1923 1×02 – Nature’s Empty ThroneTEMPO DI LETTURA 4 min

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1923 1x02 Recensione

Sin dal suo debutto nel 2018, Yellowstone ha avuto l’ambizione di utilizzare le vicende relative all’omonimo ranch per raccontare una moltitudine di storie. Sono presenti infatti vicende familiari; il rapporto tra l’uomo e la natura; le relazioni contemporanee con i Nativi Americani; la potenza soverchiante dei grandi fondi di investimento, che sono in grado di soggiogare intere comunità al loro volere; la resistenza e l’inevitabile accettazione, seppur malinconica, di un mondo che cambia velocemente persino nel Montana rurale. Questa ricchezza narrativa, che si esplicava tramite una moltitudine di personaggi, è stata accantonata, almeno in termini di numero di storyline, in 1883. Il prequel, infatti, si è concentrato in modo quasi esclusivo sul viaggio di una variegata dal Texas fino all’Oregon (o al Montana). Al contrario, 1923, sembra intraprendere una strada molto più simile alla serie madre. Se uno spettatore guardasse questo secondo episodio senza nessuna conoscenza pregressa sul mondo narrativo creato da Sheridan, probabilmente farebbe fatica a notare la centralità del ranch e della famiglia Dutton all’interno delle vicende. Jacob e Cara Dutton, infatti, sono stati tutto fuorché i protagonisti di “Nature’s Empty Throne”. La puntata, infatti, è divisa equamente a metà tra le avventure in Kenya di Spencer e la lotta di Teonna all’interno della scuola. Sullo sfondo, le vicende di una famiglia di rancher alle prese con una grave siccità e con lotte di vicinato.

LA PRIMA SERIE TV: LA LOTTA NELLA CATHOLIC BOARDING SCHOOL


Le Native American Boarding Schools rappresentano una pagina dolorosa – seppur spesso troppo dimenticata – della storia della Chiesa Cattolica. Nel corso di un viaggio in Canada nel luglio 2022, l’attuale Pontefice – Francesco I – ha per la prima volta rivolto delle scuse ufficiali a nome della Chiesa nei confronti delle comunità native del Nord America per i sistematici abusi consumatisi in quegli istituti per più di un secolo. Queste scuole erano finanziate dal governo degli Stati Uniti e avevano lo scopo di civilizzare e occidentalizzare le nuove generazioni di Nativi Americani. In altre parole, l’obiettivo era quello di eliminare dalla radice la cultura e l’identità di quelle comunità. L’istituzionalizzazione di queste scuole è testimoniata dall’incontro tra la nonna di Teonna e un funzionario pubblico, il quale le ricorda – con disprezzo e un non celato senso di superiorità – tutte le leggi dedicate esclusivamente all’educazione dei giovani Nativi.
Sebbene ciò non sia ancora stato detto nel corso degli episodi, il cognome della giovane Teonna è Rainwater, ed è difficile che ciò rappresenti una coincidenza. La sua costante ribellione nei confronti di Sister Mary e, in generale, delle due istituzioni che la suora rappresenta (la Chiesa Cattolica e il governo degli Stati Uniti) è mostrata tramite uno stile verista che contribuisce a far percepire la crudeltà che permeava quelle scuole in ogni loro aspetto. Dunque, questa prima serie tv contenuta all’interno di 1923 ha le caratteristiche – in senso positivo – di un film indipendente dedicato alle Boarding Schools per Nativi.

LA SECONDA SERIE TV: SPENCER DUTTON IN KENYA


La seconda serie tv contenuta all’interno di 1923, invece, ha la sua ambientazione in un posto molto diverso rispetto al Montana. Le vicende di Spencer Dutton nell’attuale Kenya sono completamente distanti, all’apparenza, da tutto ciò che è stato mostrato da Yellowstone e 1883 e, in teoria, da cosa ci si aspetterebbe di trovare in 1923. Tuttavia, la caccia ai grandi animali della Savana è l’ennesima variante della lotta dei Dutton contro tutto ciò che li circonda, dalla natura (si pensi alla siccità) a tutti gli altri esseri umani che non fanno parte del ranch.
L’ambientazione è sicuramente accattivante, così come l’idea di un avventuriero che si guadagna da vivere cacciando leoni e leopardi. Così come nel caso di Teonna, l’aspettativa è un ricongiungimento tra questa storyline e quella principale. Nell’attesa del ricongiungimento, lo spettatore può godere della piacevole visione della seconda serie tv dello show. Si tratta di classica serie d’avventura, condita anche da una storia d’amore con una ricca ereditiera. Un grande classico di Hollywood.

LA SERIE TV DI CONTORNO: I DUTTON E LO YELLOWSTONE


Paradossalmente, l’unico Dutton effettivamente protagonista in questa puntata è Spencer, che vive dall’altra parte del mondo. Cara Dutton appare solo in una scena, quando parla con Emma, la moglie di John Senior. Jacob, invece, appare in un paio di scene, peraltro significative. La lotta contro gli allevatori di pecore è utile per generare il monologo che racchiude lo spirito dei Dutton: la lotta per mantenere ciò che è loro. Una missione tramandata di generazione in generazione, fino ai giorni nostri.
Seppur marginale nel racconto complessivo della puntata, il monologo di un ispirato Harrison Ford è un momento significativo all’interno dell’universo narrativo dello Yellowstone. Esso, infatti, racchiude in poche parole la lotta condotta al giorno d’oggi dal suo pronipote John, Governatore del Montana. Nell’attesa di un maggiore minutaggio e di un ricongiungimento con le vicende di Teonna e Spencer, lo spettatore può godere anche della serie di contorno di 1923. Si tratta del prequel di Yellowstone e ne mantiene la forza scenica e narrativa. Non ci si può certo lamentare.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Monologo di Jacob a Jack
  • L’impiccagione con possibilità di sopravvivenza
  • Il verismo nel raccontare la lotta di Teonna
  • La nonna di Teonna e il funzionario pubblico
  • Spencer Dutton in Kenya
  • Forse troppo poco minutaggio per Jacob e Cara
  • Il rischio di eccessiva frammentazione della narrazione, con 3 vicende troppo separate tra loro

 

Tre serie in una: con 1923, Sheridan ambisce al salto di qualità definitivo per l’universo narrativo di Yellowstone. L’inizio è senza dubbio incoraggiante.

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Romano, studente di scienze politiche, appassionato di serie tv crime. Più il mistero è intricato, meglio è. Cerco di dimenticare di essere anche tifoso della Roma.

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