Daredevil: Born Again presenta il suo primo episodio di raccordo che naturalmente porta avanti comunque un pezzo di trama orizzontale, ma vuole soprattutto concedere ai propri spettatori una pausa di riflessione su quanto visto finora.
Infatti, dopo il mirabile cliffhanger finale del precedente episodio, che chiudeva la questione Hector Ayala/White Tiger (almeno per il momento per sempre visto che purtroppo Kamar de los Reyes è morto di cancro dopo le riprese), gli sceneggiatori scelgono di dare un’accelerata al percorso di evoluzione dei due co-protagonisti dello show.
Ovviamente “dare un’accelerata” dopo ben tre episodi che, nel loro insieme, sono stati alquanto adrenalinici (almeno in tribunale) sarebbe stato forse un po’ troppo esagerato per dei personaggi che, già di per sé, hanno già affrontato cambiamenti non da poco. E, soprattutto, non ne avrebbe giovato al ritmo narrativo, considerando che comunque si tratta di una serie abbastanza lunga (almeno per gli standard odierni delle miniserie Disney+) e si tratta “solamente” del quarto episodio.
Ecco, dunque, che questo “Sic Semper Systema” vira, quasi naturalmente, verso una puntata molto più riflessiva che non d’azione. Dialoghi comunque sempre molto interessanti e che sul finale incidono molto sul cambiamento dei due, sempre più vicini a far uscire le loro rispettive nature, finora tenute debolmente a freno.
IL RITORNO DEL PUNITORE
Matt Murdock: “I did what I had to do. And I let the system take care of the rest…”
Frank Castle: “Oh! You and your goddamn system! Christ! So what now? Every day, Bullseye goes to the chow hole, eats his slop, you know he gets to breathe the same air that you breathe. You feel good about that?”
Il momento più “alto” di tutto l’episodio, manco a dirlo, è naturalmente il ritorno sulle scene di Frank Castle (Jon Bernthal) aka The Punisher. Ritorno molto atteso dai fan che non vedevano l’ora di rivedere Jon Bernthal nei panni del famoso character della Marvel. Ma soprattutto per scoprire finalmente il significato dei misteriosi tatuaggi, già comparsi in questo show, con il suo logo.
È lo stesso Castle a rivelare che, da qualche tempo, dei fan-boy un po’ troppo solerti tendono a fare i “vigilanti” usando il suo simbolo. Purtroppo anche molti membri delle forze dell’ordine, cosa che porta inevitabilmente Matt a scontrarsi, di nuovo, con queste e con il detective Powell (Hamish Allan-Headley), principali sospettati della morte-esecuzione di Hector Ayala.
Al di là di questo (e della pessima soluzione narrativa per fare arrivare Matt nel covo di Frank), la scena si caratterizza per uno cambio di opinioni molto acceso fra Matt e Frank sul tema della giustizia e di come il “Sistema” giuridico (e democratico), sebbene rimanga come faro da seguire, presenti ben più di una falla al suo interno. Si tratta di un dialogo molto intenso e ben scritto, a cui si aggiunge un’interpretazione struggente di Charlie Cox che non poche battute (almeno rispetto a quelle di Bernthal), riesce a rendere più reale il dolore di Matt Murdock, ancora con degli evidenti sensi di colpa per la morte di Foggy.
THE SOPRANOS IN SALSA MARVEL
L’altra grande storyline orizzontale è, come al solito, quella dell’altro lato della medaglia, ovvero quella di Wilson Fisk (Vincent D’Onofrio). Questo si divide fra gli impegni istituzionali, con una realtà che si scontra spesso con le promesse elettorali, e i problemi coniugali con la moglie Vanessa (Ayelet Zurer).
Quest’ultimo aspetto è quello che viene maggiormente risaltato, in parte perché è quello che potrebbe più facilmente ricollegare Kingpin a Daredevil (per via della conoscenza comune con la dottoressa Glenn), ma soprattutto perché mette più in risalto il lato più sensibile e, allo stesso tempo, oscuro di Fisk. Anche qui non si ha molta azione o colpi di scena particolari. In compenso c’è una tensione sempre più crescente che esplode nella scena finale, in cui viene mostrata la vera natura del personaggio di D’Onofrio, finalmente rivelata rispolverata.
Una sorta di The Sopranos in salsa Marvel, dunque. Un paragone qui più che mai ironico, dal momento che uno dei personaggi dello staff di Wilson, Daniel, è interpretato proprio da Michael Gandolfini, figlio del compianto James, protagonista dello storico show HBO. Ed è proprio il personaggio di Daniel ad essere maggiormente approfondito in questo episodio. E quindi quello che potrebbe riservare più sorprese in futuro visto il legame che s’instaura qui fra lui e il suo “mentore”.
PICCOLE COSE CHE CONTANO
Ma sono soprattutto le interpretazioni di Vincent D’Onofrio e Ayelet Zurer a farla da padrone. I due attori si rivelano una formidabile coppia di psicopatici. Anche in questo caso, sono i dialoghi ad essere incisivi, in una puntata che fa delle parole il suo punto di forza ma anche il suo difetto principale, perdendosi, a volte, nell’auto-compiacimento degli sceneggiatori, a scapito del proseguimento della trama.
In questo senso, una menzione a parte va fatta per la storyline di Leroy (Charlie Hudson III), un piccolo criminale la cui storia è, all’apparenza, un semplice riempitivo. In realtà si tratta di un altro importante tassello per la “rinascita” di Daredevil e, comunque, interprete di un altro notevole dialogo con Matt Murdock. Da qui in poi, soprattutto dopo l’ennesimo cliffhanger finale (che rivela un nuovo personaggio misterioso), si spera che i due co-protagonisti si rivelino sempre di più nella loro vera natura. E che la dimostrino anche con le azioni e non solo a parole.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Episodio che serve unicamente a mettere in mostra i dilemmi morali dei due co-protagonisti. Una serie di scene perlopiù dialogiche (a volte, anche troppo) che culmina in un cliffhanger finale ad alta tensione. È evidente l’intento di smorzare i toni dopo tre episodi molto adrenalinici, anche se il tutto poteva tranquillamente essere smezzato fra un episodio e l’altro.
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Laureato presso l'Università di Bologna in "Cinema, televisione e produzioni multimediali". Nella vita scrive e recensisce riguardo ogni cosa che gli capita guidato dalle sue numerose personalità multiple tra cui un innocuo amico immaginario chiamato Tyler Durden!