The Curse 1×01 – Land Of EnchantmentTEMPO DI LETTURA 5 min

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recensione The Curse 1x01Anche se Halloween è già passato non vuol dire che non ci sia ancora spazio per le serie horror, magari mescolate con altri generi narrativi.
È quello che fa Showtime, in collaborazione con Paramount+, con The Curse, un prodotto che, fin da subito, si presenta come estremamente originale e interessante.
La serie vede, fra i suoi ideatori e produttori, Nathan Fielder e Benny Safdie oltre ad Emma Stone, tutti e tre anche co-protagonisti dello stesso show.
Un cast decisamente azzeccato per un horror davvero particolare. Lo show parte lento ma che s’incide fin da subito nella mente e negli occhi dello spettatore grazie ad un’atmosfera unica che fa del quotidiano il principale motivo e luogo dell’orrore.
Un orrore che si fa anche, per molti versi, satira e soprattutto critica sociale, inserendosi dunque in un tipo di horror che richiama alla mente i lavori di registi come Jordan Peele, e David Cronenberg, ma con una punta di surrealismo che, a tratti, ricorda anche i lavori di David Lynch.

I “FERRAGNEZ” A TINTE HORROR


Protagonisti della serie sono i coniugi Siegel, Asher (Nathan Fielder) e Whitney (Emma Stone). Questi sono i protagonisti di un singolare docu-reality che ha come tema la beneficenza. Come una sorta di “Ferragnez americani”, infatti, i due sono entrambi imprenditori, specializzati in edilizia eco-sostenibile. Per pubblicizzare la propria attività Asher e Whitney hanno deciso di comprare dei terreni in un piccolo paese dei sobborghi di LA chiamato El Española.
In questa città i due creano un vero e proprio “set a cielo aperto” in cui ogni abitante presente è in realtà una comparsa in un mega-spot personale coadiuvato dal regista-produttore Dougie Schecter (Benny Safdie in una palese parodia di sé stesso).
Così, davanti alle telecamere i due si presentano sempre belli e sorridenti, mentre le comparse fingono malamente di essere entusiaste, di fronte a quello che è palesemente una finzione al solo scopo di speculare sugli affitti qualora il programma avesse successo. Il tutto con un cinismo veramente spietato che si nota fin da subito nella primissima scena (che introduce perfettamente tutta l’atmosfera inquietante che gravita intorno allo show).
Ma il karma è in agguato per ripagare i due finti filantropi. E, in questo caso, si presenta nelle spoglie di una piccola mendicante a cui Asher finge di fare l’elemosina per poi riprendersi (di fronte a lei) la banconota. Di fronte a tale gesto la bambina maledice a voce il protagonista. E da qui in poi le cose per i due peggioreranno sempre di più, sia a livello interpersonale sia con tutte le persone con cui hanno a che fare.
Semplice suggestione o sui due si è effettivamente scagliata una maledizione i cui effetti si vedranno nei prossimi episodi?

REGIA E MUSICA


L’episodio si conclude senza dare una risposta a questa domanda, lasciando tutti volutamente nel vuoto seppur s’intuisce fin da subito che quanto visto è solamente l’inizio. “Land Of Enchantment” non è che la premessa, infatti, su cui si muoverà poi tutta la trama orizzontale.
Un compito prettamente introduttivo di personaggi principali e di contesto per il pilot, tutto però realizzato nel modo migliore possibile. Come già detto, infatti, la primissima scena dimostra quanta falsità ci sia nel comportamento e nei gesti dei protagonisti. I successivi dialoghi sono poi un capolavoro nel mostrare le personalità e i caratteri dei personaggi senza perdersi in lunghi spiegoni o dissertazioni, pur restituendo un quadro completo del loro background.
Viene posta attenzione sui conflitti fra i vari protagonisti (in particolare i due coniugi e il regista-produttore) e i genitori di lei, anche grazie a un cast veramente ben azzeccato (straordinario Corbin Bernsen e il suo monologo sui pomodorini).
A questo si aggiunge un climax crescente di tensione, creato soprattutto grazie alla meravigliosa colonna sonora del musicista Daniel Lapotin che, grazie all’uso di una costante musica vaporvawe, crea un’atmosfera surreale e onirica in cui anche il gesto o la battuta più banale vengono amplificati in maniera da risultare ambigui e inquietanti.
In questo contribuiscono anche la fotografia e i movimenti di macchina che riprendono esattamente quelli di un ipotetico vero docu-reality, rendendo il tutto ancora più straniante.

HORROR SATIRICO


Quello che rimane più impresso, però, è l’accusa che lo show lancia a tutti quei prodotti televisivi che fanno leva sulle “storie vere” e sulla retorica dei white savior ricchi e fintamente progressisti. Un immaginario che evidentemente autori e regista, così come gli interpreti, conoscono bene così come i meccanismi che regolano un certo modo di fare televisione.
Bisogna vedere come e dove questa critica andrà a parare nelle prossime puntate, anche se già questa prima introduzione promette molto bene. Se non fosse il pilot di uno show orizzontale potrebbe tranquillamente essere un buon episodio di una serie antologica horror alla Black Mirror (compresi purtroppo alcuni cliché e plot twist un po’ troppo telefonati che comunque fanno parte del genere narrativo scelto).
Per fortuna è solo l’inizio e, arrivati a questo punto, non si vede l’ora di capire come la maledizione punirà (inevitabilmente) l’arroganza di questi due filantropi, fin troppo menefreghisti e avari per essere “genuinamente buoni”.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Regia e sceneggiatura
  • Satira horror molto crudele
  • Emma Stone e Nathan Fielder perfetti nei rispettivi ruoli
  • Scena della “maledizione”
  • Corbin Bernsen e il monologo sui pomodorini
  • Scena del “sesso a tre”
  • Musiche e scena finale
  • Una certa ingenuità nei personaggi e alcuni cliché tipici del genere horror che rendono il tutto un po’ troppo prevedibile
  • Episodio di pura introduzione della vicenda

 

Showtime e Paramount+ regalano un nuovo show a tema horror satirico a metà fra David Lynch e Jordan Peele. Una satira feroce sui “true reality” e sulla finta beneficenza dei ricchi progressisti dell’upper-class americana, interpretato magnificamente dall’inedito duo Emma Stone-Nathan Fielder. Non succede niente di che, ma la tensione palpabile riesce a catturare lo spettatore dall’inizio alla fine della puntata.

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Laureato presso l'Università di Bologna in "Cinema, televisione e produzioni multimediali". Nella vita scrive e recensisce riguardo ogni cosa che gli capita guidato dalle sue numerose personalità multiple tra cui un innocuo amico immaginario chiamato Tyler Durden!

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