Senza un grosso innalzamento del ritmo narrativo, traducibile anche in una scossa alla trama orizzontale, Outcast rischiava di finire in quell’oblio che avvolge molte serie tv già fin dalle prime battute. Quel torpore narrativo proprio di quei prodotti che, nati ed impostati in maniera errata, riescono a reagire a critiche e recensioni solo quando è troppo tardi ed il Mietitore Seriale ha già emesso la massima sentenza. Abbiamo usato l’imperfetto perchè “The Damage Done” è l’antidoto all’avvelenamento da noia a cui Outcast stava cedendo, è quell’episodio che finalmente fa intuire che fino ad ora Kirkman aveva solo riscaldato il motore diesel della sua creatura, è esattamente quello che ci voleva nel momento in cui lo si chiedeva.
Nelle miriade di situazioni e fatti che finora sono stati mostrati ma non spiegati, qualcosa diventa più chiaro e finalmente si riesce a dare un senso a gran parte degli atteggiamenti e delle decisioni prese dai character sia nei vari flashback che nel presente. Non si parla solo della scena finale che vede una riappacificazione fittizia tra Kyle ed Allison solo perchè quest’ultima aveva come intento finale il passaggio di consegne della piccola Amber, quanto piuttosto dell’intera storyline che vede un primo forte incontro-scontro con Sidney. In tal senso ovviamente il Reverendo è per forza di cose il vero protagonista dei due episodi, quasi più di Kyle.
“This is what I’m talking about! This is what I’m talking about! His sign! For he walks amongst us. Right here, right now! The same way that he did at that mine. You don’t believe me? I’ve seen it. A boy’s body floating… hovering in the air. And then these demons, they come out of your mouth like a black cloud. And then they reach out and they grab you! Okay?
But we can send ‘em back. I can send ‘em back. Back to their master. We can send him back too. But only if we recognize him. Only if we recognize him and call his name. Look at him. Look, all of you! Look at him! See him for what he is! For that man… that man… he is the devil!
He’s the devil! That man is the devil! And he made his mark! He did this to me!”
Inutile negare che a fine episodio, anche a distanza di giorni, le uniche cose che rimangono impresse a fuoco sono la stella pentagonale incisa sul petto del Reverendo e lo smascheramento in pubblica piazza di Sidney poi tramutatosi in un enorme sbaglio. È infatti tramite quest’ultimo evento che Outcast riporta la serie sul lato terreno e umano che più gli appartiene: il popolo è volubile ma è soprattutto ondivago. Presi singolarmente tutti gli individui possono essere convertiti ad un’ideale o comunque possono venire plasmati da un leader carismatico che li convinca circa la potenza e la correttezza di un’idea, tutt’altro discorso si deve fare invece quando un singolo individuo (il Reverendo in questo caso) esterna improvvisamente un dato di fatto ad una platea, un dato di fatto che però viene interpretato come un giudizio soggettivo e decisamente poco realistico proprio perchè inizialmente non era stata instillata quell’idea nella moltitudine dei singoli individui. Se ci fossero stati più casi di possessione demoniaca o comunque più fatti eclatanti, il discorso del Reverendo, per quanto animoso e privo di raziocinio oggettivo, poteva anche venire ascoltato e assecondato, tuttavia i presupposti iniziali non c’erano e le conseguenze sono state quello che sono state.
Memori della lezione data dalla scorsa puntata, gli sceneggiatori di Outcast decidono di riprendere da dove si erano interrotti ma sviluppando meglio il ritmo dell’episodio.
Se, infatti, la puntata precedente aveva un ritmo impostato su un crescendo di tensione che arrivava fino al “sermone” in piazza del Reverendo Anderson (tensione che però veniva poi smorzata nel finale che lasciava intendere l’ennesima precoce pausa a causa del disaccordo tra Kyle ed il Reverendo), “What Lurks Within” gestisce meglio i momenti a disposizione riuscendo a mantenere viva l’attenzione alternando le varie storyline e dando a ciascuna il giusto minutaggio.
Kyle: “So, someone’s just walking down the street one day, and all of a sudden, there you are, lookin’ through their eyes?”
Sidney: “You land where you land… and I wound up with a real winner.”
Kyle: “If it’s random, like you say… then why does it happen to people around me?”
Sidney: “You’re like a… like a match… flickering through the trees of a dark forest. It gives us something to grope toward.”
Kyle: “I’m causing this?”
Sidney: “We’d have found our way eventually. You just make it easier.”
“What Lurks Within” affronta gli scossoni assestati dal suo predecessore approcciando le storyline in maniera delicata, più cauta ma allo stesso tempo più assennata, se non altro perchè concede delle risposte. Innanzitutto, dopo il faccia a faccia tra Sidney ed il Reverendo, si passa il turno a Kyle che, in maniera più decisa ma meno arrogante, riesce ad estorcere delle informazioni (seppur vaghe) circa il modus operandi delle possessioni demoniache e del motivo per il quale avvengono intorno a lui. Non sono risposte secche ed esaurienti ma sono comunque un primo passo verso un totale discernimento della materia, cosa assolutamente necessaria per poter apprezzare e comprendere Outcast.
A questo va poi aggiunta la decisione di dare un background al Sidney umano, quello antecedente la versione demoniaca, un Sidney che però viene presentato in una versione quasi più cruenta e disumana rispetto a quanto non lo sia nella sua attuale forma. Non è infatti un caso che ciò venga mostrato proprio in concomitanza con il discorso intercorso tra Lenny e il capitano della polizia Byron Giles: sua moglie è cambiata, è posseduta ma da un certo punto di vista è migliore della sua forma precedente proprio per questo motivo. Viene quindi da porsi la domanda se l’essere posseduti (al di là dei primi giorni in cui la violenza e l’irrazionalità animale prendono il sopravvento) sia o meno una cosa da estirpare visto che, non sempre, porta lati negativi: vedasi il caso di Sidney. E così, all’improvviso, Outcast si dimostra più profondo di quanto potesse sembrare all’apparenza smarcandosi dal resto dei prodotti cinematografici e seriali in cui le possessioni demoniache sono viste solo come il male assoluto. Touchè.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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From The Shadows It Watches 1×06 | 0.2 milioni – 0.1 rating |
The Damage Done 1×07 | 0.17 milioni – 0.1 rating |
What Lurks Whitin 1×08 | 0.15 milioni – 0.1 rating |
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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.