“Tu non sai niente di lei, non sai di cosa è capace. È una strega, Pietro. Una strega!”
Da quando, nell’ormai lontano 500, il Bardo ebbe la brillante intuizione di scrivere una storia, ambientata in quel di Verona, di due amanti appartenenti a famiglie rivali, non c’è stato autore e soprattutto sceneggiatore televisivo che non abbia attinto a piene mani da questa storia.
Anche perché il “modello Romeo e Giulietta” in effetti è sempre una garanzia in termini di conflitti interiori ed esteriori fra personaggi. Non fanno certamente eccezione Ade e Pietro, i due protagonisti-amanti di Luna Nera, ed è ovvio che molte delle scelte narrative di questi primi episodi vadano tutte nella direzione della love story fra i due, appartenenti a due mondi destinati ad opporsi (Ade come appartenente al mondo delle Streghe e Pietro figlio del leader dei Benandanti).
Anche se il modello a cui ci si ispira è alto, non è detto che il risultato sia sempre positivo (altrimenti poi sarebbe troppo facile scrivere una serie televisiva!).
In questo caso l’evoluzione del rapporto fra Ade e Pietro appare alquanto ingenua e superficiale, e soprattutto in questo episodio tocca veramente l’apice della sua melensaggine con una dichiarazione d’amore che, nella mente alquanto perversa in realtà del giovane Pietro dovrebbe essere la soluzione di tutti i loro problemi : dichiarazione d’amore fatta, tra l’altro, a una ragazza che (per inciso) ha incontrato per caso appena qualche giorno prima (o, se vogliamo, due episodi fa) per strada.
Ma, come insegnano i classici Disney, l'”ammmore” è un colpo di fulmine che colpisce le persone in maniera istantanea peggio che il Coronavirus, per cui allo spettatore non rimane che prenderne atto e accettare questa evoluzione un po’ troppo frettolosa del rapporto. Per fortuna il cliffhanger finale lascia presagire che tra i due potrebbe presto esplodere un nuovo conflitto, soprattutto se la visione di Ade in merito alla morte della madre di Pietro si rivelasse esatta. Intanto però le nozze (per fortuna) sono rimandate a data da destinarsi!
In generale sembra che proprio i due co-protagonisti dell’episodio siano il difetto maggiore di questa serie, più che altro per il fatto che tutte le loro azioni appaiono fin troppo prevedibili e meramente funzionali per la trama, senza però che questi, in compenso, abbiano poi una tridimensionalità maggiore rispetto a prima.
La stessa Ade scopre in questo episodio (completamente a caso) il suo “super-potere”: essere una specie di “radar” delle streghe in difficoltà. Tralasciando la dubbia utilità di questo potere, tutto ciò è dovuto ad un suo qualche addestramento all’interno della comunità di streghe? O all’aver assunto una qualche sostanza magica? No, semplicemente appare ora, senza alcuna logica né spiegazione di sorta. Semplicemente per dimostrare, ancora una volta, che in qualche modo lei è la “prescelta” (non si sa ancora bene di cosa, ma lo è). E anche per aggiungere, ancora una volta, quel tocco di retorica femminista con il suicidio di una strega resa accecata dagli inquisitori, a cui il “super-potere” della protagonista è servito a ben poco.
Una parabola esistenziale e narrativa che accomuna sempre di più Ade alla Rey Skywalker dell’ultima trilogia di Star Wars: entrambe, manifestano poteri soprannaturali a caso ed entrambe comunicano solo tramite visioni e “voci” di jedi/streghe. Un paragone alquanto inquietante se si considera il risultato finale, per l’appunto, della trilogia di Star Wars.
Dove invece la serie paradossalmente funziona è nelle storylines secondarie, quelle legate agli altri membri della comunità di streghe. Questo dovuto anche al fatto che le attrici e gli attori scelti sono meno cani dimostrano molta più versatilità dei due co-protagonisti.
In questo senso apprezzabile l’evoluzione del piccolo Valente e il rapporto maestra-allievo che s’instaura fra lui e l’unica strega senza poteri, Leptis (un’ottima Lucrezia Guidone). Allo stesso modo in questo episodio assume molta più tridimensionalità anche il padre di Pietro, qui visto, per un momento, nel suo lato più “umano” con la moglie malata. E soprattutto viene presentato finalmente quello che sembra essere a tutti gli effetti il “vero villain” della serie: l’Inquisitore sotto le cui sembianze potrebbe (forse) celarsi l’ex mago Marzio di cui si parlava nell’episodio precedente, dato che era l’unico uomo ad aver mai tenuto in mano il libro.
Solo le prossime puntate potranno dare una risposta a questo quesito. L’unica cosa certa è che, al momento, questo sembra essere l’unico motivo per proseguire nella visione, in una serie che sembra aver ammucchiato molti cliché narrativi in una volta sola senza dare però troppe spiegazioni in merito.
E quel che è peggio è che sembra proprio non volerne dare, divenendo così più un teen drama storico (alquanto pretenzioso) che non un fantasy vero e proprio. E con un ritmo narrativo che (si perdoni il gioco di parole) è un po’ troppo… lunatico!
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Laureato presso l'Università di Bologna in "Cinema, televisione e produzioni multimediali". Nella vita scrive e recensisce riguardo ogni cosa che gli capita guidato dalle sue numerose personalità multiple tra cui un innocuo amico immaginario chiamato Tyler Durden!