Se si dovesse commentare questo episodio di Marvel’s Agents Of S.H.I.E.L.D. con un’unica frase piuttosto grezza, questa sarebbe la seguente: “È praticamente come l’episodio precedente con l’unica differenza che questo è molto riflessivo“. Sicuramente un commento riassuntivo e, per l’appunto, grezzo. Ma non lontano dalla verità.
Mancano (finalmente e purtroppo) tre episodi al season finale dello show targato Marvel Studios/ABC e, giunti agli sgoccioli di questo quarto arco stagionale, Marvel’s Agents Of S.H.I.E.L.D. prende una decisione impopolare, giustificata poi nel corso della puntata. Piuttosto che mettere altra carne sul fuoco, con “All The Madame’s Men” si preferisce lavorare sui sentimenti, organizzando quella che potremmo definire come una “closure” – tanto per viaggiare ancora un po’ sul fattore nostalgia e citare una delle parole maggiormente utilizzata da Grant Ward nel corso della precedente stagione – tra i vari personaggi. “Closure” è infatti la parola d’ordine di questa puntata perché “All The Madame’s Men” offre una serie di spunti che, sotto molti aspetti, chiudono il cerchio.
Il primo tra questi è la scoperta da parte del Team Coulson di come “Madame Aida” (così chiameremo la doppia entità Madame Hydra/Aida da qui in avanti) intenda realizzare la rottura dei suoi fili. Si era già analizzato, a tempo debito, come il serial fosse riuscito – attraverso un’operazione di storytelling intricata e macchinosa – a trasformare in maniera del tutto naturale l’LMD Aida nel mastermind villain della stagione. Ora, attraverso questo arco narrativo, la Madame aggiunge un pezzettino in più al suo piano: il Framework, proiettore di realtà virtuale necessario per attuare il suo desiderio di diventare umana. Ogni arco narrativo, se ci si fa caso, ha introdotto un elemento che ha costruito la personalità e gli scopi di Madame Aida. Il divertimento, provato reciprocamente da spettatori e truppa di Marvel’s Agents Of S.H.I.E.L.D. nello scoprire l’Hydra World, ha sicuramente distratto il pubblico quel tanto che basta per celare la reale importanza del Framework. Nonostante ciò, vanno anche contati tutti i discorsi (qui e qui) fatti sui concetti di finzione e realtà; il Progetto Looking Glass può effettivamente funzionare o anche Madame Aida si sta facendo suggestionare dal Framework?
Gli altri aspetti riguardano invece i restanti personaggi, in particolar modo quelli ancora fortemente legati alla realtà dell’Hydra World, un po’ perché difficili da risvegliare, un po’ perché proiezioni provenienti dalla memoria degli altri protagonisti. Proprio su questo secondo punto si concentra l’episodio, anche perché, essendo attualmente deceduti, si coglie l’occasione per mostrarli sotto una nuova luce, completando retroattivamente la loro caratterizzazione senza cambiarla radicalmente. L’esempio migliore: Grant Ward.
Il personaggio di Brett Dalton è perfetto così, soprattutto per il modo in cui si concluse la sua storia. Eppure, siccome il bene e il male albergano in ogni persona, un cruccio degli spettatori è sempre stato quello di capire se in Ward ci fosse, in effetti, un lato buono; nella prima stagione il dubbio poteva anche esserci, ma dalla seconda in poi, molte azioni riprovevoli hanno dissipato ogni dubbio. Con questo episodio Ward acquisisce una caratterizzazione ancor più sfaccettata e complessa, avvalorata poi dalla componente narrativa del what if. Ad oggi, Grant Ward può essere descritto semplicemente come un uomo senza mezze misure, poiché capace di fare sia del male che del bene, incondizionatamente. L’elemento decisivo che ha decretato il suo allineamento è stato l’incontro con una particolare persona. Ward è quello che è per merito/causa dell’incontro con John Garrett. E se invece avesse incontrato Victoria Hand? Le cose sarebbero potute andare molto diversamente, come l’Hydra World ha dimostrato. Ed è qui che lo spettatore viene ingannato. Ciò che si vede non è assolutamente la redenzione del personaggio (anche se potrebbe sembrare), ma solo un completamento a quanto già narrato in passato – un po’ come un DLC per Ward, ecco. Questa è solo l’analisi di un personaggio, ma questa digressione potrebbe essere fatta per ognuno dei personaggi, visto e considerato che si raggiunge una closure con ciascuno di loro, atta a valorizzarne e fortificarne la caratterizzazione.
Ultimo, ma non ultimo aspetto positivo della puntata, è la scoperta di Anton e Aida circa la posizione di Jemma e Daisy. Il Framework e il suo Hydra World hanno preso così tanto da far dimenticare totalmente l’esistenza del vero mondo, trasformando questo attacco in tempo reale in un cliffhanger mozzafiato.
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Poteva RecenSerie non sbattersi per voi e raccattare tutte le curiosità e le ammiccate d’occhio per la nuova stagione di Marvel’s Agents Of S.H.I.E.L.D.? Maccerto che no, doveva eccome! Per la gioia dei nostri carissimi lettori, ecco a voi la “guida” a tutti i vari easter egg e trivia disseminati nella puntata.
- Sunil Bakshi (series regular per tutta la durata della seconda stagione, fino alla sua dipartita in “The Dirty Half Dozen“) ritorna in questo episodio in veste di giornalista. Non vi ricorda un po’ Lewis Prothero di V Per Vendetta? Se ve lo ricorda, beh, l’intento era quello.
- Tra i punti da trattare nel programma di Bakshi si possono intravedere un servizio di tributo riguardo John Garrett e una monografia/biografia della relazione tra le famiglie di Daniel Whitehall e Gideon Malick.
- Il titolo dell’episodio è una citazione al film Tutti Gli Uomini Del Presidente (in Inglese, “All The President’s Men”).
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No Regrets 4×18 | 2.43 milioni – 0.8 rating |
All The Madamde’s Men 4×19 | 2.15 milioni – 0.7 rating |
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