“It’s gonna be one of those fuckin’ days.”
Il castello di carte crolla a Kingstown e trascina il panico nelle strade della discussa cittadina di questa serie tv di Paramount.
Il problema nasce all’interno della prigione, fulcro delle attività commerciali (legali e non) dell’intera zona nonché fulcro narrativo attorno a cui la famiglia McLusky ruota. È una caduta preannunciata, ma non ancora effettivamente avvenuta dal momento che c’è ancora spazio di manovra. Ma non spazio di trattativa, sembrerebbe: Milo pare non avere alcuna intenzione di lasciarsi comandare da Mike o per lo meno ascoltare i suoi consigli. Ciò che si intravede all’orizzonte è uno scontro in campo aperto con una complicazione: la violenta morte di uno dei carcerati ha scatenato una lotta intestina all’interno della prigione obbligando al lockdown totale l’intera struttura. Un blocco inaspettato per Bunny che annuncia di essere pronto a trascinare la guerra con la polizia e le altre “culture locali” per le strade della città stessa, fuori dalle fredde mura della prigione.
IRIS E MIKE
Mike ha il compito di riappianare i diverbi, sviscerare la situazione e placare gli animi. Ma la realtà dei fatti è che da una parte si richiede sangue e vendetta, mentre dall’altra si chiede la protezione di un parente stretto. La posizione di Mike non è sicuramente tra le più semplici, anzi, probabilmente si ritrova a dover affrontare problematiche che Mitch non aveva visto da vicino negli ultimi anni. E il fatto di essere isolato sul suo “trono” rende Mike un personaggio molto umano, capace di commettere errori di valutazione, di fidarsi delle persone sbagliate e di creare legami con chi non dovrebbe.
Proprio su quest’ultimo aspetto lo show ha lavorato alacremente per introdurre il personaggio di Iris che è riuscita a guadagnare sempre più spazio e minutaggio fino a diventare il fantomatico “angelo” a cui Milo promette di strappare “ogni piuma” se Mike non gli riconoscerà il ruolo che gli spetta all’interno di Kingstown. Una dimostrazione di forza che, finalmente, movimenta la serie negli ultimi episodi bloccata attorno ad improbabili manomissioni di scene del crimine e ancora più improbabili dialoghi tra Mike e Bunny, il capo spacciatore del quartiere, sui massimi sistemi mentre osservano le stelle.
Mike: “Number one, they’re not gonna get to him, okay? They’ve already got him in discharge if not fired him, okay?”
Bunny: “We ain’t hittin’ that motherfucking side, nah-uh. We gettin’ that motherfucker on the street.”
Mike: “So, you want to start a war with the guards and the fucking police?”
Bunny: “I’m a drug dealer. We already at war, baby. Shit.”
Mike: “Yeah, you’re a drug dealer. You sell crack on your front lawn. That’s not fuckin’ war. You got fucking cameras in every street lamp around here and they leave you the fuck alone. Why? ‘Cause all you do is sell drugs here. But you wanna do this? You’ll have SWAT in your livin’ room before you know it. And they’ll shoot anything they see, is that what you want?”
Bunny: “They fuckin’ broke their word, Mike!”
THESE VIOLENT DELIGHTS HAVE VIOLENT ENDS
Proprio l’attinenza alla tipologia di prodotto era una cosa che sembrava mancare a Mayor Of Kingstown: molti dialoghi, molte riflessioni, tantissimi sguardi persi nel cielo notturno al fianco di Bunny. Ma la violenza? Gli spari? Dove sono quelle dimostrazioni di forza necessarie per mantenere l’ordine in una città privata del proprio re (Mitch)? Lo show sembrava essersi assopito in un torpore a tratti estenuante e fastidioso tanto da rendere la visione non un appuntamento che si attendeva con desiderio, piuttosto come la visita dal proprio dentista: si sa che bisogna andarci, ma insomma, non c’è tutta questa fretta e poi chissà che capita una volta dentro.
“Every Feather” ricorda al proprio pubblico perché bisogna dar fiducia a Sheridan anche quando non se la meriterebbe troppo: scazzottate e pugnalate a morte in prigione; una donna violentemente massacrata per impietosire e avvicinare il proprio nemico; un uomo ridotto in una pozza di sangue all’interno di un bar; due agenti federali uccisi per rapire la “bella” del capo. Insomma, questa sesta puntata ha riacceso le speranze del pubblico visto che, dopotutto, questo show sembra avere qualcosa da raccontare. O forse è meglio non cantare vittoria troppo ad alta voce?
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Mayor Of Kingstown alza l’asticella e cerca di ri-catturare l’attenzione del proprio pubblico: qualche capezzolo allo strip club, ma ciò che conta è la violenza che chiama altra violenza in una spirale di morte e distruzione di cui Mike è l’epicentro. I prossimi episodi saranno fondamentali per capire se il suo approccio sarà duro e spietato oppure se ne tenterà uno più soft e di contrattazione.
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Conosciuto ai più come Aldo Raine detto L'Apache è vincitore del premio Oscar Luigi Scalfaro e più volte candidato al Golden Goal.
Avrebbe potuto cambiare il Mondo. Avrebbe potuto risollevare le sorti dell'umana stirpe. Avrebbe potuto risanare il debito pubblico. Ha preferito unirsi al team di RecenSerie per dar libero sfogo alle sue frustrazioni. L'unico uomo con la licenza polemica.