Quando il rapporto qualità-durata di un episodio è inversamente proporzionale è veramente difficile poter trovare dei lati positivi e, se ci sono, emergono solo grazie al demerito di altre puntate, paradossalmente peggiori di quella vista. Ora non è che fin dal primo approccio ci si aspettasse un capolavoro, tuttavia un minimo di dignità ed un certo appeal verso plot e protagonisti era doveroso aspettarselo, altrimenti si può tranquillamente fare a meno di approcciarsi ad uno show. The Mist non solo distrugge le poche aspettative create, ma dissacra anche il salvabile tra recitazioni scialbe ed una trama che fa acqua da tutti i pori. E, parlando di nebbia, di umidità ce n’è parecchia… Battutaccia.
Random Doctor: “Based on the location of the injury, odds are the rebar is in your brother’s liver.
The only thing that keeps him from bleeding to death is the pressure that the rebar is exerting against the liver’s blood vessels.
Now, I can take it out, sure, but I can’t stop that kind of bleeding without a clotting agent, and I need a sterile environment, and all of that is in the O. R.”
Kevin: “Then we go there.”
Random Doctor: “Without a sonogram, there’s no way of fully knowing what we’re doing. You could cause an arterial bleed or or a million other variables, all of them leading to death.”
Kevin: “And if he stays here? He’ll die from infection sooner or later. Then I have to try.”
Premettendo che si è dovuto andare a cercare su Wikipedia il nome del protagonista vista l’importanza che ricopre in questa serie (e nel caso non lo sappiate è Kevin Copeland), il breve dialogo riportato qui sopra rispecchia esattamente il tenore delle conversazioni medie tenute dai vari personaggi durante l’arco della puntata (ma ovviamente anche delle puntate precedenti). La conversazione, classica riproposizione di un one to one medio in un film horror senza pretese, mette nero su bianco la demenza del supporter character e l’audacia del protagonista che, mosso dal desiderio di salvare suo fratello, è disposto a sacrificare se stesso. La forzatura è percepibile anche all’occhio dello spettatore meno scaltro ed è chiaro che tutto è architettato per fare minutaggio senza troppa fatica, minutaggio che tra l’altro è beceramente speso in flashback dal dubbio gusto. Come se ci si potesse permettere questo lusso.
In una serie in cui la nebbia dovrebbe giocare un ruolo chiave, tra minaccia da affrontare e origini/soluzioni da trovare, tutto viene sempre riportato indietro al livello umano, lì dove la pochezza degli attori può risplendere di luce propria e accecare anche l’occhio dello spettatore più agguerrito. L’idea di approfondire la famiglia Copeland è chiaramente valida, così come la scelta di abbandonare finalmente la chiesa e spostare la narrazione in un altro luogo è apprezzabilissima; al solito il problema rimane il “come” viene affrontato il tutto. L’ospedale diventa un mero momento di stasi dove tutti i protagonisti si separano e vivono una loro personale storyline salvo poi esemplificare come questa location sia meramente estemporanea ed utile solo a guadagnare tempo. Lo stesso dicasi per il fratello del tizio protagonista di cui non ci si ricorda mai il nome perchè è un essere umano inutile di Kevin che viene fatto esordire e morire in rapidità con tanto di flashback a riguardo.
In tutto ciò qual è l’obiettivo dei protagonisti a parte quello di far ricongiungere la famiglia Copeland? Apparentemente è solo questo. Evidentemente agli occhi di Christian Torpe, lo showrunner che dopo questo scempio dovrebbe dare le dimissioni dall’ordine degli sceneggiatori, questa è una ragione più che sufficiente per imbastire 10 puntate.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Pequod 1×04 | 0.49 milioni – 0.2 rating |
The Waiting Room 1×05 | 0.54 milioni – 0.2 rating |
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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.