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Amsterdam

Negli anni '30, tre amici assistono a un omicidio, vengono incastrati per questo e scoprono una delle trame più oltraggiose della storia americana.

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Negli anni ’30, tre amici assistono a un omicidio, vengono incastrati per questo e scoprono una delle trame più oltraggiose della storia americana.

 

Di Amsterdam la cosa che balza all’occhio è il cast prima ancora della storia: Christian Bale, Margot Robbie, John David Washington, Chris Rock, Anya Taylor-Joy, Michael Shannon, Timothy Olyphant, Rami Malek, Robert De Niro e anche una veloce comparsata di Taylor Swift. Un cast ampio, variegato e dall’alta qualità indiscutibile; ma tutto ciò non può bastare se gettato all’interno di un film alla cui base manca una sceneggiatura valida. E, si badi bene, non si sta scrivendo semplicemente di una sceneggiatura “non sufficiente”, bensì della totale mancanza di una storia. David O. Russell, al ritorno in cabina di regia dopo Joy (2015), confeziona un film che cerca una complicata commistione tra thriller/drama e comedy attingendo a piene mani dallo stile di Wes Anderson e Taika Waititi. Un risultato osceno visto che le oltre due ore di visione risultano acerbe e prive di energia scenica.

Let the love, murder, and conspiracy begin.

Di cosa cerca di parlare Amsterdam? Alla base della pellicola c’è il Business Plot, una presunta cospirazione politica che nel 1933 ha mirato nel rovesciare il governo del Presidente Roosevelt per vestire del ruolo di dittatore il generale Smedley Butler, così da creare un governo di stampo fascista, all’epoca corrente politica sempre più in voga in Europa. A bloccare questa cospirazione si ritroveranno, loro malgrado, un dottore (Christian Bale), un’infermiera (Margot Robbie) e un avvocato (John David Washington).
La storia potrebbe quanto meno sembrare intrigante e sulla carta si può tranquillamente affermare che lo sia. Tuttavia, la scelta registica di votare il racconto ad un mix di thriller-comedy destituisce l’intera valenza narrativa creando estrema difficoltà nel pubblico a seguire le vicissitudini dei protagonisti.
La prima parte della pellicola, per esempio, è votata all’inseguimento di Burt (Bale) e Harold (Washington), ricercati per omicidio e più volte minacciati di essere prossimi all’arresto. Cosa che effettivamente non accadrà mai. A fare da contorno poi ci sono i dialoghi spesso e volentieri inverosimili sia per la loro costruzione, sia per gli stessi argomenti trattati.
Una scelta quest’ultima che si presenta in linea con i due protagonisti, veterani di guerra e palesemente sconvolti dagli avvenimenti di cui sono stati loro malgrado testimoni durante quel periodo.

Mi sono presentato di fronte alla Commissione del Congresso, la più alta rappresentazione del popolo americano, sotto mandato, per parlare delle attività di cui sono venuto a conoscenza, che credo possano portare a un tentativo di istituire una dittatura fascista.
Il piano che mi è stato illustrato era quello di formare un’organizzazione di veterani da usare come bluff o come società, per intimidire il governo e abbattere le nostre istituzioni democratiche.

Dopo la visione della storia resta veramente poco e, se interrogato, lo spettatore avrebbe non poche difficoltà a spiegare di cosa tratti in soldoni la pellicola. La storia è raffazzonata, mal esposta ed eccessivamente aggrovigliata. E, attenzione, non si tratta di una confusione dettata dalla tipologia di racconto e dall’intricata matassa di fatti e avvenimenti, bensì da una gestione pessima a livello di sceneggiatura.
La critica più brutale sarebbe quella di additare Amsterdam come una vera e propria perdita di tempo; una perdita che si è tradotta anche in termini economici perché il film di David O. Russell è stato un vero e proprio flop al botteghino traducibile in circa 100 milioni di perdita per la 20th Century Studios.
Ciò che lascia veramente basiti è il peso specifico del cast e dei nomi che stanno dietro questa produzione.
Gli attori e le attrici già sono stati citati e, per quanto ognuno di noi abbia i propri conti da saldare, forse ritrovarsi incastrati in pellicole di questo tipo sarebbe da evitare. Lo stesso David O. Russell è lo stesso di American Hustle, The Fighter e Silver Linings Playbook (arrivato in Italia con il titolo Il Lato Positivo). Alla fotografia il film vanta, inoltre, Emmanuel Lubezki, vincitore di tre Oscar alla Fotografia (Gravity, Birdman e The Revenant). La qualità è proprio un aspetto che non è mancato, almeno per quanto riguarda la scelta dei nomi altisonanti. Ma sono abbastanza inutili se poi la storia è blanda, non accattivante, senza senso e per giunta si protrae per oltre 130 minuti. La retorica dei veterani di guerra viene gestita altresì malamente, a tratti ridicolizzata: l’enfasi della comedy prevale sulle tematiche drama creando un mix a tratti imbarazzante. L’unico vero spunto interessante è il parallelo tra realtà e finzione che viene messo a nudo nel finale unitamente al monologo di Burt riguardo l’imperituro scontro tra amore e odio. Il resto è un bieco nulla.

È così che si affronta un mondo come questo. Devi avere amore nel cuore per vivere. È l’amore contro l’odio. Io amo la mia vita. E le persone che ne fanno parte. Perfino Beatrice. E la limpida, non portoghese, sono innamorato di lei, Irma. Milton. Shirley dell’ufficio, e Morty. Il mosaico. E tutto ciò che c’è all’interno. Anche il mio occhio di vetro. Il cane di Dillenbeck, e la bouillabaisse che non abbiamo assaggiato. Ognuno di noi costruisce un mosaico. La nostra opera personale. A questo, e a quello. Pensandoci bene… l’amore non è abbastanza. Devi combattere per proteggere la gentilezza. Ti affezioni alle persone e alle cose. E potrebbero spezzarti il cuore. Ma così è vivere. Il busto che odiavo tanto mi ha salvato dal proiettile. E noi tre… abbiamo contribuito a fermare questo terribile complotto. Burt Berendsen, Harold Woodman, e Valerie Voze.


Un film non è da bollare come insufficiente semplicemente perché si rifugia nel puro e semplice intrattenimento senza alcun interesse verso tematiche ben più importanti. Non deve esistere la demonizzazione a priori, quindi ben vengano le pellicole action o i film “alla Michael Bay” se girati e scritti con un minimo di raziocinio.
Amsterdam, tuttavia, non può rientrare in alcun modo nei film di questa tipologia essendo in totale mancanza di una scrittura anche solo sufficiente. David O. Russel fa un totale buco nell’acqua la cui unica ancora di salvezza dal ricevere votazioni ben più basse è collegata all’ottimo cast a cui si è appoggiato. Un cast che, evidentemente, si è ritrovato in ristrettezze economiche a tal punto da essere costretto ad accettare questo lavoro. Un vero peccato per tutti, specialmente per il pubblico.

 

TITOLO ORIGINALE: Amsterdam
REGIA: David O. Russell
SCENEGGIATURA: David O. Russell
INTERPRETI: Christian Bale, Margot Robbie, John David Washington, Andrea Riseborough, Anya Taylor-Joy, Chris Rock, Michael Shannon, Taylor Swift, Timothy Olyphant, Rami Malek, Robert De Niro
DISTRIBUZIONE: 20th Century Studios
DURATA: 134′
ORIGINE: USA-Canada, 2022
DATA DI USCITA: 07/10/2022

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Conosciuto ai più come Aldo Raine detto L'Apache è vincitore del premio Oscar Luigi Scalfaro e più volte candidato al Golden Goal.
Avrebbe potuto cambiare il Mondo. Avrebbe potuto risollevare le sorti dell'umana stirpe. Avrebbe potuto risanare il debito pubblico. Ha preferito unirsi al team di RecenSerie per dar libero sfogo alle sue frustrazioni. L'unico uomo con la licenza polemica.

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