“We, the inmates of Litchfield, are human beings.
We are protesting the abusive condition under which we are being held.
In hopes of a peaceful resolution, we set forth the following demands.“
Pausa di riflessione a Litchfield. Dopo i tumultuosi avvenimenti che, sulla scia dello scorso season finale, hanno caratterizzato questi primi due episodi, le detenute si concedono una puntata di transizione, volta a fare il punto della situazione e mettere nero su bianco le proprie richieste.
Come Orange Is The New Black ci ha insegnato nel corso della sua storia, ogni stagione è sempre segnata ed accompagnata da un’importante tematica sociale. La rivolta che è scoppiata nel carcere, con la relativa “autogestione/occupazione” che ne è conseguita, ha portato alla luce un nuovo fondamentale tema, se si considera l’attuale situazione mondiale ancora più essenziale. Le detenute più famose della tv si ritrovano infatti, non solo a convivere e condividere obbligatoriamente gli stessi spazi, bensì a doversi gestire da sole. E a doverlo fare insieme.
L’altissima componente multiculturale che è presente tra le mura di Litchfield è sempre stata ben gestita dallo show, mostrando da sempre la suddivisione dei diversi “clan” di detenute, raffigurandole come un grande gruppo di diverse famiglie. La situazione presentataci nella season première, tuttavia, ha generato circostanze drastiche potenzialmente sfociabili in due scenari: guerra aperta o unione. E uno dei punti migliori di questa “Pissters!” è stato proprio il risvolto preso dalla sommossa, con il fronte comune (almeno per una volta e almeno per ora) delle detenute nello stilare la “lista dei desideri”. Certo, non tutti i punti o l’importanza data ad essi possono accontentare tutte perché, si sa, a volte “democracy is bullshit”, tuttavia, trasportati da Alison Abdullah, personaggio arrivato solo nella scorsa stagione ma che già si è ritagliato un posto tra le nuove figure più interessanti della serie, le detenute di Litchfield mostrano al mondo la loro lista di richieste e lo fanno nel modo migliore che lo show conosce, unendo quelle due caratteristiche che fanno di Orange Is The New Black una serie totale: drama e comedy si mischiano anche e soprattutto in quest’occasione, partendo con richieste di stanze gravitazionali per poi confluire nell’affissione delle tavole di quei fogli contenenti le loro razionali e sacrosante richieste in quella che, senza dubbio, rimarrà una delle scene più memorabili di tutta la serie.
“Hot cheetos and takis.”
Oltre alla questione del fronte comune raggiunto dagli occupanti del carcere, “Pissters!” ritorna, così come già avvenuto nella scorsa puntata, al suo tipo di narrazione standard, con la riproposizione dei tanto amati flashback che regalano uno sguardo al passato dei protagonisti. Ma cosa particolare accade in questo episodio: al centro del flashback di puntata, infatti, non compare una delle detenute o delle guardie i cui volti sono diventati per lo più familiari a furia di vederli girovagare tra le mura del carcere; lo sguardo che ci viene mostrato è incentrato su un personaggio nuovo e, almeno fino allo scoppio della rivolta, estraneo alla vita carceraria. Questo tipo di attenzione rivolta a Linda lascia un po’ perplessi in quanto sbucata abbastanza fuori da nulla. Indubbiamente interessante rimane la scoperta di come una donna, all’apparenza alquanto frivola, nasconda invece un lato più oscuro, anche lei con un segreto da celare; tuttavia c’è da dire che il ruolo di Linda in questi primi episodi era apparso decisamente più apprezzabile come mero lato comedy, anche grazie al team formato con il duo Piper-Alex.
Altri personaggi che regalano sempre soddisfazioni ritornano al centro della scena in questo episodio. Lasciata, o meglio, scappata dall’infermeria, Suzanne si ricongiunge con il gruppo principale e lo fa lasciando il segno come solo lei sa fare. Il “santuario” creato sul luogo dell’omicidio di Poussey è un modo perfettamente riuscito di far ricordare il motivo alla base di quanto sta accadendo; nel bel mezzo della bolgia della rivolta e insieme alla voce più razionale di Taystee, il gesto di Suzenne spinge tutti, spettatori e detenute, a fermarsi e a ricordare la tragedia compiutasi, esattamente in quel punto ora circoscritto da vassoi e bicchieri. In più, vedere Suzanne reagire in quel modo plateale permette finalmente anche a Brook di smuoversi e magari iniziare ad affrontare apertamente il lutto, e questo può soltanto essere un bene per tutti, spettatori compresi.
In ultimo rimane la questione Daya. Questo personaggio è sempre stato più in disparte rispetto agli altri, soprattutto terminata la storyline della gravidanza, per questo vederla prendere di prepotenza la scena nel cliffhanger dello scorso anno aveva lasciato intuire una sua parte più centrale all’interno della narrazione. Gli ultimi due episodi, tuttavia, hanno riportato Dayanara un po’ ai margini della scena, con la sparizione della pistola ancora dispersa, chissà dove e chissà con chi, e una certa presa di coscienza da parte della ragazza, consapevole di aver fatto una cazzata. E’ comunque apprezzabile il ritorno alla ragione con il passo indietro rispetto all’occupazione. In attesa di vedere quali pesanti conseguenze dovrà affrontare una volta ristabilita la calma e soprattutto ritrovato Humphrey in chissà quale stato, si spera che questo personaggio venga comunque approfondito maggiormente nei prossimi episodi… aspettando sempre di vedere la reazione della madre.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Fuck, Marry, Frieda 5×02 | ND milioni – ND rating |
Pissters! 5×03 | ND milioni – ND rating |
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Nata con la passione per telefilm e libri, cresciuta con quella per la scrittura. Unirle è sembrata la cosa più naturale. Allegra e socievole finché non trova qualcosa fuori posto, il disordine non è infatti contemplato.
Tra una mania e l'altra, si fa carico di un'estenuante sensibilità che la porta a tifare per lo sfigato di turno tra i personaggi cui si appassiona: per dirla alla Tyrion Lannister, ha un debole per “cripples, bastards and broken things”.