“Well, I’m livin’ in a foreign country, but I’m bound to cross the line.
Beauty walks a razor’s edge, someday I’ll make it mine.
[…] Come in, she said, I’ll give you shelter from the storm.”
Con Mars, prendendo la trama della serie stessa a mo’ di metanarrazione, sembrerebbe quasi che sia National Geographic, piuttosto che il team internazionale di astronauti, ad imbarcarsi in un viaggio oscuro verso l’ignoto. Se infatti la regia e gli effetti visivi tengono bene anche durante i fatidici minuti ambientati nel 2033, questo non è altrettanto vero per la sceneggiatura e la recitazione degli attori che, come conseguenza dell’audace scelta di produrre un prodotto ibrido, si manifestano in questa puntata con una eccessiva ansia da prestazione scivolando in banalità facilmente evitabili.
Come evidenziato in “Grounded“, anche in “Pressure Drop” la storyline ambientata nel presente mostra molto più appeal di quella propriamente sci-fi. Probabilmente ancora non pienamente consapevoli di questo divario, gli sceneggiatori decidono infatti di far procedere entrambe le direttrici mediante l’uso dello stesso escamotage narrativo. Il problema è che la voce narrante alla Piero Angela National Geographic funziona fin dove l’apparato scientifico e tecnologico richiedono un surplus di spiegazioni, evidenziando invece tutta la sua debolezza quando a dover essere mostrate sono le emozioni di chi ha appena perso il proprio capitano. Laddove le interviste “pre-flight” delle prime due puntate ancora ancora potevano reggere, il diario di bordo con cui principalmente Hana si interfaccia non permette una piena empatizzazione.
Il dolore per il lutto, la paura per il possibile fallimento della missione e la responsabilità di trovarsi all’improvviso a guidare un team poco caratterizzato non trovano terreno fertile (come su Marte) in un’interpretazione molto poco encomiabile. Una pecca, questa, che risalta ancora di più nel vedere come la serie riesca talvolta a realizzare scene emotivamente coinvolgenti come l’incendio improvviso, la discesa nel tunnel di lava verso l’ignoto. Emblematico poi è il finale di puntata dove, nonostante sia tutto un po’ prevedibile, vuoi per la mancanza di dialoghi scontati, vuoi soprattutto per il bellissimo connubio tra la colonna sonora e la potenza visiva di alcune riprese, si è in ogni caso invogliati a continuare la visione con il prossimo episodio.
Discorso completamente diverso, come si diceva, per la storyline documentaristica dove il lancio di Exomars continua ad affascinare per il sogno romantico che uomini a noi contemporanei, persone del nostro tempo che vivono le nostre stesse difficoltà, scelgono ogni giorno di affrontare alzando lo sguardo verso un futuro pregno di possibilità. Sempre in quest’ottica, la parte del 2033 ambientata negli uffici della missione rende bene evidente le problematiche meramente economiche che avvolgono ogni singola decisione presa dalla Terra, purtroppo fin troppo reali per non essere presi in considerazione.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Grounded 1×02 | 0.97 milioni – 0.2 rating |
Pressure Drop 1×03 | 0.79 milioni – 0.2 rating |
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Un tempo recensore di successo e ora passato a miglior vita per scelte discutibili, eccesso di binge-watching ed una certa insubordinazione.