Annunciata con un grande battage pubblicitario nelle più importanti città europee (fra cui Roma, di recente), ecco arrivare, in coda alla fine dell’anno, La Casa De Papel: Berlín, prequel e spin-off della più ben nota serie spagnola, tutta incentrata sul personaggio di Andres De Fonollosa, in arte Berlino, interpretato dal solito Pedro Alonso.
Lo show dunque fa leva sul carisma naturale che tale character ha già dimostrato di possedere negli spettatori e ci aggiunge il fascino di un classico heist movie in salsa internazionale che appassionerà sicuramente gli amanti del genere.
Ma per decidere se Berlín sia più o meno all’altezza della serie originale (e capire se questo possa essere considerato un bene o un male, ma tendenzialmente qualsiasi cosa superi la serie originale è unanimamente considerato un miglioramento) bisogna analizzare per bene questo episodio pilota che rivela già molto su dove andrà a parare tutto lo show firmato Netflix e diretto, ancora una volta, dal diabolico-quanto-geniale Álex Pina.
NUOVA RAPINA, NUOVO TEAM
Lo show è ambientato qualche tempo prima della serie originaria e fa riferimento ad una delle (a quanto pare) numerose imprese compiute dal personaggio di Pedro Alonso. Il che è una scelta perfetta perché consente sia di rimanere all’interno dell’orizzontalità degli eventi in maniera credibile (anche se il make-up sull’attore non riesce a ringiovanirlo più di tanto rispetto alla prima stagione della serie madre), sia creando allo stesso tempo una storyline orizzontale a parte.
Ed è un buon pretesto per introdurre una nuova “banda” che viene presentata fin dalle prime battute dal protagonista stesso:
- Roi (Julio Peña Fernandez): è il “tuttofare” della situazione, di indole dolce ma con evidenti problemi caratteriali, vede in Andres/Berlino quella figura paterna che gli è sempre mancata e per questo fa tutto ciò che questo gli ordina;
- Keila (Michelle Jenner): genio informatico molto timida, tanto brava nelle retrovie come perennemente impacciata quando si trova in prima linea; già in vista per lei la love story con l’altro membro del gruppo Bruce, di carattere ovviamente opposto;
- Bruce (Joel Sánchez): esperto di motori e anima “giocherellona” del gruppo, viene usato soprattutto come risorsa “esterna” per spostamenti e inseguimenti, quasi sempre è il “palo” della banda. È il più estroverso del gruppo e quindi ottimo per fare coppia con il personaggio di Keila;
- Cameron (Begoña Vargas): abile truffatrice, particolarmente predisposta ad azioni di copertura grazie al suo particolare “fascino”; viene accennato ad un suo passato all’interno di varie cliniche psichiatriche per un non precisato disturbo della personalità; è, di fatto, la mina vagante del gruppo;
- Damian (Tristán Ulloa): professore universitario, un po’ per l’anzianità, un po’ per maggiore personalità è il “vice” di Andres all’interno della banda, co-organizzatore dei piani e confidente prediletto; svolge il ruolo di “grillo parlante” quando le cose si mettono veramente male.
TANTI CLICHÈ, MOLTE CANZONI
Già solo dalla descrizione dei personaggi ci si può fare un’idea di dove andrà a parare questo “nuovo” show di Álex Pina e soci. Appare abbastanza chiaro che i “ruoli” all’interno della banda siano calibrati in maniera tale da corrispondere a determinati cliché narrativi, utili a creare quelle sottotrame necessarie per non annoiare il pubblico con un colpo che, tutto sommato, appare abbastanza statico nell’azione.
E da qui si può intuire anche lo scopo principale di Berlín che è il puro intrattenimento, con tanto di momenti ironici, inquadrature con un ritmo serrato, colpi di scena a profusione e l’uso di tante (forse troppe) canzoni pop a fare da sottofondo musicale all’azione.
Tutti gli elementi che, dunque, che hanno caratterizzato il successo de La Casa De Papel, ma senza alcuna retorica “sociale” di fondo. D’altro canto, anche lo stesso personaggio di Berlino appare molto diverso dal freddo e spietato calcolatore a cui il pubblico era abituato.
Si tratta di un character ancora innamorato del proprio “lavoro”, che ancora non sa di poco tempo rimasto. E che in realtà, proprio per questo motivo, appare molto più sfaccettato e imprevedibile (anche se tutta la sequenza del suo “innamoramento” con Camille appare al limite del trash, e forse si poteva tranquillamente evitare).
CONCLUSIONI
Lo spin-off Berlín, dunque, va subito sul sicuro, ricercando nella sua veste “pop” e auto-ironica la chiave del proprio successo.
In tutto questo non mancano (ovviamente) gli stratagemmi rocamboleschi, le scene al limite dell’assurdo e i plot twist costruiti apposta per creare tensione ad ogni singola scena. Insomma tutte quelle “facilonerie” senza le quali non si riempirebbero ben 8 episodi.
Ma è evidente come lo show sia ben conscio di questo e, anche in queste occasioni, cerchi comunque di mantenere una certa coerenza, e il fatto di essere “slegato” dalla patina sociale (e soap-operistica) dell’originale è già un bel passo avanti in questo senso, poiché viene resa più “digeribile”.
Si tratta, tutto sommato, di una buona serie da vedere sotto le feste (per cui il periodo di uscita non è casuale) o per un binge-watching notturno senza troppe pretese che riesce a portare a casa il suo risultato con poco. Sperando ovviamente che non si vada oltre una prima stagione sarebbe troppo.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
|
|
Torna il personaggio di Andres De Fonollosa, in arte Berlino, visto “prima” della famosa rapina alla Zecca di Spagna. Lo show riprende tono e stilemi della serie originaria, ma liberandoli da quella pesantezza da “critica sociale” di cui era imperniata, rivelandosi così una serie molto più leggera e fruibile.
Quanto ti è piaciuta la puntata?
2.3
Nessun voto per ora
Tags:
Laureato presso l'Università di Bologna in "Cinema, televisione e produzioni multimediali". Nella vita scrive e recensisce riguardo ogni cosa che gli capita guidato dalle sue numerose personalità multiple tra cui un innocuo amico immaginario chiamato Tyler Durden!