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Memory

Un assassino su commissione scopre di essere diventato un bersaglio dopo essersi rifiutato di completare un lavoro per una pericolosa organizzazione criminale.

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Un assassino su commissione scopre di essere diventato un bersaglio dopo essersi rifiutato di completare un lavoro per una pericolosa organizzazione criminale.

 

Michael Bay sta alle esplosioni così come Liam Neeson sta agli action thriller che vedono tra i personaggi un sicario su commissione o una persona in cerca di vendetta.
Memory è solo l’ultima fatica cinematografica dell’attore nordirlandese che, tuttavia, si presenta nella pellicola in grande affanno. La sensazione durante la visione è di avere di fronte un attore inadatto al ruolo per cui è stato scritturato per evidente difficoltà anagrafica. Un po’ come Steven Seagal nel badass di turno da dieci anni a questa parte.
Gli anni passano per tutti, compreso Neeson che evidentemente non sembra esserne conscio. Il film, se il casting fosse stato fatto seguendo una logica differente, non avrebbe potuto comunque ambire ad una valutazione tanto più alta visto che, accantonato il lato action, Memory è inguardabile sotto quasi tutti i punti di vista.
La sceneggiatura si piega alle necessità della storia, predisponendo i personaggi esattamente nel luogo in cui sono necessari e facendo loro compiere ciò di cui c’è bisogno. Non c’è profondità nell’analisi dei personaggi (fatta eccezione per Neeson che “non uccide i bambini”); non c’è attenzione ai dettagli; quasi due ore di deus ex machina destabilizzanti.
Se l’unico aspetto che poteva salvare la pellicola era l’action, interpretato da un Liam Neeson più vicino alla pensione che ai tempi d’oro di Taken, allora è facile intuire la bassa valutazione del film.

His mind is fading. His conscience is clear.

Memory non è una sceneggiatura originale essendo un remake di un film belga, adattamento di un romanzo di Jef Geeraerts. Il film racconta di un sicario, Alex Lewis (interpretato, per l’appunto, da Neeson), alle prese con problemi sempre più evidenti di Alzheimer, che si ritrova a rifiutare un incarico e per questo costretto alla fuga. E alla vendetta.
Un contract killer con l’Alzheimer. Questo plot probabilmente potrebbe essere facilmente adattato in una comedy considerati i vari retroscena umoristici che un’accoppiata del genere potrebbe creare. Cose che accadono anche in Memory: pillole con prescrizione dimenticate sulla scena del delitto; una pen drive contenente delle informazioni importantissime nascosta in un luogo che Alex si è dimenticato; dati ed indirizzi segnati a penna sul braccio; tremori alla mano mentre punta la pistola alla tempia di una vittima. Insomma, l’aspetto action del film viene quasi totalmente ridicolizzato.
All’interno del cast compaiono anche Guy Pearce e Monica Bellucci che a loro modo non aiutano il povero Neeson, in già evidente difficoltà. Curiosità particolare per l’attrice italiana: il film è stato girato in USA e quindi in inglese. L’attrice ha quindi dovuto ridoppiarsi. Il risultato? Da recuperare solo per i più coraggiosi che vogliono arrischiarsi in questa ricerca della verità.

La memoria è una bastarda. E quanto alla giustizia… non è garantita.

Il film si mantiene nei consueti binari del genere fino a quando, come si scriveva poco sopra, Alex viene incaricato di uccidere una ragazzina. Il killer su commissione si rifiuta, minaccia il proprio mandante e dopo una serie di sparatorie e tentativi di vendicarsi per proprio conto sembra allearsi con la polizia a cui inizia a fornire informazioni e nomi utili. Un cambio di fazione che viene giustificato da un monologo di Alex, al telefono con l’agente Serra (Guy Pearce), molto simile a quello di Jules nella tavola calda nel finale di Pulp Fiction. Un’ammissione di colpa che cerca di emulare la poetica del film del 1994 riuscendoci solo in minima parte e consegnando al pubblico una prospettiva di dubbia etica e morale in cui, per avere giustizia, tutto è concesso. Quanto meno in Law Abiding Citizen la tematica della “giustizia privata” era alla base stessa del racconto; qui, invece, diventa turning point del racconto e giustificazione dei potenti che si coprono le spalle a vicenda.

Linda: “Sant’Inez. Veniamo a te perché le nostre preghiere giungano a Dio Padre.”
Vincent: “Che succede?”
Linda: “Possa tu proteggere tutti i bambini dalle impurità del mondo.”
Vincent: “Mi hai appena fornito un alibi?”
Linda: “Amen.”


Memory è un action thriller dove la parte thriller vive dei cliché peggiori del genere, servendosi delle enormi mancanze nella stesura della sceneggiatura per fare in modo che la storia prosegua e i personaggi facciano esattamente ciò che è necessario fare. La parte action, d’altra parte, si ritrova di fronte i consueti personaggi immortali, mancati da ogni singola pallottola (tranne quando devono effettivamente uscire di scena). Ulteriore capitolo negativo sono gli interpreti: Liam Neeson è chiaramente fuori dal ruolo eppure nessuno sembra ravvedersene; Guy Pearce non pervenuto e totalmente isolato; Monica Bellucci inascoltabile e inguardabile.
La pellicola rappresenta, quindi, un grande fallimento del genere, complice anche una sceneggiatura inadeguata e la malsana decisione di chiudere il racconto con una banalità dietro l’altra. Si spera che Liam Neeson decida di non fare la fine di Steven Seagal, altrimenti questo sarà solo il primo di una lunga lista di film che non andavano nemmeno pensati.

 

TITOLO ORIGINALE: Memory
REGIA: Martin Campbell
SCENEGGIATURA: Dario Scardapane (screenplay); basato sul romanzo De Zaak Alzheimer di Jef Geeraerts
INTERPRETI: Liam Neeson, Guy Pearce, Monica Bellucci, Harold Torres, Taj Atwal, Ray Fearon, Daniel de Bourg
DISTRIBUZIONE: STXfilms
DURATA: 114′
ORIGINE: USA, 2022
DATA DI USCITA: 29/04/2022

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Conosciuto ai più come Aldo Raine detto L'Apache è vincitore del premio Oscar Luigi Scalfaro e più volte candidato al Golden Goal.
Avrebbe potuto cambiare il Mondo. Avrebbe potuto risollevare le sorti dell'umana stirpe. Avrebbe potuto risanare il debito pubblico. Ha preferito unirsi al team di RecenSerie per dar libero sfogo alle sue frustrazioni. L'unico uomo con la licenza polemica.

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