recensione Woman Of the Hour
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Woman Of The Hour

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Nel 1978 la giovane attrice Cheryl Bradshaw accetta di partecipare come concorrente a The Dating Game, famoso game-show televisivo statunitense dedicato agli appuntamenti al buio. Non sa ancora che uno dei pretendenti che si contengono un appuntamento con lei è uno dei più feroci serial killer della storia. Tratto da una vicenda vera.

The Dating Game è stato un popolare game-show degli anni ’60/’70, praticamente il prototipo di tutti i successivi dating-show che avrebbero poi imperversato in qualunque canale televisivo al mondo, rivelandosi un tipo di format decisamente evergreen e modellabili per qualunque tipo di pubblico ed età.  Uno degli esempi più recenti è la trasmissione Primo Appuntamento per intenderci.
Il format era abbastanza semplice: in ogni episodio una ragazza single (bachelorette, in inglese) veniva separata da una parete da tre possibili pretendenti nascosti (gli hidden bachelors) di cui conosceva solo poche informazioni dategli dal conduttore. Il suo scopo era quello di far loro delle domande per scoprirne la personalità – e per poter permettergli di dimostrare il proprio valore di seduttori – per arrivare poi a sceglierne uno, il cui premio sarebbe stato un appuntamento con lei organizzato a spese della produzione.
Una formula semplice ma efficace a livello d’intrattenimento. Il programma divenne ben presto iconico per la televisione statunitense (ed è da qui che prende spunto la famosa scena di Shrek delle “scapolottine“), sia per la quantità incredibile di attori e attrici che iniziarono proprio da qui il loro percorso artistico – fra gli altri Tom Selleck e Farrah Fawcett -, ma anche per un fatto davvero particolare.
Pare infatti che, in un episodio del 1978, fra i tre pretendenti fosse presente un serial killer, Rodney Alcala, soprannominato poi non a caso “The Dating Game Killer“. Parte proprio da questo fatto Woman Of The Hour, film d’esordio come regista dell’attrice Anna Kendrick (Pitch Perfect e Self Reliance) per Netflix.

UN THRILLER “FEMMINISTA”


IS IT POSSIBLE TO GET A GUY IN THIS TOWN THAT ISN’T A MANIAC?

Il film cavalca l’onda dei prodotti true crime (di cui Netflix è particolare produttrice, da qui forse l’interesse per questa pellicola già uscita l’anno scorso al Toronto Film Festival) e thriller, per cui certamente l’uscita sotto Halloween è d’aiuto per suscitare interesse attorno a tale prodotto. La Kendrick decide però di dare un taglio decisamente personale alla vicenda prendendosi alcune interessanti libertà artistiche (in collaborazione con lo sceneggiatore Ian MacDonald).
È proprio lei infatti ad interpretare l’aspirante attrice Cheryl Bradshaw, colei che realmente ebbe la “fortuna” di far vincere un appuntamento a Rodney. Che grazie al cielo non avvenne mai in quanto Cheryl chiese alla produzione di disdirlo proprio dopo aver parlato con Alcala con la motivazione che secondo lei l’uomo “emanava delle sensazioni negative“, evitando così di diventarne un’ulteriore vittima.
Il film immagina invece un vero e proprio appuntamento fra i due, costruito con un alto tasso di tensione emotiva non indifferente. Soprattutto perché giunge al culmine di una storia in cui il leitmotiv principale è la rappresentazione fortemente sessista e maschilista della società degli anni ’70, per cui i soggetti come Alcala agiscono liberamente e gli “avvertimenti” sul suo conto vengono bellamente ignorati dalle forze dell’ordine.

CHI È IL VERO PROTAGONISTA?


Tutta la parte relativa alla storia di Cheryl e alla preparazione della puntata del The Dating Show non fa che ribadire tale concetto. Dall’inizio alla fine del film la protagonista viene bistrattata dal genere maschile per non volersi sottomettere all’immagine della classica “fidanzatina d’America” che il programma vorrebbe per lei, fino al finale che ne rappresenta l’avvenuta presa di coscienza. Un finale quindi significativo ma anche un po’ anti-climatico, che rivela l’intenzione di mettere Cheryl al centro della storia, anche se per ben 2/3 di film il vero protagonista risulterebbe Alcala (qui interpretato da Daniel Zovatto visto in Station Eleven).
E in questo dualismo fra i due protagonisti la pellicola purtroppo presenta i suoi difetti maggiori, in quanto non si capisce esattamente chi dovrebbe essere il vero protagonista del film. E poi perché tende a mostrare fin da subito Alcala come serial killer, ma con una rappresentazione abbastanza superficiale, quasi come la sua fosse una violenza istintiva e “soprannaturale”, senza soffermarsi effettivamente sulla sua origine, ma solo per fare in modo che lo spettatore arrivi poi preparato al suo incontro con Cheryl.


Nonostante tali difetti comunque Woman Of the Hour risulta un prodotto perfettamente in linea con le sue intenzioni. La satira verso il mondo della televisione (e verso il mondo degli anni ’70 in generale) è fatta in maniera perfetta ed è, a tutti gli effetti, la vera parte horror della vicenda. Rimane un po’ d’ingenuità nella messa in scena e nella costruzione dei vari personaggi ma qui il problema riguarda soprattutto le scelte di sceneggiatura più che il lavoro di  Anna Kendrick che, al contrario, dimostra di sapersela cavare anche come regista e produttrice, in un genere peraltro molto diverso dalle commedie musicali con cui il pubblico è abituato a vederla.

 

TITOLO ORIGINALE: Woman Of the Hour 
REGIA: Anna Kendrick
SCENEGGIATURA: Ian MacAllister McDonald
INTERPRETI: Anna Kendrick, Tony Hale, Daniel Zovatto, Nicolette Robinson, Pete Holmes, Kathryn Gallagher, Autumn Best, Matt Visser
DISTRIBUZIONE: Netflix
DURATA: 94′
ORIGINE: USA, 2023
DATA DI USCITA: 18/10/2024

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Laureato presso l'Università di Bologna in "Cinema, televisione e produzioni multimediali". Nella vita scrive e recensisce riguardo ogni cosa che gli capita guidato dalle sue numerose personalità multiple tra cui un innocuo amico immaginario chiamato Tyler Durden!

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