Ormai dimenticato il bad boy Pacey Witter, la carriera di Joshua Jackson si è spinta sempre più verso tinte dark. Dopo la vera e propria consacrazione con Fringe, seguita da una serie di ruoli secondari, l’attore canadese è tornato al centro del piccolo schermo qualche anno fa con Dr. Death nei panni dello psicopatico Christopher Duntsch (serie tra l’altro basata su fatti realmente accaduti).
Tolto il camice è tempo di indossare la toga, per un nuovo personaggio che, tuttavia, porterà Joshua Jackson ad uno stesso epilogo.
Arriva così il nuovo progetto targato Paramount+, Fatal Attraction, serie proposta in 0tto episodi con i primi tre rilasciati in un unico blocco dalla piattaforma.
ATTRAZIONE FATALE
Ad una prima occhiata, il nome della serie non può certo passare in sordina dato che tutti avranno sentito parlare dell’omonima opera datata 1987. Film distribuito sempre da Paramount Pictures, Fatal Attraction si era presentato nelle sale cinematografiche come uno psychological thriller che aveva sicuramente attratto l’attenzione della critica ma aveva anche lasciato dietro di sé pareri controversi a causa dei temi trattati per l’epoca. Controversie che non avevano intaccato la qualità della pellicola che ha potuto contare su un enorme successo al box office (320 milioni di dollari guadagnati contro i 14 di budget) e un comparto sia tecnico che artistico di altissimo livello.
A dirigere Fatal Attraction del 1987 c’era infatti Adrian Lyne, mentre la sceneggiatura era stata presa in carica da James Dearden. Il tutto senza dimenticare il cast che contava attori del calibro di Michael Douglas, Glenn Close e Anne Archer. Per un risultato ampiamente favorevole che ha portato Fatal Attraction a rientrare tra i film più iconici della storia del cinema.
“Irresistible impulses are irresistible.”
Stando alle cronache, un primo adattamento televisivo del film era già stato tentato dalla FOX nel 2015 e vedeva in sala scrittura Maria e Andre Jacquemetton, nomi ben conosciuti sul piccolo schermo in quanto produttori esecutivi di Mad Men. Un tentativo conclusosi in un nulla di fatto, con il progetto definitivamente cancellato nel 2017.
Ma la trasposizione televisiva era solo questione di tempo. La rivisitazione che Paramount propone più di 30 anni dopo segue a grandi linee il plot originale ma con alcune diversificazioni che sono sicuramente frutto di una nuova concezione generale. Fatal Attraction versione serie tv è sviluppata da Alexandra Cunningham e Kevin J. Hynes, è concepita come un erotic psychological thriller e, seppur basata sulla pellicola di James Dearden, subisce ovviamente una rilettura in chiave moderna.
Come anticipato ad inizio recensione, il protagonista della storia, Dan Gallagher, è interpretato da Joshua Jackson mentre i personaggi femminili impegnati nei ruoli di Beth Gallagher e Alex Forrest sono portati in scena rispettivamente da Amanda Peet e Lizzy Caplan.
VERSIONE MODERNA
L’attuale Fatal Attraction si presenta in maniera semplice ma allo stesso tempo dinamica nel suo racconto, soprattutto grazie all’alternarsi tra la storia presente e l’utilizzo dei flashback. Le scene ambientate nel passato occupano la maggior parte del racconto dato che sono il fulcro vero e proprio degli eventi che vedono protagonisti i personaggi di Dan e Alex. Poco invasivi, distribuiti ad inizio e fine episodio, i momenti ambientati nel presente che mostrano uno status quo che definisce subito quello che sarà l’epilogo di quanto si vedrà nei flashback.
A conti fatti, l’interesse che la serie cerca di attirare sta tutta nelle modalità in cui accadranno i fatti, dato che gli eventi in sé sono abbastanza scontati e sottointesi.
Il racconto del pilot inizia con la vita perfetta di Dan Gallagher: marito, padre, procuratore di successo e vicino ad una promozione come giudice. Un quadro idilliaco per il protagonista che prenderà una prima deviazione da tutta questa apparente perfezione a causa della mancata promozione. A questo punto, dovrebbe entrare in scena in maniera più sfacciata Alex, e ciò avviene ma con meno prepotenza di quanto ci si poteva aspettare. E qui emerge il primo difetto dell’episodio.
Nonostante un cliffhanger abbozzato nel finale, l’intero pilot assume il compito di mera preparazione per quella che sarà la relazione tra Dan e Alex, non arrivando mai all’incontro ravvicinato. Una scelta che ha sicuramente senso a livello narrativo, soprattutto se si considerano i primi tre episodi rilasciati insieme da Paramount+ e che quindi possono (e devono) essere giudicati nell’insieme. Tuttavia, prendendo in esame il solo pilot, la mancanza d’iniziazione di questa relazione e, di conseguenza, la messa un po’ in disparte della figura di Alex, portano l’episodio a subire la perdita di quella scintilla che avrebbe sicuramente provocato un’attrazione maggiore.
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Non proprio un’attrazione fatale ma quel tanto che basta per catturare lo spettatore e continuare la visione.
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Nata con la passione per telefilm e libri, cresciuta con quella per la scrittura. Unirle è sembrata la cosa più naturale. Allegra e socievole finché non trova qualcosa fuori posto, il disordine non è infatti contemplato.
Tra una mania e l'altra, si fa carico di un'estenuante sensibilità che la porta a tifare per lo sfigato di turno tra i personaggi cui si appassiona: per dirla alla Tyrion Lannister, ha un debole per “cripples, bastards and broken things”.