.

“Your uncle promised me I could use your fund to move my money around.”

In modo abbastanza inevitabile, a far entrare Alex nella parabola discendente che lo porterà sempre più nel mondo della criminalità organizzata è stata la famiglia e, in particolare, suo zio Boris (interpretato da David Dencik, noto per le sue apparizioni in “The Borgias” e “Tinker Taylor Soldier Spy”). In pochi giorni, infatti, egli sconvolge la vita del nipote: se la denuncia all’FCA era parte di un piano che avrebbe dovuto portarlo nelle braccia di Kleiman (come effettivamente avviene), essere ucciso di fronte a lui dagli scagnozzi di Vadim di certo non lo era. Paradossalmente, però, questo evento inaspettato è fondamentale nel permettere al piano di Boris di procedere: con il padre Dimitri (Aleksei Serebryakov, “Leviathan”) ormai stanco, depresso e dipendente dall’alcol e lo zio defunto, è lui a dover prendere in mano le redini della famiglia e ad entrare definitivamente in contatto con quel mondo dal quale si è sempre voluto tenere alla larga.
Sin da subito, inoltre, mostra un certo talento, decidendo di non iniziare affatto a giocare timidamente le sue carte ma, al contrario, di ingannare Vadim (il gangster che ha cacciato via la sua famiglia) per guadagnare tempo e cercare di sconfiggerlo. Il futuro, dunque, non potrà che essere pieno di ostacoli e pericoli e bisognerà vedere per quanto tempo Alex riuscirà a barcamenarsi tra le sue due anime.

“Everywhere there is a McDonald’s, I want to build two Burger Kings. I want to build so many that people stop going to my competitor and his backers lose faith in him and pull out. That’s how you destroy a person like Vadim.”

Uno degli aspetti che inizialmente più incuriosivano di questo show era senza dubbio il titolo. Il suo significato è abbastanza facile e, al tempo stesso, significativo: la mafia moderna è da considerarsi come il McDonald’s, uno dei più grandi franchising al mondo che, con la sua presenza incredibilmente capillare, soffoca la concorrenza, anche quella che offre prodotti qualitativamente migliori. Trasportare questo concetto all’ambiente della criminalità organizzata è molto intrigante, perché esalta l’aspetto citato all’inizio della recensione, quello della finanza, sempre più importante nelle lotte di mafia contemporanee. Si tratta, dunque, di un ulteriore motivo di interesse nei confronti di un prodotto che si propone già come uno dei più interessanti di questo 2018.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • James Norton
  • La trama
  • La regia
  • La sceneggiatura
  • Le scene di combattimento
  • Il significato di “McMafia” 
  • Prova corale del cast
  • Nulla

 

Di solito, quando si recensisce un pilot, si è abbastanza cauti sulla valutazione. Per “McMafia”, però, facciamo un’eccezione e le diamo subito una bella benedizione. In questo modo, quando diventerà una delle serie più apprezzate del panorama televisivo, potremmo dire “Noi lo avevamo già capito”.

 

Episode One 1×01 8.5 milioni – ND rating

 

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Romano, studente di scienze politiche, appassionato di serie tv crime. Più il mistero è intricato, meglio è. Cerco di dimenticare di essere anche tifoso della Roma.

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