Person Of Interest 3×04 – 3×05 – Reasonable Doubt – RazgovorTEMPO DI LETTURA 5 min

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Piccola premessa: per mancanza di tempo mi trovo costretto a fare una doppia recensione ma, se solo avessi saputo che “Razgovor” era così, avrei fatto di tutto per concedergli una singola recensione. Detto ciò, iniziamo.
I procedurali sono da sempre costruiti per poter permettere al pubblico di cominciare a seguire la serie in qualsiasi momento evolvendo la trama orizzontale solo di tanto in tanto in modo tale da mantenere
lo status quo dei personaggi il più a lungo possibile. Se da un lato è un meccanismo molto utile e apprezzato dai canali televisivi perché permette di vendere il prodotto per molto tempo, dall’altro ha come rovescio della medaglia quello di rischiare di ripetere situazioni viste e riviste in più episodi, cambiando magari solo il nome del “caso della settimana” ed il lavoro. Tutta questa premessa (che già sapete) è stata fatta per enfatizzare il fatto che Person Of Interest, ed in particolare questa “Reasonable Doubt”, non sono e non vogliono rientrare in questa categoria di mero procedurale. Che già la serie non fosse il tipico spy drama lo si era capito nel corso delle due stagioni passate, però a ricordarcelo arriva questo quarto episodio che parte stranendoci e termina spiazzandoci.
Root, Elias, Decima Technologies e tutti i vari big bad della serie non vengono contemplati nella puntata ma questo non influenza per nulla il risultato, anzi. L’utilizzo di Tito/Bear come metodo per entrare in contatto con una vittima non si era ancora vista come cosa e, anche se l’impatto nella puntata è stato minimo, è sempre interessante vedere nuovi metodi per aprire un episodio. A parte questo la nostra attenzione va a focalizzarsi totalmente nel primo vero caso che si è scelto di non risolvere, o meglio che Reese non ha voluto risolvere. L’astensione detta così potrebbe sembrare assurda ma una volta vista la puntata tutto assume un senso e si riesca anche a capire perchè la scelta di astenersi dal contenzioso risulti la più corretta.
Di norma verso metà puntata si scopre se il numero fornito dalla Machine è “victim” o “perpetrator” e da li si corre dritti verso il finale di puntata, questa volta invece l’essere “victim” o “perpetrator” non fa differenza visto che l’avvocato è al tempo stesso vittima e carnefice di un doppio/triplo gioco in cui tutti, dalla polizia a lei stessa, sono coinvolti inconsapevolmente. Chiarito ciò, la scelta di Reese di non scegliere ma di lasciare ai due sposi la risoluzione del conflitto è parsa la più adatta. Melissa Scrivner-Love deve aver avuto proprio a cuore la celebre frase “Tra moglie e marito non mettere il dito” se è partito da questo detto per costruirci un episodio filler che ha tutto tranne il sapore di filler, tanto di cappello.

L’arrivo nello show in “Nothing To Hide” di Laskey, il nuovo sottoposto della Carter, e l’eccessivo minutaggio a lui dedicato ci avevano fatto alzare le antenne: o era destinato ad entrare nel team Reese/Finch o in realtà lavorava per qualche big bad. L’ha spuntata la seconda scelta, almeno fino al finale di “Razgovor” con annesso ricatto della Carter. La destrezza e soprattutto la freddezza di quest’ultima ci sorprendono sempre di più dopo lo scorso season finale ed i risultati si vedono.
E a proposito di donne forti con due palle d’acciaio non possiamo non parlare di Shaw. La nuova compagna del dinamico duo ha finalmente un passato delineato che l’ha forgiata in quella macchina da guerra che è oggi. Tutta la puntata di “Razgovor” si può dire che sia stata costruita ad hoc sul suo personaggio per aiutare a capirne l’origine ed il perchè del suo distacco emotivo da qualsiasi contatto umano. Senza se e senza ma ci troviamo davanti ad un episodio perfetto che diletta, convince e, oltre a lavorare alacremente sulla trama orizzontale, si permette pure di tridimensionalizzare uno dei character principali. David Slack è lo sceneggiatore dell’episodio e non mi stancherò mai di ripetere che se c’è lui alla penna il risultato è garantito. “Zero Day“, “Prisoner’s Dilemma” e “Bury The Lede” sono tutte puntate che portano il suo nome e che si meriterebbero di essere riviste fino alla nausea da quanto perfette sono, e così “Razgovor”.
Dallo scontro tra Reese e Simmons (volutamente a mani nude) all’incrocio di storyline di HR, Carter e del caso del giorno, nasce un episodio che come difetto ha solo quello di non riuscire ad inserire nella giostra il personaggio di Fusco, ormai tristemente relegato a mera comparsa, perchè per tutto il resto l’adrenalina scorre a fiumi per 40 minuti di fila. Quando due storyline si incontrino molto spesso è palese che sia una cosa costruita ad arte, come se ci fosse una grande scritta in sovrimpressione che a caratteri cubitali dice “Costruita ad hoc”, e quando questo accade si perde molto di quell’appeal che ci aveva tenuto incollati allo schermo. Qui non accade perchè Slack è un mostro di bravura sconosciuto ai più: non solo l’incrocio aumenta la trama già di per sè intrigante ma è quasi necessaria per far funzionare il tutto. Insomma, applausi.
Dulcis in fundo gli ultimi 30 secondi sono un colpo alla gola che ci prende di soppiatto mentre pensiamo di essere al sicuro. Root. In casa di Shaw. Armata. Bestemmie perchè è finita la puntata.

 

PRO:

  • Victim & Perpetrator
  • Reese VS Simmons: Round 1
  • Flashback su Shaw
  • Carter sul piede di guerra
  • La potenza di un film in 40 minuti
  • Colpo di scena finale
CONTRO:
  • Dura solo 40 minuti…

 

Due ultima parole su “Razgovor” vorrei spenderle: episodio capolavoro. Tutto il resto è noia. Se qualcuno vi chiede che telefilm cominciare a guardare penso che non ci possano essere dubbi di alcun genere: Person Of Interest è la risposta che il vostro amico vuole sentirsi dire.

 

VOTO EMMY 3×04

VOTO EMMY 3×05

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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.

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