ACAB – La Serie 1×01 – Episodio 1TEMPO DI LETTURA 4 min

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recensione ACAB la serie 1x01Nel 2012 usciva nei cinema italiani il film ACAB – All Cops Are Bastards, primo tassello della “trilogia della Roma criminale” da parte del regista Stefano Sollima (che già si era fatto notare per la serie Romanzo Criminale), tratta da un romanzo del giornalista Carlo Bonini.
Un film che è rimasto tutt’oggi scolpito nell’immaginario collettivo per via delle tematiche proposte, inserite in un contesto socio-politico più che mai attuale.
Tant’è che Netflix deve aver pensato giusto inserendo quest’anno una nuova serie che riprende (oltre che il nome), personaggi, stile e stilemi della pellicola di Sollima, aggiornandoli in un contesto più attuale. Se ACAB – La Serie riuscirà però a replicare il successo della pellicola originaria è ancora presto per dirlo, soprattutto da questo primo episodio pilota che si presenta più che altro come presentazione di trama e personaggi principali.

“CELERINO FIGLIO DI PUTTANA!”


La serie si mostra fin da subito come un sequel del film del 2012. Ne è la prova il ritorno di Marco Giallini che qui interpreta nuovamente il personaggio di Mazinga, uno dei più iconici presenti nella pellicola, a garanzia di qualità di quello che si vedrà da qui in poi. Attorno a lui però si muovono nuovi personaggi, tutti comunque appartenenti al Corpo degli Agenti Anti-Sommossa della Squadra Mobile di Roma (i famosi “celerini”).
E, di fatto, lo scopo ultimo di questo episodio pilota è quello di presentare allo spettatori questi nuovi character e la trama orizzontale principale. Oltre a Mazinga dunque vengono presentati i personaggi del caposquadra Pietro Fura (Fabrizio Nardi), poliziotto di lungo corso e d’esperienza con problemi coniugali, Marta Sarri (Valentina Bellé vista anche in Romulus e Ferrari), madre single di una ragazzina di 13 anni, ma soprattutto Michele Nobili (Adriano Giannini), nuovo agente della Mobile di Roma con una nomea già ben consolidata che lo mette fin da subito a diretto confronto proprio con Mazinga.
Su questo scontro fra due diverse “visioni” d’intendere il proprio lavoro e su una nuova grana legale che pende sulla squadra dopo alcuni fatti violenti in Val di Susa si basa tutta la trama orizzontale dello show.
Da questo punto di vista l’episodio fa un buon lavoro di presentazioni delle varie storylines mantenendo comunque il focus principale del film originario ovvero mostrare le contraddizioni e il lavoro quotidiano di questi particolari reparti della Polizia, senza giudicare ma offrendo un quadro umano il più possibile dettagliato.

REGIA ANONIMA


Tutti i personaggi, infatti, si muovono in una “zona grigia” fra legalità e illegalità, ed è di fatto il bello dello show, com’era anche nel film di Sollima, che comunque rimane presente anche all’interno dello show in qualità di produttore esecutivo. Il che è anch’esso sinonimo di garanzia anche se si fatica piuttosto a trovare traccia di originalità nella “nuova” regia di Michele Alhaique, qui “erede” del lavoro di Sollima dopo l’esordio nel mondo della serialità con Romulus e Non Uccidere.
Non che anche questo show manchi di guizzi creativi, fra azioni frenetiche e soggettive sui volti dei poliziotti nel momento dell’azione. Tuttavia, questo primo episodio pilota risulta un po’ sciatto nella sua lentezza e nell’ansia di dover dare un quadro completo a tutti i character presentati.
E, per di più, risulta molto dipendente proprio dallo stile di Sollima, per cui non aggiunge molto altro a quanto lo spettatore del film abbia già visto. E neppure potrebbe risultare così interessante da seguire per lo spettatore neofita che sicuramente ha già presente numerose serie tv riguardanti lo stesso tema delle “zone grigie” della polizia che, nel frattempo, sono uscite in ogni parte del mondo (due esempi a caso: l’inglese Criminal Record o la spagnola Antidisturbios) con uno stile ben più innovativo.

CONCLUSIONI


Detto questo comunque il prodotto in sé merita sicuramente una visione e la chance, da parte dello spettatore, di procedere almeno nell’episodio successivo. Questo per il cast di interpreti scelti, che comunque rimane di grande qualità. E anche perché (purtroppo) nonostante siano passati ben 13 anni dall’uscita del film di Sollima, le tematiche descritte e le questioni poste nella pellicola originaria rimangono oggi più che mai d’attualità, per cui lo show si presta bene per riaccendere il dibattito su di esse o per suscitare riflessioni. Si può tranquillamente dare, quindi, all’episodio un Save che è più che altro un invito per lo spettatore, a dare fiducia a questa nuova serie targata Netflix.

 

THUMBS UP 👍 THUMBS DOWN 👎
  • Marco Giallini è di nuovo Mazinga!
  • Personaggi sfaccettati e interessanti e una tematica che coinvolge sempre
  • Primo episodio di mera introduzione e non così impattante come dovrebbe essere

 

Torna il personaggio interpretato da Marco Giallini in quello che è di fatto un sequel del film ACAB – All Cops Are Bastards del 2012. La trama orizzontale riguarda una nuova grana legale per la Squadra Anti-Sommossa e l’arrivo di un personaggio che è destinato a sconvolgere la caserma di Roma. Tutto interessante ma episodio pilota un po’ troppo sbrigativo e facilone.

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Laureato presso l'Università di Bologna in "Cinema, televisione e produzioni multimediali". Nella vita scrive e recensisce riguardo ogni cosa che gli capita guidato dalle sue numerose personalità multiple tra cui un innocuo amico immaginario chiamato Tyler Durden!

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