Dopo otto puntate dall’andamento piuttosto altalenante, apparentemente gli autori hanno finalmente capito che eliminare dialoghi totalmente irrealistici farciti di improbabili metafore e riferimenti che nessuno utilizzerebbe nella vita reale, tornando invece a regalare interessanti svolte narrative è la cosa giusta da fare.
Il risultato è “Game Theory Optimal”, un episodio finalmente in grado di regalare emozioni, una trama avvincente e colpi di scena effettivamente efficaci. In questa trama complessa si svelano profondi temi universali e dilemmi etici che fanno eco alle problematiche centrali della società contemporanea, tessendo una rete di eventi e presentando una costante evoluzione dei personaggi principali. L’analisi del potere, delle sue dinamiche e delle sue ombre, in questo episodio, raggiunge un apice inatteso, culminando in scene che fanno da spartiacque per le vicende future dei protagonisti, il tutto condito dalla già citata autenticità nella scrittura dei dialoghi, che sicuramente non guasta.
MAKE AMERICA BOLD AGAIN
Fin dall’apertura, un’atmosfera densa avvolge lo spettatore: l’episodio riesce a tributare New York City, una città che ha sempre rappresentato un personaggio a sé stante nella serie, offrendo un ritorno nostalgico ai luoghi iconici e agli scorci metropolitani che hanno ospitato momenti cruciali nella narrazione. Questo episodio rende omaggio alla città in modo genuino, avvicinando gli spettatori alla sua vibrante essenza e la metropoli, vibrante e pulsante, è un palcoscenico perfetto per gli scontri titanici tra questi giganti finanziari.
Si abbandona, come già menzionato in apertura di recensione, quella tendenza precedente di affollare i dialoghi con metafore e riferimenti alla cultura americana, spesso estranei alla realtà di una conversazione quotidiana e, la cena tra Chuck e l’ex commissario della NYPD, ad esempio, va ben oltre un semplice scambio di battute, svelando una profonda riflessione sull’etica, sulla giustizia e sulle difficili decisioni morali.
In particolare, la rappresentazione di Mike Prince come una figura di potere sempre più ambigua e potenzialmente pericolosa, sottolinea le problematiche esistenti nella politica americana odierna. Il suo personaggio riflette le complessità e le contraddizioni di una figura al potere, svelando le sfaccettature di un leader che potrebbe rappresentare, al contempo, sia una minaccia che una speranza per il paese. Il modo in cui la serie dipinge il conflitto tra individualismo e collettivismo, tra ambizione personale e responsabilità pubblica, è sottolineato in modo brillante attraverso il contrasto tra Chuck e Prince. E il parallelismo tracciato tra lui e le figure storiche che, nonostante la loro folle ambizione, sono riuscite a consolidare il loro potere grazie all’acquiescenza dei loro sottoposti, pone interrogativi profondi sulle dinamiche di potere e sulle decisioni prese per il bene superiore.
ALL IN!
La peculiarità di Billions risiede anche nella capacità di amalgamare teoria e pratica, come dimostrato dall’accurato intreccio tra la teoria dei giochi e le mosse strategiche dei personaggi in questo episodio. La dinamica tra strategia e azione, tra calcolo e intuito, riflette il battito cardiaco di un mondo dove ogni mossa potrebbe significare trionfo o rovina. La mossa audace di Chuck, di registrare un video in cui ammette tutti i suoi illeciti passati, e l’offerta di tale video a Wags come prova di fiducia, è un esempio lampante di come il personaggio cerchi di giocare la sua “partita perfetta”, cercando di bilanciare bluff e mosse sincere in una perfetta strategia di Game Theory Optimal.
Per chi non lo sapesse, mettere in pratica una GTO sostanzialmente vuol dire giocare (di solito se ne parla nell’ambito del poker) in un modo che non sia exploitabile, ovvero che non possa essere attaccato con successo dal proprio avversario. L’obiettivo è quello di giocare in maniera tale da risultare vincenti sul lungo periodo indipendentemente da ciò che fanno gli avversari. La strategia opposta è invece quella exploitativa, che significa non preoccuparsi della teoria pensando solo a ottenere un vantaggio dalle debolezze dell’avversario.
Sarà da vedere quanto questo azzardo si rivelerà vincente, soprattutto tenendo conto del fatto che Chuck, nel corso degli anni, ha portato a casa un numero considerevole di inculate sconfitte, e in questo caso perdere significherebbe la fine del character e della sua vita lavorativa e non solo.
In un mondo in cui la lealtà può essere effimera, queste dimostrazioni estreme di fedeltà e integrità sono sia scioccanti che profondamente comprensive. Ciò evidenzia quanto i protagonisti siano disposti a rischiare pur di ottenere il potere e il controllo, mettendo in gioco non solo la loro carriera, ma anche la loro integrità personale e morale.
Dopo la generale lentezza degli episodi precedenti, questa puntata rappresenta finalmente il trampolino di lancio per i grandi colpi di scena che si preannunciano nelle ultime puntate della stagione. Questa accelerazione della trama suggerisce una crescente sensazione di pericolo, una tempesta che si avvicina e che minaccia di spazzare via tutto sul suo cammino. La proverbiale quiete prima della tempesta, una lentezza necessaria che costruisce un crescendo di anticipazione per il pubblico.
MICHAEL PRINCE OF DARKNESS
Mike Prince, nel corso di questa serie, si è sempre distinto come un personaggio che incarna l’astuzia, l’ambizione e la determinazione. Nell’ultimo episodio, questa personalità stratificata raggiunge nuove profondità, rivelando un lato ancora più calcolatore e strategico. Confrontato con un tentativo di tradimento all’interno della sua cerchia ristretta, la sua reazione è emblematica della sua abilità di gestire crisi. Invece di cedere all’impulsività o alla vendetta diretta, Prince orchestra un piano ben ponderato: promuove Wendy a un ruolo chiave, solo per rivelare successivamente che ha acquisito segretamente l’azienda, relegando Wags a un ruolo marginale e, in pratica, “immobilizzando” Taylor sia dal punto di vista finanziario che lavorativo. Grazie all’uso di telecamere nascoste, Prince è riuscito a scoprire la congiura contro di lui, dimostrando ancora una volta la sua attenzione ai dettagli e la sua determinazione nel proteggere il suo impero. Queste decisioni, ognuna caratterizzata da una freddezza e da una precisione meticolose, riflettono una profondità di pensiero e una previsione che pochi altri personaggi della serie hanno mostrato finora.
Prince non solo dimostra di rimanere impassibile di fronte al tradimento, ma sottolinea anche la sua capacità di essere sempre un passo avanti rispetto ai suoi nemici, manipolando la narrativa e controllandone gli esiti. Oltre alla sua capacità di anticipare e neutralizzare le minacce, anche e soprattutto grazie ai suoi fidati collaboratori, mantenendo al contempo una facciata di pacatezza e controllo, l’anticipazione cresce ora verso un imminente scontro faccia a faccia con Bobby Axelrod, promettendo ulteriori scintille e rivoluzioni a livello narrativo.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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In questa puntata, Billions ha riaffermato – almeno temporaneamente – il suo status di serie televisiva di rilievo, capace di affrontare temi complessi con acutezza e profondità, mantenendo sempre un ritmo avvincente. Con un’equilibrata fusione di tensione, pathos e riflessione, Billions si mostra qui sotto una delle sue luci migliori. Grazie alla notevole abilità degli sceneggiatori nel creare una storia densa e articolata, dove ogni personaggio sfaccettato contribuisce in modo significativo, si dà vita a una trama che non solo rapisce, ma che, attraverso le manovre strategiche, le decisioni ponderate e le alleanze inaspettate dei protagonisti, tiene lo spettatore in uno stato di costante attesa e crescente anticipazione. Questa attenzione ai dettagli, palpabile in ogni momento, alimenta un’irresistibile curiosità riguardo al futuro sviluppo degli eventi, rendendo questo episodio, senza alcuna esitazione, uno tra i più raffinati e magneticamente coinvolgenti di tutta la stagione
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Ventinovenne oramai da qualche anno, entra in Recenserie perché gli andava. Teledipendente cronico, giornalista freelance e pizzaiolo trapiantato in Scozia, ama definirsi con queste due parole: bello. Non ha ancora accettato il fatto che Scrubs sia finito e allora continua a guardarlo in loop da dieci anni.