Foundation prosegue il suo viaggio con una seconda annata che promette grandi sorprese e un viaggio spettacolare.
Con “A Glimpse Of Darkness”, infatti, Foundation si conferma ottima nella fotografia e nella costruzione di un universo passando agilmente dal fondo del mare di Synnax al suo cielo, poi da Trantor al pianeta Siwenna, poi Terminus, risultando sempre molto credibile e efficace. Inoltre, la scrittura di Jane Espenson e David Goyer, quest’ultimo anche regista dell’episodio, non vacilla e trascina lo spettatore lungo il percorso della psicostoria e verso un nome misterioso: quello di Hober Mallow.
IL FUTURO DI UNA DINASTIA
Su Trantor, Giorno riflette sulle passate dinastie e si interroga ancora su chi abbia cercato di ucciderlo senza grossi risultati. Tutto sta andando in pezzi e il grande albero sta morendo. L’intera dinastia genetica ne è consapevole ma i tre cloni non sono gli unici. L’arrivo su Trantor della futura sposa di Giorno, la regina di Dominion, non fa altro che ribadire il concetto: la dinastia genetica sta cedendo. Le pressioni esterne, come la Fondazione a anni luce di distanza, e quelle interne, come la discordia tra i tre imperatori, non fanno altro che far scricchiolare sempre di più questo delicato equilibrio.
Lee Pace si conferma ottimo nel suo ruolo mostrando, soprattutto attraverso la fisicità, un fratello Giorno che si discosta da Alba e Tramonto e che ormai persegue un suo pensiero.
IL DREAM TEAM
Dispersi tra i cieli si trovano invece Gaal, Salvor Hardin e Hari Seldon, novello dream team con pensieri omicidi. Hari Seldon, libero ormai dalla prigionia dei radianti, accusa ancora il secolo di solitudine mentre Gaal e Salvor Hardin cercano di concentrarsi sulla missione per non pensare troppo al loro strano rapporto. Ma il più grande problema della mancanza di una seconda Fondazione per bilanciare gli effetti della prima sposta completamente l’attenzione dei tre.
L’unione delle visioni sul passato di Salvor Hardin, di quelle sul futuro di Gaal e dell’intelligenza di Hari Seldon sembra pericolosa ma porta a una prospettiva nuova: un nuovo salto temporale per proiettarsi più avanti nella storia e salvare l’umanità. La speranza è chiaramente quella di non assistere a troppi salti temporali, anche perché dalla prima stagione sono rimasti solo i personaggi del dream team e i fratelli imperatori, quindi c’è il rischio di non riuscire a connettersi abbastanza con il pubblico oppure di eliminare personaggi episodio dopo episodio senza poter empatizzare con loro.
IL CULTO DI HARI SELDON
Risulta molto interessante l’evoluzione che hanno avuto le idee di Hari Seldon e come, senza programmarlo, sia venuta fuori una Chiesa dello Spirito Galattico ispirata al suo personaggio. Il talento di Jared Harris ha permesso al personaggio del matematico di risultare credibile anche senza essere onnipresente sullo schermo, anzi. Il minutaggio ridotto ha contribuito a creare nello spettatore un senso di attesa per la sua prossima venuta, così come per i seguaci del culto nella serie tv.
I cento anni passati dalla fine della prima stagione hanno permesso ai seguaci di organizzarsi, gerarchizzarsi e iniziare anche un’opera di proselitismo sistematico nelle zone limitrofe a Terminus, luogo della Fondazione e dell’ultima apparizione di Hari Seldon nella Volta, luogo che, dopo così tanto tempo, risulta ancora misterioso e insondabile e il suo risveglio non porta certo niente di buono se non una nuova crisi.
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Foundation conferma l’alta qualità mostrata nella prima stagione e con “A Glimpse Of Darkness” inizia a porre le basi per il prossimo arco narrativo. Una piena promozione per la serie di fantascienza che tutti meritano.
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La notte sognivaga passeggia nel cielo ed il gufo, che mai dice il vero, sussurra che sono in me draghi ch'infuocano approdi reali e assassini seriali, vaghi accenti d'odio feroce verso chiunque abbia una voce e un respiro di psicosfera che rende la mia indole quanto mai nera. Però sono simpatica, a volte.