Orange Is The New Black 3×08 – Fear, And Other SmellsTEMPO DI LETTURA 5 min

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Dovendo esprimere un giudizio sulla qualità di un episodio come “Fear, And Other Smells”, occorre innanzitutto tener conto della sfortuna di capitare subito dopo “Tongue-Tied“, sicuramente una delle puntate meglio costruite in questa terza stagione. Come sempre, molte storie diverse si intrecciano l’una con l’altra, talvolta con il rischio di frammentare eccessivamente le diverse sottotrame dedicando più spazio a vicende decisamente poco interessanti, trascurando invece personaggi tanto geniali quanto assurdi come Suzanne o Pennsatucky.
La storyline riguardante l’impero della mutanda sudata che Piper sta provando a erigere da qualche episodio a questa parte, rappresenta certamente uno dei pilastri della narrazione – senza contare l’interesse suscitato dalla possibilità di un triangolo amoroso con la nuova arrivata – eppure nonostante le abili manovre di negoziazione alla Michael Scofield messe in atto dalla bionda per assicurarsi una certa diversificazione del prodotto offerto, in alcuni momenti l’impressione è che si stia cercando di forzare un po’ la mano. Un esempio su tutti è il discorso di Piper in stile “Attimo Fuggente”, estremamente irrealistico e a tratti anche ridicolo.
Delusione anche per quanto riguarda il consueto flashback di puntata, per la seconda volta incentrato su Alex e sinceramente ben poco interessante. La decisione di dare nuovamente uno sguardo al suo passato è naturalmente funzionale al colpo di scena finale, ma avendo già avuto modo di esplorare in precedenza i suoi trascorsi con Kubra, in realtà questo segmento narrativo non aggiunge nulla di nuovo, togliendo per giunta spazio ad altre detenute di cui ancora conosciamo poco o niente.
Completiamo il “tour della delusione” con due storyline secondarie di cui forse avremmo fatto anche a meno: la ribellione adolescenziale dei figli di Sophia e Gloria e la pseudo lovestory tra Red e Healy. Mentre quest’ultima, almeno in principio, sembrava potesse riservare qualche sorpresa, l’avvicinamento casuale delle due galeotte è avvenuto in maniera fin troppo affrettata, seppur coerente dal punto di vista della somiglianza dei due personaggi, entrambe madri preoccupate per il destino dei propri figli e non ancora rassegnate al fatto di non poterli controllare costantemente. Anche in questo caso però, forse per il ruolo un po’ marginale dei due personaggi, non si è riusciti a canalizzare efficacemente l’attenzione sulle vicende, impedendo così allo spettatore di empatizzare con le due donne in maniera adeguata.
Le vicende dedicate alla gestione della prigione, non esaltanti nei precedenti episodi, arrivano finalmente a una svolta. Pearson, fino ad ora dipinto come il “cattivo”, perennemente contro le iniziative di Caputo, si rivela in realtà essere solo una pedina nelle mani del padre, la vera mente dietro alla gestione (a risparmio) di Litchfield. Quella che tra lui e Caputo parrebbe essere una relazione basata solo ed unicamente sul reciproco disdegno, potrebbe più avanti trasformarsi in un’alleanza per contrastare i continui tagli imposti dai piani alti dell’amministrazione.
I personaggi che però in questo episodio hanno rubato la scena alle altre detenute sono sicuramente Daya, Suzanne e Pennsatucky. La prima perché arrivata al cosiddetto punto di non ritorno dopo aver confessato alla madre di Pornstache la realtà dei fatti. Quest’ultima, nonostante pare abbia apprezzato l’onestà della ragazza, sicuramente non accetterà di buon grado la serie di menzogne propinategli da Dayanara e madre. La speranza è che sia proprio la signora Diaz a pagarne le conseguenze (Joffrey style).
Il romanzo di Suzanne e lo strano viaggio di Pennsatucky con il nuovo secondino Charlie restano però le due chicche della puntata. Sebbene lo spazio dedicato a questi due segmenti narrativi sia ridotto rispetto a quello riservato ad altri, queste due vicende riescono a riassumere in maniera ineccepibile quello che Orange Is The New Black dovrebbe realmente rappresentare. Molto spesso non si riesce a dare il giusto valore alla libertà solo perché nella nostra vita non abbiamo mai dovuto lottare per ottenerla, e talvolta non riusciamo ad apprezzare le piccole cose d’ogni giorno perché abituati ad avere tutto a portata di mano. E’ sotto questa luce che le storie di queste ragazze, seppur raccontate in chiave ironica, assumono un significato molto più profondo. In un carcere dove i continui tagli non permettono alle detenute nemmeno di poter leggere un libro, uno pseudo racconto porno con protagonisti decisamente improbabili diventa l’unica via d’uscita dalla triste realtà della reclusione. Un disperato tentativo d’evasione da una prigione che non è fatta di muri grigi o sbarre di metallo, ma da solitudine e disperazione, in grado di logorare dall’interno anche la più forte delle personalità, conducendola inevitabilmente all’autodistruzione.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Il romanzo di Suzanne – “Time Hump Chronicles” – e personaggi destinati a diventare icone letterarie come l’ammiraglio Rodcocker e l’uomo fatto di vaselina
  • Lo strano viaggio di Charlie e Pennsatucky
  • Also, I’ve located a new source for soap” “Is it the Jews?
  • Il colpo di scena finale
  • Il discorso appassionto di Piper circa le mutandine decisamente troppo esagerato e irrealistico
  • Il flashback su Alex non ci dice granché rispetto a ciò che già conoscevamo sul suo passato, ma diventa unicamente funzionale per il colpo di scena finale
  • Storyline secondarie noiose e tirate troppo per lunghe

 

Un episodio che sicuramente non rientra tra i migliori di questa stagione. Mancano solo cinque puntate al season finale eppure tutto è ancora possibile; in mezzo a possibili triangoli amorosi, commerci illegali, insospettabili sicari e ciambelle lanciate alle papere, Orange Is The New Black procede a piccoli passi, preparando il terreno per un finale che certamente ci lascerà a bocca aperta.

 

Tongue-Tied 3×07 ND milioni – ND rating
Fear, And Other Smells 3×08 ND milioni – ND rating

 

 

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Ventinovenne oramai da qualche anno, entra in Recenserie perché gli andava. Teledipendente cronico, giornalista freelance e pizzaiolo trapiantato in Scozia, ama definirsi con queste due parole: bello. Non ha ancora accettato il fatto che Scrubs sia finito e allora continua a guardarlo in loop da dieci anni.

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