Outlander 2×13 – Dragonfly In AmberTEMPO DI LETTURA 5 min

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All’avvicinarsi dei season finale ogni spettatore inganna l’attesa approcciandosi ad esso attraverso un mare di sentimenti diversi: eccitazione, ansia, curiosità, ma di sicuro ciò che non manca mai sono le aspettative. Spesso e volentieri si creano “film mentali” provando ad immaginare cosa potrebbe o non potrebbe succedere ai protagonisti del caso, come saranno risolti i problemi che hanno accompagnato tutta la stagione e quali saranno invece i cliffhanger che scandiranno l’attesa per i nuovi e lontani episodi. Inutile dire che la maggior parte delle volte tutti i possibili “film mentali” finiscono per essere completamente smentiti dall’episodio, con gli autori, almeno quelli davvero bravi, che riescono a sorprendere lo spettatore regalando un qualcosa del tutto inaspettato.
Il season finale della seconda stagione di Outlander si pone nella categoria dei finali che non ti aspetti e che, per questo, sorprendono, lasciando dietro di sè un senso di soddisfazione ancora maggiore. L’episodio “Dragonfly In Amber”, che prende il nome proprio dal secondo libro di Diana Gabaldon al quale è ispirata tutta la seconda stagione, regala uno svolgimento di trama diverso che forse sorprende anche i lettori che, pur aspettandosi determinati avvenimenti, li ritrovano come epilogo della stagione e non come prologo così come accaduto nella saga letteraria.
Questo season finale dunque, si ricollega direttamente alla season premiere che aveva accolto nel 1948 Claire appena tornata nella sua epoca di origine. Per tutta la stagione, mentre i due protagonisti si dividevano tra Francia e Scozia sempre alle prese con la ribellione giacobita, la domanda principale che ha accompagnato tutti i tredici episodi ruotava intorno agli eventi avvenuti durante la battaglia di Culloden, tra le cui conseguenze sembrava proprio esserci il ritorno di Claire nel 1900. Ma ciò a cui si assiste in “Dragonfly In Amber” è del tutto diverso rispetto a ciò che ci si poteva aspettare, con gli autori che hanno descritto tutta la seconda stagione come un grande flashback: dopo il ritorno di Claire da Frank nella prima puntata, per undici episodi si rivive il 1700 affrontando azioni, cause e conseguenze per poi ritrovarsi con il season finale catapultati nuovamente nel presente, questa volta nel 1968 nella nuova vita di Claire. Una strutturazione grandiosa ed impeccabile.
Così, questo season finale si divide tra sprazzi di 1747 nel giorno della famosa battaglia ed altri, la maggior parte nel 1968, dove si viene a conoscenza della morte di Frank, dell’attuale vita di Claire, costellata anche da una carriera da chirurgo e soprattutto dalla presenza di una ventenne Brianna, figlia di Jamie che Claire portava in grembo già nella season premiere.
Le vicende del 1747 sono quelle che sconvolgono maggiormente le aspettative in quanto, dopo svariati episodi a sentir parlare della battaglia di Culloden, sorprende e spiazza non ritrovarsi nel mezzo di essa, nonostante il modo in cui gli autori decidono di raccontarne il contorno non lascia di certo spazio alla delusione, anzi. Il racconto in quest’epoca si concentra sostanzialmente sulla morte di Dougal, un personaggio dai mille volti, apprezzato ed odiato, che a livello di storia magari aveva anche esaurito il suo tempo ma il cui assassinio sconvolge non poco a causa del modo in cui avviene, ossia per mano di Jamie e Claire. Ovviamente fondamentale ed emotivamente potente come parte del 1747 è anche l’addio che si consuma tra Jamie e Claire mentre quest’ultima riattraversa nuovamente le pietre di Craigh na Dun per mettersi in salvo.
È con il cambio di scena e di tempo tuttavia che arriva la parte più carica dell’episodio. Catapultati nel 1968, con Claire e sua figlia Brianna tornate in Scozia e con l’aggiunta del personaggio di Roger, l’episodio e la stagione assumono contorni sempre più intensi. La scoperta della verità di Brianna sulle sue origini, rappresentata in modo del tutto realistico da parte dei personaggi con un’esplosione dei più svariati sentimenti, hanno fatto emergere in maniera del tutto positiva le nuove figure di Brianna e Roger. Il collegamento con la storia di Gillian, usata anche da ponte tra diverse storyline, ha reso il tutto ancora più accattivante e lungimirante mentre, ancora una volta, una straordinaria Caitriona Balfe eccelle nella rappresentazione di sentimenti ed emozioni: detto del saluto straziante tra i coniugi Fraser nel 1747, di assoluto impatto emotivo sono sicuramente anche le scene del 1968 che vedono Claire ritornare nei luoghi del passato, da ciò che resta di Lallybroch, alla tomba dei clan ad Inverness, ricordi, nostalgia ed addii divinamente rappresentati e fortemente sentiti.
Ma i finali di stagione devono indubbiamente anche preparare il campo per i prossimi avvenimenti e Outlander non delude neanche con il cliffhanger finale: la realizzazione e l’accettazione della verità da parte di Brianna e la scoperta di Claire sulla sorte di Jamie scampato alla famosa battaglia pongono le basi per interessanti ed entusiasmanti porte aperte per il futuro… o in questo caso: passato.

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Gli addii strazianti tra Claire e Jamie 
  • Brianna e Roger 
  • I toccanti ritorni nei luoghi del passato attraverso l’inconsapevole Brianna e Claire 
  • Il collegamento con la storia di Gillian 
  • Strutturazione dell’episodio 
  • L’interpretazione di Caitriona Balfe 
  • L’assassinio di Dougal per mano di Jamie e Claire 
Novanta minuti di un season finale che racchiude tutta l’essenza di Outlander, tra forti emozioni contrastanti e una storia che appena arriva al suo apice è pronta già ad immergersi in qualcosa di nuovo e ricominciare tutto da capo. E l’unico problema adesso sarà l’attesa.  
The Hail Mary 2×12 1.04 milioni – 0.1 rating
Dragonfly In Amber 2×13 1.15 milioni – 0.1 rating

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Nata con la passione per telefilm e libri, cresciuta con quella per la scrittura. Unirle è sembrata la cosa più naturale. Allegra e socievole finché non trova qualcosa fuori posto, il disordine non è infatti contemplato.
Tra una mania e l'altra, si fa carico di un'estenuante sensibilità che la porta a tifare per lo sfigato di turno tra i personaggi cui si appassiona: per dirla alla Tyrion Lannister, ha un debole per “cripples, bastards and broken things”.

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