Once Upon A Time si è sempre contraddistinta, almeno a partire dalla terza stagione, per essere una serie fortemente trash. Con questo termine, entrato ormai nell’uso comune della lingua italiana, vengono identificati tutti quei prodotti ritenuti di basso profilo culturale. Once Upon A Time è, senza ombra di dubbio, un telefilm di infimo livello culturale e artistico, checché ne dicano i critici statunitensi che sembrano non smettere mai di elargire complimenti a Horowitz & Kitsis. Noi, comunque, pur rispettando le opinioni altrui, siamo ben lungi dall’accettare come condivisibile un giudizio espresso da un popolo che consuma pizza e hamburgers accompagnati con un bicchierone di latte per cena. Senza offesa, eh!
Ora, ammesso e non concesso che lo show targato ABC sia un prodotto trash, cosa succede quando anche questa sua accezione viene a mancare? Sì, perché la sesta stagione raggiunge, purtroppo, livelli ancora più bassi e non esiste ancora un termine per identificare un tale scempio. Basti pensare che, in confronto agli ultimi episodi andati in onda, Valeria Marini potrebbe essere equiparata ad Anna Magnani e Fabio Volo potrebbe essere il nuovo Norman Mailer. Le nuove puntate, infatti, mancano completamente delle basi principali che compongono un buon prodotto televisivo: una trama coerente, personaggi ben sviluppati, colpi di scena sfoderati al punto giusto, dialoghi accattivanti, ritmo, regia e fotografia che riescano a teletrasportare lo spettatore direttamente nell’universo che si vuole rappresentare. Non esiste nulla di tutto questo in Once Upon A Time, anzi, Horowitz & Kitsis riescono a creare un qualcosa di mai visto prima: una serie completamente abbandonata a se stessa, forzatamente scritta durante un hangover colossale, interpretata da attori demotivati, che vogliono solo portare la pagnotta a casa e nulla più. Niente ha più senso, non esiste un filo logico che sia uno, ma solo tanta confusione sia di trama, che di personaggi.
I creatori della serie provano a risollevare le sorti introducendo la storyline di Aladdin (nel quinto episodio intitolato “Street Rats”) e, sebbene il risultato non sia proprio uno sfacelo, la puntata manca di solidità. Se la parte dedicata ad Agrabah sembra funzionare, non si può dire altrettanto dello sviluppo narrativo a Storybrooke: la minestra è sempre la stessa e viene riproposta solo cambiando qualche ingrediente. La Evil Queen è ancora alla ricerca di un modo per distruggere gli eroi, Emma Swan sembra ancora essere alla ricerca di se stessa e del proprio futuro, Zelena è ancora gelosa di Regina e Rumple cerca di riconquistare Belle con sotterfugi e subdole alleanze. Non è cambiato niente, dunque, in queste sei stagioni; tutti sono tornati al punto di partenza e lo show sembra ripartire da capo.
In “Dark Waters” la situazione precipita ulteriormente e ci viene presentata una puntata talmente brutta che ancora ci domandiamo come mai l’addetto al montaggio non abbia deciso di bruciare i nastri con il girato.
Il personaggio di Hook torna, ahimè, alla ribalta e a lui viene dedicata l’intera trama verticale. Nel corso delle precedenti stagioni abbiamo potuto conoscere molto riguardo al passato di Killian Jones e ci siamo resi conto che Hook, proprio come Rumple, era sempre presente in qualsiasi regno, di qualsiasi universo, in qualsiasi momento. Come non rimanere sorpresi, dunque, dall’apprendere che la vita piratesca del nostro Killian si era legata a doppio filo anche con quella del famoso Capitano Nemo? Chi se ne frega, dunque, del fatto che tutto questo risulti come una cavolata grande come una casa, chi se ne frega se il siparietto a loro dedicato potrebbe far inorridire persino Massimo Boldi, chi se ne frega se le motivazioni dietro il loro incontro/scontro siano forzate, raffazzonate e assurde. Questo ci viene presentato da Horowitz & Kitsis, e questo noi dobbiamo accettare per buono.
Ecco che, ancora una volta, il trash viene superato per approdare a un qualcosa di ben peggiore. Ormai i dialoghi non fanno nemmeno più ridere, i pessimi effetti speciali non colpiscono più la vena ironica dello spettatore, ma solo il suo istinto a cavarsi gli occhi con un cucchiaio da gelato.
Once Upon A Time è diventato ormai l’opposto di una serie tv e potremmo identificarlo solo come un susseguirsi di immagini recitate una dietro l’altra e montate assieme nello stesso ordine in cui vengono girate.
Il baratro nel quale gli autori hanno deciso di gettare la loro creatura sembra avere, finalmente, una fine e speriamo che quella fine avvenga a maggio del 2017.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Once Upon A Time
2011 – 2017
“Sognavo di essere una serie tv,
invece ho fatto solo schifo”
Strange Case 6×04 | 3.48 milioni – 1.1 rating |
Street Rats 6×05 Dark Waters 6×06 |
3.40 milioni – 1.0 rating 3.06 milioni – 0.9 rating |
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Se volete entrare nelle sue grazie, non dovete offendere: Buffy The Vampire Slayer, Harry Potter, la Juventus. In alternativa, offritele un Long Island. La prima Milf di Recenserie, ma guai a chiamarla mammina pancina.