Quando a giugno 2018 veniva scritta la recensione del primo episodio di Yellowstone era difficile poter immaginare che Taylor Sheridan riuscisse ad imbastire un universo narrativo così ampio, sfaccettato, interessante e soprattutto in grado di abbracciare diverse generazioni di una stessa famiglia per raccontare un secolo e mezzo di storia.
1923, “Paramount+’s biggest debut ever”, è il secondo spin-off di questo universo narrativo che vede la luce. E la sensazione, esattamente come accaduto per 1883, è quella di ritrovarsi di fronte alla mitologia nuda e cruda di Yellowstone, narrata con un verismo storico accattivante, tagliente e in grado di catturare l’attenzione del pubblico.
Più, ovviamente, un paio di nomi che fanno acquolina: Ford, Mirren.
ASPETTI STORICI E ASPETTI NARRATIVI
La storia non parte, chiaramente, dalla conclusione di 1883, ma riparte quarant’anni dopo presentando l’ennesimo dramma dei Dutton, collegato sempre al bestiame, ma questa volta non legato alla necessità di uno spostamento massiccio che necessità una carovana verso l’Oregon. Il terreno del Montana sembra riservare dispiaceri alla famiglia Dutton vista e considerata la penuria di erba da poter dare al bestiame come cibo. Una penuria che costringe alcuni allevatori di pecore (tra cui Jerome Flynn, Bronn in Game Of Thrones) all’invasione dei terreni altrui per far mangiare il proprio bestiame. Una scelta questa non accettata in alcun modo da Jacob Dutton (Harrison Ford), spalleggiato dallo sceriffo (Robert Patrick).
Il 1923 raccontato da Taylor Sheridan è un anno complicato: la Guerra è finita da pochi anni e i suoi fantasmi ancora aleggiano nella mente dei sopravvissuti; il proibizionismo (entrato in vigore nel 1920) appesantisce la vita delle persone in più ambiti. Ma ci sono anche altri aspetti, di carattere storico, che vanno tenuti in considerazione oltre al proibizionismo già citato.
La popolazione si spostò progressivamente dalle aree rurali alle città, rese più “civili” e abitabili con conseguente boom del settore edilizio. Il crollo di Wall Street (1929) è ancora lontano e infatti quello che si vive in America è un periodo di prosperità economica, fatta eccezione per l’agricoltura a causa dell’aumento del valore della terra. Da tenere in considerazione poi il Ku Klux Klan che, per quanto sia una realtà strettamente correlata a Stati del sud e del Midwest, raggiunse il suo apice proprio negli anni ’20.
UNA FAMIGLIA MARTORIATA DAI DRAMMI
Come si diceva, la narrazione non riprende con la fine di 1883, ma il time skip viene raccontato dalla voce di Elsa Dutton (Isabel May), esattamente come avveniva nel precedente spin off. Il nuovo patriarca della famiglia Dutton è Jacob, fratello di James (Tim McGraw), mentre la matriarca è la moglie Cara (Helen Mirren). I due, non avendo figli, crescono quelli di Margaret e di James (John e Spencer).
Le disgrazie riguardanti la penuria di cibo per il bestiame sono solamente il primo punto di una serie che si preannuncia, come di consueto, portatrice di morte e disperazione per ogni singolo personaggio. Anche in questo caso, come avvenuto per 1883, il pilot si apre con una tragica morte perpetrata da una donna (Cara) ai danni di un nuovo che, è facile immaginare, ha cercato di depredare i Dutton di qualcosa.
È facile intuire che l’oggetto della contesa sia il terreno, viste le aspre critiche durante la riunione di città a Jacob Dutton e al suo sconfinato ranch. La terra, da sempre elemento di contesa e guerra all’interno di Yellowstone, si ritrova nuovamente oggetto narrativo, pronta ad essere bagnata per l’ennesima volta dal sangue di svariati innocenti.
Parallelamente al racconto del ranch, poi, 1923 cerca di ampliare la storia parlando del giovane Spencer e della sua “vita in Africa”, unitamente alla scuola Cattolica con preti e suore sempre in grande spolvero. Quest’ultima sottotrama prende in esame l’istruzione di diverse ragazze native americane e, considerato l’anno del racconto, forse si sta cercando di dare un background più ampio anche alla famiglia di Monica. Ma si tratta, in questo caso, di semplici congetture visto che la storia non dà ulteriori spunti dai quali poter fare collegamenti.
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1923 è l’ennesimo tassello di Taylor Sheridan che abbellisce il già ampio affresco della famiglia Dutton. Scenograficamente inattaccabile, esattamente come la trasposizione storica: l’esaltazione della figura maschile del periodo segue, di pari passo, quella femminile forte in certi aspetti (Cara) e fragile in altri (la futura sposa a cui viene spostato il matrimonio).
La terra del ranch rappresenta, da sempre, una sorta di maledizione per la famiglia Dutton nonostante il profondo legame che ha unito la famiglia al Montana. Una maledizione che si ripercuote anche in Yellowstone, ma che John Dutton III sembra voler continuare ad ignorare.
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Conosciuto ai più come Aldo Raine detto L'Apache è vincitore del premio Oscar Luigi Scalfaro e più volte candidato al Golden Goal.
Avrebbe potuto cambiare il Mondo. Avrebbe potuto risollevare le sorti dell'umana stirpe. Avrebbe potuto risanare il debito pubblico. Ha preferito unirsi al team di RecenSerie per dar libero sfogo alle sue frustrazioni. L'unico uomo con la licenza polemica.