Person Of Interest 4×17 – KarmaTEMPO DI LETTURA 5 min

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Chiunque abbia una minima infarinatura di filosofia indiana, abbia visto almeno una volta My Name Is Earl, o semplicemente non viva in una sfera di vetro, avrà ben presente il concetto di “Karma”. Sinteticamente, Wikipedia docet, il significato è legato alla relazione causa-effetto: populisticamente, vuol dire che se segui una data condotta morale, a seconda che questa sia positiva o negativa, beneficerai o subirai le dirette conseguenze.
Chiamatelo karma, contrappasso o legge del taglione, fatto sta che, nella maniera più consueta possibile ai canoni dello show, il motto “avrà quel che si merita” domina sì le vicende della “persona d’interesse” di turno, ma, di riflesso, anche i vari membri del Team Machine. Membri, che, come sappiamo, sono stati decimati dopo la quadrilogia che ha visto la momentanea scomparsa di Shaw e il successivo allontanamento di Root (anche se non mancano potenziali e nuovi alleati).
Ad approfittare dell’assenza delle due prime donne, allora, ci sta pensando Fusco, che di certo non le fa rimpiangere, almeno nel campo della pura simpatia. Anzi, in questo caso, si può dire che sia stato un bene, visto quanto il personaggio ha latitato di spazio e centralità per parecchio tempo, (praticamente dalla trilogia dell’HR della scorsa stagione), senza riuscire a godere di un’adeguato sfruttamento. Certo, per quanto il fatto che la gravidanza di Sarah Shai stia cambiando considerevolmente i piani originali per questa seconda parte di stagione sia abbastanza evidente, non si può dire che gli autori non ci stiano provando. Puntare sull’alchimia che attori del calibro di Michael Emerson, Jim Caveziel e Kevin Chapman sono in grado di rendere in scena è sicuramente una buona mossa. Il risultato, tra le battute al solito fuori luogo e “ignoranti” di Fusco, i sorrisi sotto i baffi e le espressioni da badass di John e l’arguta ironia “nerdiana” di Harold, fa sì che i siparietti tra i tre “eroi” possano considerarsi più che piacevoli e divertenti.
No, le note dolenti sono altre, più che altro per uno show di questo livello, in grado di attraversare periodi di costante ed elevata qualità, al quale poco confanno ormai storie più tradizionali. Note che si concentrano, principalmente, sul number della settimana. Decidete voi da dove partire, dal clichè della persona a cui hanno ucciso l’amore della sua vita, ora in cerca di vendetta, al “gioco” sullo scoprire se si tratti di una “vittima” o di un “carnefice”, peculiarità sì più riconoscibile della serie, ma che a questo punto risulta perlopiù prevedibile agli occhi degli spettatori più attenti e smaliziati.
Clichè a parte, però, l’argomento della vendetta, dell’ “occhio per occhio”, che, come preannunciato, sta al centro della puntata, possiede i suoi pregi, principalmente per due motivi.
Il primo è quello della scrittura, colma di gustosi riferimenti, e parliamo soprattutto dell’accezione data al Dottor Edwards, da Harold, di “vigilante“. Come abbiamo fatto notare più di una volta, il legame tra Person Of Interest e il mondo dei fumetti è quantomai intrecciato, e l’inserimento di un personaggio che si fa giustizia da solo, senza che ci pensi Reese, vero e proprio Batman di Manhattan, ha il merito di rappresentare una felice variazione su un tema cardine dello show.
Anzi, forse la cosa peggiore, stavolta, è proprio il comportamento del nostro “Cavaliere Oscuro”, che vediamo, insieme a Fusco, discutere animatamente con Finch sulla bontà degli intenti (omicidi) del Dottore. Piuttosto forzato per un personaggio talmente evoluto dal duro e cinico ex-agente del Governo che era nella prima stagione. Forzatura di trama attenuata dal suo rivivere la perdita di Jessica, personale elemento di congiunzione con la storyline principale, nella seduta con l’attraente psicologa. Scena d’indubbio effetto, che dimostra anche l’immancabile memoria storica di Nolan & Co. per la mitologia della propria creatura, elemento non così scontato nel panorama seriale televisivo.
Il secondo motivo è puramente “tecnico”. Dall’organizzato e quasi machiavellico modus operandi di Edwards, infatti, è possibile notare l’accurata e ossessiva attenzione per i dettagli che distingue la serie, perfino in episodi che in molti definirebbero di scarsa importanza come questo.
Altro aspetto positivo della tematica del “Karma”, che fa raggiungere la sufficienza all’episodio, è il suo diretto confronto col flashback di Finch (per quanto, anche stavolta, ci troviamo di fronte ad una modalità ampiamente abusata, vedi il già citato caso di John). La forte presenza, paradossalmente, in absentia di Nathan non manca di rendere affascinante e interessante il passato di Harold. Così come lo scontro morale tra la Machine e il proprio creatore, altro elemento peculiare dei flashback del personaggio, sempre trattato in maniera originale e non del tutto scontato. Soprattutto se si pensa al loro rapporto odierno, praticamente inverso. Senza contare l’approfondimento sul periodo immediatamente successivo alla morte del migliore amico, e al ritorno eccezionale di Alicia Corwin, in una cruciale vicenda della quale, oramai, credevamo davvero di sapere ogni cosa. Vedere la crisi di una persona presentataci così integra e ligia ad una certa etica, sull’orlo di commettere un omicidio a sangue freddo (con una bomba, collegamento stavolta “fisico” con l’ordigno usato nel presente), arricchisce il background di un character dalle infinite e sfaccettature.
Come al solito, come suggerisce l’ambiguità del finale, con il villain “graziato” dalla fibra morale dei tre vigilantes, Person Of Interest, pone inquietanti quanto profonde questioni, lasciando allo spettatore l’onere di argomentare una propria ed esclusiva personale risposta.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Complicità Fusco/Reese/Finch
  • Il flashback, come sempre
  • Il preciso e ragionato modus operandi del Dott. Edwards
  • Reese e la psicologa, praticamente unica figura femminile in un’episodio altrimenti sprovvistone
  • La colonna sonora
  • Gioco dell’ambiguità victim/perpetrator ormai spesso prevedibile
  • Posizione di Fusco e Reese pro-vendetta forse un pò ai limiti dell’ out of character
  • La psicologa, in sé, personaggio ancora privo di particolare “interesse”

 

In una puntata dal sapore estremamente verticale, Person Of Interest continua la sua fase di ritorno alle origini con un ennesimo caso procedurale. Forse troppo, visto quanto c’è in ballo. La quiete dopo la tempesta sarà pure sacrosanta, considerando quanto lo show è maestro anche nelle sue modalità più classiche (d’altronde, è così che nasce in principio), ma il rischio è di trascinarla troppo a lungo. Almeno, per fortuna, difficilmente ci si annoia.

 

Blunt 4×16 9.63 milioni – 1.7 rating
Karma 4×17 8.67 milioni – 1.5 rating

 

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