Nella guerra dello streaming che si sta consumando da un paio d’anni a questa parte, Netflix è quella probabilmente più in sofferenza tra i vari competitor in ascesa (Disney+, Amazon Prime Video, HBO Max) per via del suo primato in termine di iscritti. Se da un lato ci sono numerosi fattori che continuano a mutare lo scenario globale (did you say recessione?), dall’altro sembra sempre più chiaro allo spettatore medio che la qualità dei contenuti sia venuta meno in favore della scelta delle varie compagnie di inondare i propri cataloghi di contenuti di qualità mediocre (did you say The Book Of Boba Fett?).
La soluzione per differenziarsi dalla massa e aiutare lo spettatore a districarsi nella scelta di che abbonamento avere e che serie tv iniziare a guardare è quindi fondamentalmente una sola: la qualità (oltre che ovviamente leggere le recensioni di Recenserie per evitare ciofeche importanti come Last Night, Resident Evil e, a malincuore, Il Signore Degli Anelli: Gli Anelli Del Potere o ascoltare direttamente il podcast Spin-Off per un commento più verace). La qualità spesso risiede in piccoli gioielli nati e concepiti per uno specifico paese che poi, meritatamente, riscuotono successo, il tutto grazie a produzioni locali su cui Netflix sta puntando sempre di più.
The Playlist è il caso svedese più eclatante.
“Ladies and gentlemen, please welcome the founder of Spotify: Daniel Ek!“
6 EPISODI x 6 APPROCCI
La sperimentazione in quest’epoca di overdose seriale è sempre ben accetta. Fa quindi molto piacere constatare come l’approccio dato dai due showrunner di questa miniserie di sei episodi sia “poliedrica” e non soggettiva.
Christian Spurrier e Luke Franklin hanno infatti optato per un adattamento del libro Spotify Untold, scritto da Sven Carlsson e Jonas Leijonhufvud, con sei punti di vista differenti che riflettono sei personaggi che hanno avuto un ruolo chiave nella nascita e crescita di Spotify e a cui è stato dato anche un nickname che dà il titolo a ciascun episodio:
- Daniel Ek – The Vision 1×01
- Per Sundin – The Industry 1×02
- Petra Hansson, The Law 1×03
- Andreas Ehn – The Coder 1×04
- Martin Lorentzon – The Partner 1×05
- Bobbi T – The Artist 1×06
Questo modus operandi è veramente interessante (pur non essendo unico nel suo genere) perchè, oltre ad offrire un approccio più originale del solito, prova ad essere anche più versatile e completo. Spesso e volentieri le storie di founder famosi (Super Pumped per Uber e The Dropout per Theranos) sono viste da un punto di vista unico del creatore e solo parzialmente viene concesso il giusto spazio agli altri partecipanti che hanno fatto leva o bloccato la nascita della start-up.
Qui non è così perchè ogni episodio si focalizza su un character in particolare mostrando il suo punto di vista, il suo viaggio, le sue difficoltà e le interazioni con gli altri cinque protagonisti.
IL VISIONARIO ED IL CAPITALISTA
Howard Stringer (CEO Sony Corporation): “Looks like another iTunes to me.”
Per Sundin (CEO Sony Music Svezia): “Well, I know how much we all hate digital but this, this is different. Streaming. It’s the first thing I’ve seen that could actually draw people away from Pirate Bay.“
Si potrebbe dibattere sulla scelta di recensire una miniserie di sei episodi con tre recensioni doppie, la ragione per cui si è optato per questo approccio è in realtà dovuta alla connubio delle coppie di episodi, molto legate tra di loro e quindi più facilmente analizzabili all’unisono piuttosto che separatamente. Insieme “La Vision” e “L’Industria” offrono un quadro piuttosto completo sul fondatore di Spotify, Daniel Ek, e sull’uomo che ha reso “legale” lo streaming musicale cambiando di fatto la nostra vita quotidiana, Per Sundin.
Senza fare troppi spoiler, al termine della puntata pilota si fa conoscenza del CEO di Sony Music Svezia che è in un momento particolare della sua vita lavorativa visto che è in guerra aperta con Pirate Bay mentre Sony e l’industria musicale sono in crisi per via della pirateria e della crescita di YouTube. “L’Industria” offre però una prospettiva totalmente diversa di un uomo che a prima vista avrebbe potuto sembrare completamente burbero e chiuso mentalmente, stravolgendo un’idea di un character che sarebbe stato molto difficile da rendere se non si fosse optato per questo approccio singolare per ogni puntata.
Gli attori protagonisti, Edvin Endre (Daniel Ek) e Ulf Stenberg (Per Sundin), sono una piacevole sorpresa e riescono a tenere benissimo le rispettive puntate sulle proprie spalle dimostrando di avere una certa caratura scenica che non è facilmente riscontrabile in prodotti locali.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Per essere un prodotto svedese, e facendo anche un rapido paragone con altri prodotti scandinavi (Ragnarok), questi primi due episodi di The Playlist sorprendono oltre ogni aspettativa sia per recitazione che per ritmo, approccio e regia. È veramente difficile trovare un difetto.
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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.