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She Said – Anche Io

Le giornaliste Jodi Kantor e Megan Twohey indagano per portare alla luce le molestie sessuali commesse dal produttore cinematografico Harvey Weinstein.

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Le giornaliste Jodi Kantor e Megan Twohey indagano per portare alla luce le molestie sessuali commesse dal produttore cinematografico Harvey Weinstein.

 

She Said tratta della tematica delle molestie sessuali e degli stupri perpetrati da Harvey Weinstein cercando di far luce su un problema ben più grande nella società odierna. Il risultato sarà la nascita del movimento #MeToo che, a partire dalla fine del 2017, inizierà a far luce su sempre più figure di potere (maschili) che approfittavano del proprio ruolo per imporsi con violenza psicologica e fisica nei confronti di diverse donne.
Nel 2019 è uscito Bombshell che, nonostante l’enorme cast, aveva fallito miseramente l’esposizione dei fatti (riguardanti Roger Ailes) scegliendo una strada tragicomica che non poteva rendere giustizia alla verità. Una scelta discutibilissima che She Said decide di non seguire: Maria Schrader e Rebecca Lenkiewicz ripercorrono l’investigazione giornalistica di Jodi Kantor e Megan Twohey passaggio dopo passaggio, addentrandosi nella vita delle due reporter e mostrandone il lato umano, sempre più emotivamente coinvolto da quello che stava venendo a galla. Una costruzione simile a Spotlight (2015) che può solamente far piacere.

I told a lot of people what happened to me. I was 23. I was doing all these brilliant independent films. I was just incredibly hopeful. And then I went to that hotel room. He was on a sofa, talking loudly on his phone. I waited. And then we talked about projects and he suddenly said, ‘I have a Jacuzzi in my room’.
I didn’t know what the answer to that was, so I just kept talking. We wrapped up and he said he’d walk me out. And I thought, ‘Well, that went well’. It was my first big meeting. He walked behind me down a hallway and then he said, ‘This is the Jacuzzi room’.
And I looked in, and he pushed me inside. He stripped me. And he was suddenly naked. I left my body in some way. And he raped me. I went into survival mode to get out and I faked an orgasm. He told me to get dressed. He left me messages telling me I was his new special friend and that he’d done a lot for other actresses.

Il film si basa sull’omonimo romanzo scritto da Jodi Kantor e Megan Twohey nel 2019 riguardo l’investigazione ed il conseguente articolo, di cui si è fatta menzione nel paragrafo precedente, con cui le due giornaliste hanno vinto un Pulitzer nel 2018.
La storia parte, come accade in questi casi, da un suggerimento di una fonte: a Jodi Kantor giunge la voce che l’attrice Rose McGowan fosse stata molestata da Harvey Weinstein. Da questa informazione marginale e tutta da verificare, Jodi (Zoe Kazan) e Megan Twohey (Carey Mulligan) iniziano la loro ricerca della verità per scoperchiare un vaso di Pandora tenuto sigillato da circa due decenni (le prime accuse porteranno indietro il calendario al 1992). In una realtà dove, però, certe situazioni vengono incasellate come la normalità o, addirittura, i silenzi vengono comprati dagli stessi molestatori, Jodi e Megan si ritrovano di fronte un muro dal quale non riescono ad ottenere tutte le informazioni necessarie per procedere con il loro articolo senza prestare il fianco a possibili rimostranze legali e pubbliche da parte del produttore accusato.
Il lavoro sarà certosino sotto ogni aspetto e il film ne restituisce ognuno di questa ricerca: le porte chiuse in faccia; le lacrime delle donne che si ritrovano a dover portare a galla i fantasmi del passato; le verità solo mormorate; poche, sbiadite, informazioni occultate da una firma su un accordo di non divulgazione.
She Said si addentra in un mondo torbido fatto di omertà e gente che, pur sapendo, ha preferito fingere di non esserne a conoscenza per non perdere i propri privilegi. O peggio, ritenendo che fosse del tutto normale.

Jodi: “I’m staring at an actual brick wall and all I can think is, ‘Fuck’.”
Megan: “That’s okay. Fuck. And documents.”.

Rispetto a Spotlight, il film di Maria Schrader risulta a tratti ancora più documentaristico. I racconti delle vittime vengono accompagnati da immagini senza personaggi in scena e senza alcun tipo di interpretazione.
Immagini delle vie di New York oppure l’interno di una camera di un hotel: i luoghi delle molestie vengono mostrati, ma l’atto in sé non viene illustrato quasi si tentasse di allontanarlo dalla scena e dal pubblico. L’intento è chiaramente quello di porre l’attenzione sulla vittima delle molestie, non sull’atto in sé. Un particolare interessante che amplifica la potenza della storia.
Ulteriore elemento che colpisce e che valorizza il lato documentaristico del film è l’utilizzo di registrazioni/intercettazioni di Weinstein intento a imporre il proprio volere nei confronti di Ambra Battilana nei corridoi dell’hotel in cui il produttore soggiornava.
Che l’intento sia quello di valorizzare il racconto delle vittime e la loro reazione rispetto alla pura e semplice esposizione dei fatti si può riscontrare anche dalla scelta della regista di non mostrare mai il volto dell’interprete di Weinstein (Mike Houston) in nessuna sequenza. Il volto del cattivo non deve essere mostrato perché non occorre dare adito, presenza e voce al “mostro” raccontato attraverso i ricordi delle donne che hanno subito violenze.

Harvey: “Dean, how are you? This is Harvey.”
Dean: “Hi, Harvey. What can I do for you?”
Harvey: “If I hadn’t made movies, I would’ve been a journalist. Dean, I heard someone was working on a story about me.”
Dean: “Yes. If you’d like to talk to the reporters on the record, they’d welcome that.”
Harvey: “I wanna talk to you, Dean.”
Dean: “Well, talk to my reporters about your concerns. I’m sorry. I have work to do.”
Harvey: “Are you gonna hang up?”
Dean: “Unless you have anything else to say?”
Harvey: “I love the truth. People make up stories a lot. Be careful with that.”
Dean: “That’s fine, Harvey. Goodbye.”

Nonostante la densità di informazioni racchiuse nelle due ore circa di messa in scena, She Said procede senza eccessivi intoppi nel dispiegamento della storia e nell’esporre i vari collegamenti intercorsi tra i singoli personaggi. Carey Mulligan e Zoe Zarkan impreziosiscono la pellicola con un’ottima interpretazione in grado di trasmettere l’umanità di due reporter alla caccia non tanto dell’articolo per vincere un Pulitzer, quanto piuttosto della verità ottenebrata da uno schema ritenuto una prassi nel mondo di Hollywood.
Il resto del cast non è sicuramente da meno: Patricia Clarkson, Andre Braugher, Jennifer Ehle, Samantha Morton e Ashley Judd.

Let me ask you something, Jodi, that’s really puzzling me. Why are you asking about the ’90s, when Weinstein has committed so many more recent offenses?


She Said racconta di un avvenimento temporalmente molto vicino: il rilascio nei cinema statunitensi il 18 novembre ha coinciso con il processo di Weinstein a Los Angeles.
Il rischio in questi casi è di un’opera che sui fatti e sull’esposizione degli stessi esageri o venga successivamente bollata come non veritiera dalla giustizia. Tuttavia, il film non percorre la strada dei fatti preferendo la narrazione degli stessi, ponendo l’attenzione sulle vittime e sulla loro reazione a quanto accaduto. Un racconto torbido, gretto, impreziosito da un lato documentaristico molto marcato, nonostante non lo si possa definire tale, e da interpretazioni magistrali da parte dell’intero cast principale. Difficile non immaginarlo candidato ai prossimi Oscar.

 

TITOLO ORIGINALE: She Said
REGIA: Maria Schrader
SCENEGGIATURA: Rebecca Lenkiewicz
INTERPRETI: Carey Mulligan, Zoe Kazan, Patricia Clarkson, Andre Braugher, Jennifer Ehle, Samantha Morton, Ashley Judd, Zach Grenier, Peter Friedman
DISTRIBUZIONE: Universal Pictures
DURATA: 129′
ORIGINE: USA, 2022
DATA DI USCITA: 18/11/2022

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Conosciuto ai più come Aldo Raine detto L'Apache è vincitore del premio Oscar Luigi Scalfaro e più volte candidato al Golden Goal.
Avrebbe potuto cambiare il Mondo. Avrebbe potuto risollevare le sorti dell'umana stirpe. Avrebbe potuto risanare il debito pubblico. Ha preferito unirsi al team di RecenSerie per dar libero sfogo alle sue frustrazioni. L'unico uomo con la licenza polemica.

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