La storia è ambientata in una galassia lontana dove il Mondo Madre, un impero militare tirannico, minaccia una colonia pacifica di contadini su una luna remota. Tra i contadini si nasconde una giovane donna dal passato misterioso, Kora (Sofia Boutella), che comincerà un viaggio alla ricerca di guerrieri provenienti da pianeti vicini per aiutarli a difendersi contro l’imminente minaccia. |
Che Rebel Moon, sia Parte 1 che Parte 2, sarebbe stato divisivo e polarizzante era già abbastanza chiaro dal nome del regista e demiurgo di questo lavoro: Zack Snyder. Un regista assurto agli onori della cronaca all’inizio per 300 ma poi soprattutto per i suoi lavori nel DCEU e per la sua Snyder’s Cut della Justice League.
Chi scrive queste righe non è un grossissimo fan di Snyder ma non è nemmeno un detrattore con la spada già sfoderata ancor prima che esca una sua opera. Vedasi per esempio il tutto sommato piacevole Army Of The Dead che aveva il pregio di non prendersi troppo sul serio.
Lo stesso non si può dire dell’Internet in generale che aveva già cominciato a sparare guano su Rebel Moon diversi giorni prima dell’uscita su Netflix con affermazioni come “peggior film di Snyder di sempre”, “addirittura peggio di Sucker Punch”, “film disastroso”, “una brutta copia di Star Wars”.
Solo a visione ultimata ci si può fare una propria opinione, quindi si invita caldamente il pubblico a fare lo stesso invece che surfare sull’onda dei vari Rotten Tomatoes, IGN e via dicendo.
Kai: “Never set food on the wrong side of history.”
Kora: “Is that what you think we are doing?”
Kai: “No, you have chosen the side that doesn’t even make it to the history book.“
UNA SCOMMESSA POTENZIALMENTE FALLIMENTARE
Fatta questa doverosa premessa (e vista la pellicola di Snyder), si può serenamente condividere parte della mera critica cinematografica fatta sulla trama e sui personaggi ma affermare che questo film sia uno scempio è sicuramente esagerato.
Netflix ha scommesso moltissimo su Zack Snyder e su questa Rebel Moon tanto da dargli massima libertà sulla trama e sulla creazione di questo universo (che fa parte dello stesso in cui Army Of The Dead è ambientato). Tradotto per il pubblico, questo significa il via libera a due pellicole (con Snyder che sta già pianificando la terza), un prequel a fumetti e un videogioco ambientato nello stesso universo di Rebel Moon. Insomma una scommessa decisamente costosa che, ora come ora vista la qualità di questa Parte 1, sembra destinata ad un futuro non così roseo.
Ad aggiungere benzina sul fuoco arriva anche la notizia che ogni capitolo di Rebel Moon sarà seguito da una Snyder’s Cut sanguinolenta e vietata ai minori di 18 anni, cosa che infatti questa Parte 1 dimostra chiaramente di non essere, visti i combattimenti poco credibili e ricchi solo di denti che volano ma mai di sangue o ferite visibili. Una notizia che è anche un’arma a doppio taglio visto che l’aggiunta di oltre un’ora di montato per ciascuna pellicola sembra decisamente eccessiva e porta lo spettatore più adulto a domandarsi se sia veramente necessario guardare questa versione “adatta ai bambini” piuttosto che la versione “per un pubblico adulto” (che non vuol dire porno, bisogna specificarlo).
L’OBIETTIVO DI REBEL MOON
Il punto cruciale però è capire l’obiettivo della pellicola perché se da un lato l’aggiunta di scene d’azione e violenza può essere un plus per una parte del pubblico, dall’altro ci sono altri aspetti del film che potrebbero rappresentare un valore aggiunto per un’altra fetta di spettatori. I 134 minuti hanno principalmente un difetto fondamentale che pesa sulla riuscita ed esula dal lato action: la caratura dei personaggi, sia principali che secondari.
Rebel Moon ha infatti due grossi problemi alla radice. Il primo è radicato a livello di sceneggiatura che non concede il giusto spazio per creare un’aura mitologica dietro character che invece paventano questo tipo di curriculum; il secondo è dovuto a degli attori di serie B (nessuna offesa in ciò, semplicemente un dato di fatto) che non riescono a bucare lo schermo avendo a disposizione una sceneggiatura che non li supporta. Certo, ci sono Charlie Hunnam, Corey Stoll e Djimon Hounsou ma nessuno di loro ricopre un ruolo centrale e, di conseguenza, il peso della pellicola ricade completamente sulle inadeguate spalle di Sofia Boutella (ruolo più importante in carriera quello di protagonista dello sciagurato reboot de La Mummia del 2017 con Tom Cruise) che fa quello che può.
Quindi, ritornando alla domanda di cui sopra, si può tranquillamente dire che l’obiettivo di Snyder non sia quello di approfondire la caratterizzazione dei personaggi ma semplicemente quello di schiacciare il piede sul lato action mantenendo in futuro lo stesso tipo di mancanze, se non accentuandole per assurdo.
MOLTO POCO STAR WARS, PER FORTUNA
Andando invece sul paragone con Star Wars, dichiarata fonte d’ispirazione di Snyder, al di là di un costante viaggio da pianeta a pianeta e di un impero del male contro cui ribellarsi non c’è molto altro. Ed è un bene perché nessuno aveva intenzione di guardare un altro Star Wars in salsa snyderiana con slow motion a caso (che comunque imperversano in qualsiasi momento, incluso quando la protagonista fa cadere dei chicchi di grano sul terreno rendendo quel momento l’esempio massimo dell’abuso del rallenty da parte di Snyder).
In tal senso, l’incipit iniziale con una comunità isolata di coltivatori che viene improvvisamente sottomessa dall’impero cattivo Motherworld (Mondo Madre in italiano) non è malvagia e si può definire la parte più riuscita dell’intera pellicola perché da lì in poi il costante errare in giro per la galassia per assoldare ribelli è invece molto questionabile. Anzi, proprio questa fase di reclutamento che rappresenta un buon 60% del film è piuttosto didascalica e poco motivata con i protagonisti che saltano di pianeta in pianeta andando in cerca di personalità piuttosto note e con una fama che li precede ma a cui non viene concesso tempo e spazio per crescere.
Il finale, senza fare spoiler, risolleva in parte il film grazie ad un plot twist interessante ma che non riesce (e soprattutto non può) salvare l’intera pellicola.
Rebel Moon – Parte 1: Figlia Del Fuoco è una pellicola diversa rispetto a quanto si era immaginato, diversa ma comunque deludente nonostante le critiche e lo shitposting che ha ingiustamente dovuto subire a priori.
Non si tratta sicuramente della miglior opera di Snyder e non è un prodotto sufficiente, su questo non ci piove, i difetti sono molti ma urlare al disastro come si sta leggendo in giro è esagerato. Una decina di slow motion in meno, qualche scena in più per creare un po’ di caratura dei personaggi e una sceneggiatura più profonda avrebbero reso questo film migliore, evidentemente però il budget è stato speso tutto in CGI e non nel cast. Scelte che non hanno ripagato e ora solo Parte 2 può salvare il salvabile.
TITOLO ORIGINALE: Rebel Moon – Part One: A Child Of Fire REGIA: Zack Snyder SCENEGGIATURA: Zack Snyder, Kurt Johnstad, Shay Hatten INTERPRETI: Sofia Boutella, Djimon Hounsou, Ed Skrein, Michiel Huisman, Doona Bae, Ray Fisher, Charlie Hunnam, Anthony Hopkins DISTRIBUZIONE: Netflix DURATA: 134′ ORIGINE: USA, 2023 DATA DI USCITA: 22/12/2023 |