La cittadina di Plymouth, in Massachusetts, è sconvolta da una terribile tragedia avvenuta all’interno di un centro commerciale durante il Black Friday. Un anno dopo, in occasione del Giorno del Ringraziamento, un misterioso e brutale killer comincia ad uccidere la popolazione locale, seguendo un grottesco piano di vendetta. Nel mirino dell’assassino finiscono un gruppo di ragazzi, presenti alla tragedia dell’anno prima, che nascondono uno scomodo segreto. Quelli che iniziano come omicidi casuali, si rivelano ben presto parte di un piano più ampio e oscuro legato alla festività. |
Thanksgiving è il nuovo film di Eli Roth, uno dei registi più rappresentativi del genere horror degli ultimi vent’anni. Il suo ultimo lavoro in campo cinematografico risale al 2018 con Il Mistero della Casa del Tempo.
Cabin Fever (2002), però, rimane il film cult che ha consacrato Roth come regista, successo ripetutosi tre anni dopo con Hostel, una delle pellicole più importanti del sottogenere torture-horror.
Proprio durante il processo creativo di Hostel, Eli Roth conosce quel genio istrionico di Quentin Tarantino che l’aveva apprezzato dopo la visione del suo primo lungometraggio. I due diventano amici e collaboratori, tanto da partecipare attivamente ai successivi film e relative campagne promozionali.
Thanksgiving, infatti, nasce come finto trailer che Eli Roth scrive e dirige per Grindhouse, film del 2007 scritto e diretto dall’amico Tarantino e da Robert Rodriguez.
Be careful who you trust, because this is a matter of life and death.
ELI ROTH SI BUTTA SUL CLASSICO
Non si può dire che Thanksgiving sia un brutto film, questo è poco ma sicuro. La mano di Eli Roth si sente e anche parecchio, così come una fotografia e un montaggio di assoluta qualità.
Thanksgiving ha tutte le carte in regola per essere un ottimo slasher movie, pescando a piene mani da altre pellicole cult come Scream e Non Aprite Quella Porta, con il giusto tocco di gore che male non fa. Nonostante alcune sequenze girate alla perfezione e una sceneggiatura che – sebbene abbastanza telefonata – si regge comunque sulle proprie gambe, si ha la sensazione che Eli Roth avrebbe potuto osare di più. La vena comica che scorre all’interno del minutaggio è un marchio di fabbrica per il regista statunitense, ma questo non basta per far digerire certe scelte narrative e di casting.
UN CAST DISASTROSO
Le performance attoriali, infatti, sono uno dei difetti più lampanti di quest’ultima fatica di Roth. Piazzare il bel faccione di Patrick Dempsey – appena eletto Sexiest Man Alive da People – è stato un geniale colpo di marketing, ma nulla di più.
Dempsey non ha né il carisma né il piglio necessario per reggere un intero film sulle proprie spalle, soprattutto nell’ultima parte, dove risulta ancora meno convincente. L’attore, purtroppo o per fortuna, sarà sempre associato a Derek McDreamy Shepherd e attribuirgli ruoli così fuori dalla sua comfort-zone è una lama a doppio taglio.
Il resto del cast, invece, è composto da giovani attori semi-sconosciuti ed una influencer (poi anche ballerina e cantante) da 80 milioni di followers, Allison Rae. Ciò che ne deriva, dal punto di vista recitativo, è assolutamente disastroso: doti attoriali inesistenti, performance grottesche ed esagerate, sguardi persi nel vuoto.
SI POTEVA FARE DECISAMENTE DI PIÙ
Thanksgiving è un film generalista e su questo non ci piove. Accontenta il palato della stragrande maggioranza del pubblico che compra il biglietto, ma delude – forse – lo zoccolo duro degli amanti di Roth. La parte gore, infatti, viene spinta ma non abbastanza, come se Roth avesse avuto paura di osare come invece aveva fatto con Cabin Fever, Hostel e Green Inferno.
La mancanza della componente più gruesome ed esteticamente più volgare e violenta è evidente e pesa come un macigno. Certo, gli sbudellamenti non mancano, ma i veri fan del gore non si scompongono per queste cose. D’altronde, ormai il torture-horror si è spinto verso lidi inarrivabili con pellicole rivoltanti ma geniali come Terrifier ed il moderatissimo Art The Clown. Una tizia che finisce abbracciata ad una sega circolare è acqua fresca.
In Thanksgiving c’è anche spazio per la critica sociale al consumismo, con la sequenza della ressa per il Black Friday che, paradossalmente, non risulta così distante dalla realtà. Inoltre, anche i social media e la cultura della sovraesposizione mediatica vengono aspramente condannati da Roth che utilizza gli smartphone e i social network come parte integrante della mattanza del Ringraziamento.
Thanksgiving riesce nel suo compitino di intrattenere il pubblico, presentando una storia coerente anche se poco originale. La regia di Roth non sbaglia, ma il casting è di infimo livello. Uno slasher-movie che accontenta i più ma delude chi si aspettava un gore più marcato ed un Eli Roth più desideroso di esprimersi ed osare.
TITOLO ORIGINALE: Thanksgiving REGIA: Eli Roth SCENEGGIATURA: Jeff Rendell INTERPRETI: Patrick Dempsey, Addison Rae, Milo Manheim, Jalen Thomas Brooks, Nell Verlaque, Rick Hoffman, Gina Gershon DISTRIBUZIONE: TriStar Pictures (Sony Pictures Releasing) DURATA: 106′ ORIGINE: USA, 2023 DATA DI USCITA: 17/11/2023 |