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Guardando il trailer della nuova serie originale Netflix, intitolata Locke & Key, è impossibile che non venga alla mente lo scrittore britannico C.S. Lewis, autore del famoso ciclo di romanzi fantasy “Le Cronache di Narnia” ed i loro protagonisti, Edmund, Lucy, Peter e Susan. Nell’opera di Lewis, ambientata durante la Seconda Guerra Mondiale, quattro fratelli arrivano in una maestosa ed inquietante residenza della campagna inglese, di proprietà dello strambo professor Kirke. Durante il loro soggiorno i ragazzini scopriranno, celato all’interno di un armadio, l’ingresso per un mondo magico, chiamato, appunto, Narnia.
Sono tanti, quindi, i parallelismi tra le avventure dei fratelli Pevensie e la storia dei fratelli Locke, protagonisti del nuovo show fantasy targato Netflix. In “Welcome To Matheson”, viene presentata la famiglia Locke, composta da Nina ed i suoi tre figli, Tyler, Kinsey e Bode, che si trasferiscono nella vecchia casa del defunto padre Rendell, conosciuta a tutti come “The Key House”.
Grazie al procedimento narrativo dell’analessi, si scoprono diversi elementi sul capofamiglia Locke: Rendell, infatti, viene ucciso brutalmente in circostanze misteriose e, a suo tempo, aveva innalzato un muro nei confronti della sua infanzia e adolescenza trascorsa a Matheson, delle quali non ha mai parlato con nessuno, nascondendo un passato ricco di segreti e misteri. Ora, i suoi eredi, si ritrovano coinvolti in un mondo fatto da chiavi prodigiose che permettono di realizzare le magie più disparate e da demoni assetati di vendetta.
Sono tanti, quindi, i parallelismi tra le avventure dei fratelli Pevensie e la storia dei fratelli Locke, protagonisti del nuovo show fantasy targato Netflix. In “Welcome To Matheson”, viene presentata la famiglia Locke, composta da Nina ed i suoi tre figli, Tyler, Kinsey e Bode, che si trasferiscono nella vecchia casa del defunto padre Rendell, conosciuta a tutti come “The Key House”.
Grazie al procedimento narrativo dell’analessi, si scoprono diversi elementi sul capofamiglia Locke: Rendell, infatti, viene ucciso brutalmente in circostanze misteriose e, a suo tempo, aveva innalzato un muro nei confronti della sua infanzia e adolescenza trascorsa a Matheson, delle quali non ha mai parlato con nessuno, nascondendo un passato ricco di segreti e misteri. Ora, i suoi eredi, si ritrovano coinvolti in un mondo fatto da chiavi prodigiose che permettono di realizzare le magie più disparate e da demoni assetati di vendetta.
Prima di approdare sul piccolo schermo, Locke & Key nasce come una serie di fumetti scritti da Joe Hill, pseudonimo di Joseph Hillstrom King, figlio del celeberrimo Stephen e già autore di diversi romanzi horror, come “NOS4A2”, da cui è stata tratta l’omonima serie tv, mentre le illustrazioni sono opera di Gabriel Rodríguez, che grazie al suo lavoro ottiene la sua prima nomination agli Eisner Awards.
Netflix, dunque, decide di cavalcare la mai sopita ondata fantasy, presentando un prodotto che si potrebbe definire come il mix perfetto tra “Narnia”, “Stranger Things” e “The Haunting Of Hill House”. L’adattamento televisivo viene affidato a mostri sacri del panorama seriale, come Carlton Cuse (“Lost”, “The Strain”, “Bates Motel”), Meredith Averill (“The Haunting Of Hill House” ) ed Aron Eli Coleite (“The River”, “Star Trek: Discovery”), che riescono a confezionare un pilot perfetto senza scadere troppo nel teen drama, ma aggiungendo allo schema Narniano un’impronta meno infantile, più gotica e dark.
Se i fratelli Pevensie avevano l’armadio ed il mondo fatato di Narnia, i fratelli Locke scoprono, disseminate all’interno della loro imponente abitazione, delle chiavi dagli straordinari poteri: una di esse, per esempio, permette di raggiungere qualsiasi destinazione, un’altra dona l’abilità di trasformarsi in un fantasma, un’altra ancora dà la possibilità di entrare nella propria mente. L’origine di queste misteriose chiavi è ancora oscura, ma lampante è, invece, la pericolosità di lasciarsi ammaliare dal loro fascino. Bode, il più piccolo dei Locke, infatti, incontra e libera accidentalmente un demone (dalle sembianze di una bellissima donna) che era stato imprigionato all’interno di un pozzo e che si mette alla ricerca delle chiavi, diventando l’antagonista principale.
Ed è proprio qui che la serie si spoglia di qualsiasi buonismo o riferimento cristiano, che invece si poteva trovare nell’opera di C.S. Lewis, ed attinge a piene mani da prodotti più contemporanei e maturi, come “Stranger Things” e “The Haunting Of Hill House”, dove i protagonisti, seppur ragazzini, si scontrano con realtà complesse, pericolose ed orrorifiche. Essenziale, in questo caso, è stata la presenza di Andy e Barbara Muschietti come produttori esecutivi, reduci dal successo di “It” e capaci di adattare l’opera a fumetti con la giusta dose di horror. Nonostante qualche dubbio iniziale, dato dall’ormai troppo abusato genere fantasy, Locke & Key stupisce per il suo potere visionario e la sua capacità di mescolare teen drama (nella sua accezione positiva), fantasia e horror. “Welcome To Matheson” non delude le aspettative di chi ha atteso anni per vedere la trasposizione televisiva del lavoro di Hill e Rodríguez (il primo tentativo risale al 2011 con la Fox) ed accende subito gli animi dei neofiti dell’universo delle chiavi magiche.
Netflix, dunque, decide di cavalcare la mai sopita ondata fantasy, presentando un prodotto che si potrebbe definire come il mix perfetto tra “Narnia”, “Stranger Things” e “The Haunting Of Hill House”. L’adattamento televisivo viene affidato a mostri sacri del panorama seriale, come Carlton Cuse (“Lost”, “The Strain”, “Bates Motel”), Meredith Averill (“The Haunting Of Hill House” ) ed Aron Eli Coleite (“The River”, “Star Trek: Discovery”), che riescono a confezionare un pilot perfetto senza scadere troppo nel teen drama, ma aggiungendo allo schema Narniano un’impronta meno infantile, più gotica e dark.
Se i fratelli Pevensie avevano l’armadio ed il mondo fatato di Narnia, i fratelli Locke scoprono, disseminate all’interno della loro imponente abitazione, delle chiavi dagli straordinari poteri: una di esse, per esempio, permette di raggiungere qualsiasi destinazione, un’altra dona l’abilità di trasformarsi in un fantasma, un’altra ancora dà la possibilità di entrare nella propria mente. L’origine di queste misteriose chiavi è ancora oscura, ma lampante è, invece, la pericolosità di lasciarsi ammaliare dal loro fascino. Bode, il più piccolo dei Locke, infatti, incontra e libera accidentalmente un demone (dalle sembianze di una bellissima donna) che era stato imprigionato all’interno di un pozzo e che si mette alla ricerca delle chiavi, diventando l’antagonista principale.
Ed è proprio qui che la serie si spoglia di qualsiasi buonismo o riferimento cristiano, che invece si poteva trovare nell’opera di C.S. Lewis, ed attinge a piene mani da prodotti più contemporanei e maturi, come “Stranger Things” e “The Haunting Of Hill House”, dove i protagonisti, seppur ragazzini, si scontrano con realtà complesse, pericolose ed orrorifiche. Essenziale, in questo caso, è stata la presenza di Andy e Barbara Muschietti come produttori esecutivi, reduci dal successo di “It” e capaci di adattare l’opera a fumetti con la giusta dose di horror. Nonostante qualche dubbio iniziale, dato dall’ormai troppo abusato genere fantasy, Locke & Key stupisce per il suo potere visionario e la sua capacità di mescolare teen drama (nella sua accezione positiva), fantasia e horror. “Welcome To Matheson” non delude le aspettative di chi ha atteso anni per vedere la trasposizione televisiva del lavoro di Hill e Rodríguez (il primo tentativo risale al 2011 con la Fox) ed accende subito gli animi dei neofiti dell’universo delle chiavi magiche.
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“Welcome To Matheson” impressiona positivamente il pubblico, regalando ancora più notorietà e successo alle avventure dei fratelli Locke e trasformando Locke & Key in una delle serie di punta di questo 2020 appena iniziato.
Welcome To Matheson 1×01 | ND milioni – ND rating |
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Se volete entrare nelle sue grazie, non dovete offendere: Buffy The Vampire Slayer, Harry Potter, la Juventus. In alternativa, offritele un Long Island. La prima Milf di Recenserie, ma guai a chiamarla mammina pancina.