Orange Is The New Black saluta Poussey Washington dedicandole praticamente l’intera puntata, come merita l’importanza del personaggio, a cui molti spettatori hanno avuto modo di affezionarsi nelle quattro stagioni fin qui trascorse. A lei sono dedicati i flashback, tutti dal tono gioioso e sognante. Anzi, qualche osservatore particolarmente acuto ha ipotizzato che possano essere una rappresentazione dell’aldilà, in quanto il grattacielo del World Trade Center che si vede sullo sfondo, nell’inquadratura finale, non era illuminato all’epoca in cui si dovrebbe svolgere la vicenda. Di sicuro, c’è uno strappo alla regola dello show. L’ha spiegato Samira Wiley in un’intervista: le è stato ordinato di guardare in macchina e nessuno ha mai guardato in macchina nelle precedenti puntate.
Nel carcere, intanto, ognuna cerca di elaborare il lutto come meglio può e meglio sa. Gli emissari della MCC, invece, cercano un capro espiatorio, non importa chi. Dato che la sventurata Poussey era figlia di un generale, alta 1,50 m per 41 kg, in prigione per una sciocchezza, tanto carina e curatrice della biblioteca del carcere, essi decidono di incolpare il giovane agente Bayley. Per fortuna qui Caputo ha un soprassalto di dignità e si oppone a tutto questo, senza chiedere né permesso né perdono. Tra l’altro, viene rimarcato come Bayley sia forse la sola guardia non indurita e stravolta da un’esperienza in Iraq o Afghanistan. A questo proposito, il dialogo sulla necessità di “andare avanti” è veramente agghiacciante, per quando contenga un fondo di verità.
Nelle scene finali, scoppia la sommossa e le carcerate sono in aperta rivolta. Intrigante è vedere come in essa restino coinvolte anche Judy King e Linda (from Purchasing). Si tratta di due personaggi tratteggiati in modo da suscitare l’antipatia dello spettatore. La prima è la celebrità con appartamenti privati pure in prigione, le cui carte sono state falsificate per far risultare il rilascio il giorno prima della morte di Poussey. L’altra si identifica con il proprio ruolo aziendale, come dimostra il semplice fatto che venga chiamata e si definisca Linda “degli Acquisti”. Non ha mai visto una prigione nella sua realtà concreta e non le interessa vederla. Due “Principesse sul pisello”, che non vogliono essere toccate dai piccoli prosaici dettagli della realtà quotidiana. Ma la realtà arriva a mordere chiunque, non basta ignorarla e guardare da un’altra parte.
Le ultime scene sono di segno completamente contrario rispetto alla conclusione della terza stagione. Nel primo caso c’era la serenità della conversione di Cindy all’ebraismo e di un bagno a sorpresa, nel laghetto, per tutte le detenute. Stavolta, invece, scoppia la rivolta. Protagonista del finale di stagione è, ancora una volta, Dayanara Diaz: se nel finale della terza stagione aveva partorito la sua bambina, ora si ritrova, pistola in pugno, a capeggiare la rivolta. Il suo personaggio è certamente uno dei più interessanti, complessi e ricchi di potenzialità. Tanto per dirne una, ora ha la madre scarcerata, quindi un contatto con il “mondo esterno” molto importante. Mamma Aleida, inoltre, dovrà riabituarsi alla vita in libertà e trovarsi un lavoro, mentre battaglia per rivedere i figli e la nipotina.
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The Animals 4×12 | ND milioni – ND rating |
Toast Can’t Ever Be Bread Again 4×13 | ND milioni – ND rating |
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Casalingoide piemontarda di mezza età, abita da sempre in campagna, ma non fatevi ingannare dai suoi modi stile Nonna Papera. Per lei recensire è come coltivare un orticello di prodotti bio (perché ci mette dentro tutto; le lezioni di inglese, greco e latino al liceo, i viaggi in giro per il mondo, i cartoni animati anni '70 - '80, l'oratorio, la fantascienza, anni di esperienza coi giornali locali, il suo spietato amore per James Spader ...) con finalità nutraceutica, perché guardare film e serie tv è cosa da fare con la stessa cura con cui si sceglie cosa mangiare (ad esempio, deve evitare di eccedere col prodotto italiano a cui è leggermente intollerante).