Già in “Episodio 1″ lo stesso Mussolini (Luca Marinelli) anticipava che gli spettatori l’avrebbero amato e sarebbero diventati fascisti anche loro.
Si può dire che comunque (e per fortuna) si è ancora ben lontani da questo obiettivo, ma sul livello dell’umanizzazione e dell’empatia per il personaggio in questione M. Il Figlio Del Secolo si dimostra molto convincente.
La descrizione del “giovane Mussolini” e del suo percorso per la conquista del potere è fatta in modo da mostrare soprattutto le sue debolezze umane. Che talvolta sconfinano nel comico e nella vera e propria parodia (complice anche il make-up sul volto dell’attore che lo rende più simile alla brutta copia del Pinguino di Colin Farrell che non al Duce).
Il che comunque crea almeno un po’ di “simpatia” per quanto riguarda questo character, oltre naturalmente allo strattagemma dei dialoghi rivolti direttamente allo spettatore che (come insegna il buon Frank Underwood), sono sempre il modo migliore per creare un legame con lo spettatore, reso in questo modo come una sorta di “confidente particolare”. Uno stratagemma che funziona soprattutto in questo episodio che mostra un Benito molto più intimo e meno spavaldo rispetto alla scorsa puntata. Un Mussolini che si trova a dover fare i conti con l’incoerenza fra quelli che dovrebbero essere gli ideali di una vita e la concretezza della politica, ossia i compromessi necessari per poter raggiungere i propri obiettivi, tradendo prima di tutto sé stessi prima ancora che i propri alleati.
LA FAMIGLIA MUSSOLINI
In questo senso l’episodio in questione mette per la prima volta a fuoco anche il nucleo famigliare che ruota attorno al futuro Duce. In particolare, a fare da co-protagonista nella puntata, è la moglie Rachele (Benedetta Cimatti), che condivide con il marito la confidenza con lo spettatore rendendosi protagonista di alcuni dialoghi a favore di telecamera in cui viene fuori la sua fedeltà e l’affetto nei confronti del marito, ma anche la consapevolezza riguardo le “scappatelle” di questo e il senso di frustrazione per essere sempre messa in secondo piano da questo, pur dimostrando di non valere meno di lui.
La caratterizzazione di tale personaggio è realizzata veramente bene e riesce nell’intento di far empatizzare il pubblico con lei. I dialoghi con il marito inoltre sono quasi al limite della sit-com famigliare dando inoltre prova di una grande capacità degli interpreti di cambiare tono e registro di voce inscenando una perfetta parlata in dialetto romagnolo (anche se la Cimatti è ovviamente più avvantaggiata in questo senso).
Tali momenti “comici” servono inoltre a smorzare il tono drammatico e serioso dell’episodio. Anche perché è qui, molto più che nel primo episodio, che viene mostrata la ferocia delle camicie nere che diventerà poi il vero marchio di fabbrica del successivo Partito fascista.
REGIA E SOUNDTRACK
Tale violenza viene mostrata dal regista Joe Wright in una maniera decisamente impeccabile, con una colonna sonora incredibile a cura di Tom Rowlands dei Chemical Brothers, accompagnata da un ritmo serrato di scene in cui vengono mostrati gli attacchi dei “camerati” contro le forze sindacali dell’epoca per proteggere gli interessi dei ricchi borghesi e degli industriali, vero punto di svolta dell’iniziativa politica di Mussolini per “legittimarsi” di fronte alla classe dirigente.
A dare quel tocco in più di “retrò” che però si sposa anche bene con la colonna sonora scelta, sono i versi del poeta Filippo Tommaso Marinetti (qui interpretato magnificamente da Stefano Cenci) che con il suo zang zang tumb tumb rende tutta la sequenza simile ad un videoclip musicale.
A coronare tale sequenza è l’interpretazione di Marinelli che si fonde con i simbolismi del fuoco che brucia il passato del futuro Duce, sancendo così il suo passaggio da convinto socialista a fedelissimo delle classi più conservatrici del paese. Si tratta forse del ritratto più “umano” e vivace di Mussolini mai visto in nessun altro prodotto audiovisivo finora.
CONCLUSIONI
Seguendo dunque lo schema del conflitto continuo fra i piani di Mussolini per il suo partito e i vari ostacoli che, man mano, si profilano all’orizzonte, questo secondo episodio si conclude con un altro momento importante: l’ingresso del Partito Fascista all’interno del Parlamento italiano guidato da Giovanni Giolitti (Fulvio Falzarano). Si tratta del primo successo per Benito e i suoi seguaci e conclude degnamente questo primo dittico di episodi che hanno già mostrato per bene tutto il potenziale dello show.
Non rimane che vedere cosa succederà da qui in poi. Che può sembrare una cosa banale dal momento che lo spettatore contemporaneo (se ha studiato un po’ di Storia) sa benissimo cosa succederà. Ma sarà comunque interessante vedere come gli sceneggiatori e il regista decideranno di mostrare l’evoluzione del personaggio-Mussolini da questo momento in poi.
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Continua, a ritmo più che serrato, la narrazione delle vicende riguardanti Benito Mussolini e la sua ascesa al potere, fino alle elezioni del 1921 quando i fascisti, per la prima volta, entrano in Parlamento. Un’evoluzione che segue direttamente quella dello stesso Benito, qui all’apice della sua depravazione morale ma anche della sua più profonda umanità.
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Laureato presso l'Università di Bologna in "Cinema, televisione e produzioni multimediali". Nella vita scrive e recensisce riguardo ogni cosa che gli capita guidato dalle sue numerose personalità multiple tra cui un innocuo amico immaginario chiamato Tyler Durden!