La pellicola, spin-off/midquel della serie televisiva Gomorra, riprende il personaggio di Ciro Di Marzio, interpretato nel film e nella serie dallo stesso D’Amore. Sopravvissuto al colpo di pistola che l’amico Genny Savastano era stato costretto a sparargli, Ciro è costretto ad andare via da Napoli e iniziare una nuova vita in Lettonia, a Riga, dove lavora per conto di Don Aniello Pastore al servizio dei clan russi suoi alleati. Le vicende rappresentate si svolgono parallelamente a quelle della quarta stagione di quest’ultima. |
L’idea di un progetto crossmediale come L’Immortale nasce sul set delle prime stagioni di Gomorra quando Marco D’Amore si interroga su quali potrebbero essere stati il passato e la gioventù di un personaggio fondamentale come Ciro Di Marzio. Raccolto abbastanza materiale e già a conoscenza di un ritorno in Gomorra dopo la morte inscenata nella terza stagione, D’Amore si concentra così su questo progetto. Un progetto interessante, che rappresenta un perfetto ponte narrativo verso l’imminente (ed ultima) quinta stagione. Inutile attendersi qualcosa di narrativamente lontano da quanto messo in scena dal 2014 ad oggi in Gomorra: il progetto è una costola narrativa, scenica, registica e musicale della serie e se ne intravede l’influenza. Ma, come detto, tutto funziona.
L’Immortale è uno spaccato sul presente e sul passato di Ciro di Marzio: il terremoto che lo rende orfano; la nascita del suo soprannome; ma soprattutto il proiettile sparato da Genny Savastano che si ferma a pochissimo dal suo cuore.
Quando ero piccolo e stavo all’orfanotrofio, sai che mi dicevano le suore? Il terremoto è volere di Dio, fa bene alla terra. Come quando una persona sta male e accumula, accumula finché o si libera e sfoga o muore.
L’idea di decontestualizzare Ciro e calarlo in scenari al di fuori di Napoli è un qualcosa su cui Gomorra già in passato aveva tentato, riuscendoci anche in maniera discreta. Dopo la morte di Don Pietro Savastano, infatti, Ciro aveva lasciato Napoli ritirandosi in Bulgaria dove lavorava come corriere a Sofia. Una occupazione che durò comunque ben poco considerata la taglia sulla sua testa.
L’idea di affrontare l’argomento mafia anche all’estero aveva probabilmente scosso D’Amore (oltre che il pubblico) perché ne L’Immortale Ciro si ritrova a dover fare da brocker in Lettonia per gli alleati russi di Don Aniello Pastore (che lo ha tratto in salvo dalle acque del Mediterraneo). Avendo più tempo a disposizione la trama viene accuratamente portata avanti sia con inaspettati volta faccia, sia con colpi di scena in puro stile Gomorra. Ma sarebbe inutile attendersi un prodotto diverso da quello ideato da Roberto Saviano: L’Immortale altro non è che una puntata di Gomorra allungata per circa due ore e che serve per riposizionare a Napoli, alla corte di Genny Savastano, il redivivo Ciro Di Marzio. E la cosa funziona.
Un uomo solo che non desidera più niente.
Per confezionare il prodotto, tuttavia, c’è ampio minutaggio dedicato all’infanzia di Ciro: si parte dal terremoto che gli porta via la madre, lasciandolo orfano; si passa alle scorribande di paese guidate da un giovane ed aitante Bruno (che Ciro ritrova a Riga); si conclude con la nascita dell’amicizia con Attilio e l’approdo a casa Savastano, lì dove il pubblico lo aveva conosciuto e lì dove sa di poterlo rivedere a breve.
Molto interessante, ed utile per evidenziare l’evoluzione del personaggio di Ciro Di Marzio, è la decisione di collegare passato e presente con un personaggio (Bruno), rimasto caratterialmente uguale nonostante il passare del tempo. Il volta faccia che si consumerà tra i due rappresenterà un momento catartico per Ciro, che potrà così espiare parte delle sue colpe parlando di alcuni dei suoi demoni interiori. In seguito alla morte della figlia Ciro si è sempre mostrato freddo, distaccato, non curante di quanto gli accadesse. Questo perché, forse, percepiva di essere già morto.
Un altro elemento narrativo interessante del film è la decisione di presentare un punto di vista più giovane della mafia, esattamente come fatto nella celebre pellicola del 2008 di Garrone. I giovani, guidati da Bruno, si ritrovano a fantasticare su denaro, auto, regali da poter fare a delle fidanzate. Elementi presenti anche in Ciro, ma che vengono accompagnati da un disincanto e da un atteggiamento decisamente molto più adulto rispetto all’età anagrafica. D’altra parte Ciro si è ritrovato a dover crescere in fretta dopo lo sciagurato terremoto con cui si apre il film.
Nella vita c’è sempre la possibilità di scegliere. Il difficile dopo è tornare indietro.
L’Immortale è di fatto una puntata di Gomorra lunga circa due ore che va a coprire il buco narrativo riguardante l’assenza di Ciro a Napoli, oltre che vero e proprio ponte per la quinta stagione. Regia, fotografia e musica richiamano l’opera originale. Una pellicola non concepita per essere un mob movie stand alone (anche se avrebbe gli elementi per funzionare), ma come preparazione del finale di uno show che ha accompagnato il pubblico per oltre sette anni. C’è attesa.
Nun sapit che v’aspett.
TITOLO ORIGINALE: L’Immortale REGIA: Marco D’Amore SCENEGGIATURA: Marco D’Amore, Leonardo Fasoli, Maddalena Ravagli INTERPRETI: Marco D’Amore, Salvatore D’Onofrio, Giuseppe Aiello, Giovanni Vastarella, Nello Mascia, Salvio Simeoli, Salvatore Esposito DISTRIBUZIONE: Vision Distribution DURATA: 115′ ORIGINE: Italia-Lettonia-Parigi, 2019 DATA DI USCITA: 05/12/2019 |