“In our world, it’s good to be one of the smart ones.”
Dopo l’istantanea lasciata nelle menti dello spettatore tramite le scene conclusive della scorsa puntata, Ozark riprende quella immagine e si accinge a lavorarci attorno come un fotografo nella camera oscura. La fugace presentazione del personaggio di Ruth avvenuta in corsa, viene sostituita dall’accurato lavoro di caratterizzazione di cui “My Dripping Sleep” si fa forte. Infatti, parallelamente alla sempre ottima gestione del personaggio di Marty ed alla sua ricerca di sbocchi tramite i quali ripulire i soldi del cartello, Ozark presenta Ruth Langmore e la sua instabile famiglia: la ragazza ha consapevolezza di cosa le occorre per poter liberarsi di Marty e finalmente ottenere i tanto agognati soldi. D’altro canto il resto della famiglia non sembra cogliere tutte le sfumature della situazione esattamente come la ragazza riesce a fare: non è il supporto di cui viene privata, ma i suoi parenti potrebbero rivelarsi un vero bastone tra le ruote (o la salvezza di Marty) nel corso dei prossimi episodi.
Un altro elemento caratteriale corretto in questo episodio è rappresentato dalla figlia Charlotte che finalmente sveste i panni di acida ragazzina arrabbiata con il mondo, complice forse la rivelazione del vero lavoro del padre nello scorso finale di episodio. Tale rivelazione ha smosso in senso opposto il giovane Jonah che fatica a vedere le differenze dal proprio padre (il suo piccolo eroe) rispetto agli assassini spietati di cui parlano i telegiornali online.
Questo terzo episodio ha il pregio di svelare finalmente alcune carte relativamente alla (fin qui abbozzata) trama concernente l’FBI: Bruce era un mero informatore, quindi il doppio gioco retto dalla coppia dei Byrde potrebbe ritorcersi contro nel caso in cui venga tolto il velo posto sopra il precario meccanismo di riciclaggio del cartello. D’altra parte Marty stesso ammette che: “I’m getting used to betrayal”.
Agent Trevor Evans: “I think the two of you should know that Bruce was working with us… as an informant against them.”
Marty: “What?”
Wendy: “Who’s ‘them’?”
Agent Trevor Evans: “Come on, Wendy. You know.”
Wendy: “Know what?”
Agent Trevor Evans: “Let’s all stop playing this game, shall we? It’s gotta be exhausting, right? The lying, the running. Aren’t you both tired? These people are murderers. They skin people alive or they they hang them from bridges to make a point,or if they want someone to just disappear they dissolve their bodies in acid. We all know the cartel killed Bruce. Who’s next? You? Your kids?”
Il progresso forse più consistente per la puntata è da ricercare però nell’introduzione dell’antieroe (obbligatorio definirlo tale dopo che si è riconosciuto come sociopatico), nonché persona a capo dell’operazione dell’FBI: l’agente Roy Petty. Per quanto l’indagine sembri ancora in fase di stallo in attesa di vere e proprie mosse sul campo, l’essersi esposti in maniera così vistosa -cercando forse un appoggio da parte dei Byrde – ha portato allo scoperto sia la presenza stessa degli agenti presso il lago di Ozark (fino a quel momento era pensabile che le indagini fossero rimaste bloccate a Chicago), sia il volere da parte del bureau di mettere sotto la lente di ingrandimento Marty e tutta la sua famiglia.
“You both have a right to know why your lives were uprooted and the more you know, the safer you’ll be.”
Volendo essere puntigliosi, però, la serie fino a questo punto presenta un latente segnale di pericolo. Questa sensazione si presenta come un imperscrutabile e difficile da udire white noise che permea la visione e che insidia la mente dello spettatore. Per quanto la serie appaia considerevolmente solida dal punto di vista della trama, il continuo smuovere nuove sottotrame ed altarini tra un personaggio ed un altro potrebbe condurre ad una difficile gestione sia dei tempi, sia dei character stessi in conseguenza della quale poi, questi ultimi, finirebbero per affossare la ridente barca che procede sul lago Ozark. Non si vuole con questo discorso essere negativi: la serie è ancora ai suoi inizi e confutare questo pensiero con una perfetta gestione della storia sembra essere nelle corde di sceneggiatori e produttori. D’altra parte la mole di elementi narrativi non può non sollevare questo dubbio, che per ora rimane tale in attesa di (si spera positivi) sviluppi.
“Listen good. I do have a plan. I’m working with Martin so I can learn how to launder for us. When I do, I’m gonna take the money and kill him. You got anything to say about that? Get some sleep.”
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Blue Cat 1×02 | ND milioni – ND rating |
My Dripping Sleep 1×03 | ND milioni – ND rating |
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Conosciuto ai più come Aldo Raine detto L'Apache è vincitore del premio Oscar Luigi Scalfaro e più volte candidato al Golden Goal.
Avrebbe potuto cambiare il Mondo. Avrebbe potuto risollevare le sorti dell'umana stirpe. Avrebbe potuto risanare il debito pubblico. Ha preferito unirsi al team di RecenSerie per dar libero sfogo alle sue frustrazioni. L'unico uomo con la licenza polemica.