Un passato oscuro getta ulteriore ombra sull’omicidio dello sceriffo Mac Whelan di Snohomish. Nonostante le difficoltà, la verità riuscirà ad uscir fuori a conferma del fatto che fin troppo spesso le cose non sono come sembrano e il giudizio di ogni singola persona rischia facilmente di essere tanto superfluo quanto affrettato. |
Nora Fingscheidt con il suo ultimo lavoro, The Unforgivable (basato sulla serie tv britannica Unforgiven di Sally Wainwright, da cui viene ripreso anche il nome del personaggio principale), regala al pubblico una storia dai retroscena oscuri di cui si fa carico Sandra Bullock, che figura anche tra i produttori. Al suo fianco compare anche una magistrale Viola Davis il cui ruolo (come Liz Ingram), però, resta quasi marginale a differenza di quello che che l’ha resa star indiscussa del celebre How To Get Away With A Murder. Questa volta, per di più, anziché nei panni di avvocato, si ritrova ad averne sposato uno, interpretato da Vincent D’Onofrio. Una presenza tuttavia importante che rafforza il cast e si affianca alla collega protagonista in una delle scene clou del film.
Uscito per la prima volta sotto distribuzione limitata il 24 novembre scorso negli Stati Uniti e giunto su Netflix il 10 del mese successivo, la pellicola racconta del passato torbido che separa, e al contempo unisce, la vita di due sorelle di Washington che in giovane età, in seguito alla morte prematura della madre, hanno dovuto imparare ad affidarsi l’una all’altra per sopperire alla mancanza di una figura fondamentale come quella materna. Considerato questo background, ed il genere drammatico, non saranno poche le conseguenze che le due bambine – private di un’infanzia serena – dovranno affrontare durante le diverse fasi della loro crescita ed esistenza.
Facciamo tutti cose che non vorremmo, ma poi ci rimettiamo in carreggiata, giusto?
THE COP KILLER
Ruth Slater (Sandra Bullock), nota ai più come l’ammazza-poliziotti, ha saldato il proprio debito con la giustizia e ora è alla ricerca di sua sorella minore Katie (Aisling Franciosi) dalla quale – dopo essere stata rinchiusa in carcere per avere, appunto, ucciso un poliziotto – non ha mai ricevuto risposta alle molteplici lettere inviate nel tentativo di ricucire il loro rapporto.
Il rilascio di Ruth coincide fatalmente con un incidente d’auto – sebbene di banale entità – che coinvolge proprio Katie, cosa che porta i genitori adottivi di quest’ultima a pensare che forse si tratti solo di una semplice coincidenza. Ipotesi che, dettata dalla paura, risulta non del tutto razionale. Nonostante i ricordi di Katie siano vaghi e confusi a causa dei traumi subiti durante l’infanzia, la ragazza non sembra avere intenzione – più per timore che reale disinteresse – di indagare sul suo passato familiare. L’unica famiglia che per lei ormai conta è quella che le ha permesso di lasciare l’istituto che la ospitava per avere una vita finalmente tranquilla. Ciò rincuora, chiaramente, il padre Michael (Richard Thomas) e la madre Rachel (Linda Emond) che preferirebbero tenere Katie lontana dalla sorella pregiudicata, da loro ritenuta una mina vagante.
Ciononostante, l’avvocato di Ruth, John Ingram, riesce ad organizzarle un incontro con i coniugi Malcolm – che in questo modo vengono posti in una luce (leggermente) positiva – il quale, prevedibilmente, non porterà i risultati sperati.
IO ESISTO
Le scene di un tempo lontano, tuttavia, ritornano spesso anche alla mente di Ruth che intanto, alle prese con un doppio lavoro, tenta di rimettere insieme i pezzi della propria esistenza, mentre l’odio che quasi chiunque nutre nei suoi confronti – per la cattiva reputazione che la precede – non fa che alimentare il suo desiderio di rivalsa e affermazione in primis come persona. Non sarà infatti il sentimento di vendetta a guidare le sue azioni, a differenza di quanto accadrà per i fratelli Whelan, decisi a vendicarsi per la morte del padre, lo sceriffo (W. Earl Brown) di Snohomish, salvo poi scoprire che la verità dietro al suo omicidio è diversa da quella fino ad allora conosciuta.
Un percorso cristologico, dunque, che passando dal sacrificio all’espiazione e dalla redenzione alla rinascita, segue una vera via crucis che permette agli spettatori di ripercorrere insieme alla protagonista le stazioni del suo travagliato cammino.
In virtù di ciò, la narrazione si svolge basandosi su un gioco di flashback continui (dall’inizio del film fino ai suoi ultimi minuti) che l’arricchiscono di dettagli in maniera graduale senza, quindi, risultare in un eccesso di particolari difficili da inquadrare.
In questo che potrebbe sembrare un racconto a tratti lento e senza opportunità di una svolta, vengono inseriti alcuni colpi di scena decisivi – sebbene in parte prevedibili – che oltre a conferire una maggiore dinamicità allo svolgimento della trama, permettono il raggiungimento del giusto finale. Un classico happy ending che, a tratti, sembra un po’ affrettato, e che porta con sé una sensazione di incompletezza per uno sviluppo che avrebbe potuto offrire qualcosa in più.
Per quanto non sia di certo una novità cinematografica, l’armonia dell’alternanza cromatica si fa comunque apprezzare. I flashback, che riprendono soprattutto le rare scene di felicità dell’infanzia delle sorelle Slater, si tingono di confortevoli colori caldi in contrapposizione con il triste ritratto della vita presente che viene caratterizzato da toni freddi. La Bullock non perde occasione neanche questa volta per dare prova di quanto riesca a stare a suo agio, in maniera pressappoco naturale, nel ruolo di donna impavida e forte. Un’interpretazione che, oltre a rendere il film degno di essere consigliato, dà un messaggio di speranza in un mondo ancora troppo pieno di ingiustizie e condanne – anche solo morali – sbagliate.
TITOLO ORIGINALE: The Unforgivable REGIA: Nora Fingscheidt SCENEGGIATURA: Shannon Gottlieb INTERPRETI: Sandra Bullock, Viola Davis, Vincent D’Onofrio, Aisling Franciosi, Emma Nelson, John Bernthal, Richard Thomas, Rob Morgan DISTRIBUZIONE: Netflix DURATA: 114′ ORIGINE: USA, 2021 DATA DI USCITA: 24/11/2021 |