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The Fear Index 1×01 – Episode 1TEMPO DI LETTURA 4 min

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recensione The Fear Index 1x01Punta su un nome decisamente importante questa nuova mini-serie spy-thriller targata Sky Atlantic.
Il nome è quello dello scrittore britannico Robert Harris, autore del romanzo omonimo da cui è tratto questo show diretto da David Caffrey (regista irlandese già noto per la seconda stagione di The Alienist e per alcuni fra i migliori episodi di Peaky Blinders).
The Fear Index riprende infatti molte delle tematiche care all’autore di L’Uomo Nell’Ombra e L’Ufficiale E La Spia. Anche qui si parla di complotti (veri e/o presunti) e di giochi di potere. Il tutto però declinato in una veste contemporanea dove tale potere è detenuto non tanto dalla politica quanto dalle nuove tecnologie e dalla finanza. E soprattutto dalla paura, un sentimento che qui fa da sfondo a tutta la narrazione e che pare essere intrinsecamente legato a questi due mondi.

IL RITORNO DI JOSH HARTNETT


Il protagonista è Alex Hoffmann (un redivivo Josh Hartnett che torna a farsi vedere in una serie mainstream dopo Penny Dreadful), ex-scienziato del CERN di Ginevra passato al mondo finanziario, in qualità di CEO di un importante fondo speculativo. Questo, insieme al suo socio Hugo (Arsher Ali), ha inventato il VIXAL-4, un programma informatico che tramite un’intelligenza artificiale monitora le paure dei consumatori ed i timori nei mercati finanziari, in maniera tale da poter predire velocemente le mosse finanziarie e far arricchire così i propri investitori.
Tutto sembra quindi scorrere bene nella vita di Alex, se non fosse che una sera qualcuno s’intrufola all’interno della sua mega-villa immersa nelle campagne svizzere.
La cosa strana è che lo strano individuo non sembra aver rubato nulla. Ma ancora più strano è il fatto che nessuno, al di fuori di Alex, sembra essersi accorto dell’accaduto, come se questo non sia mai successo. Che sia indizio di una forma di demenza o malattia mentale che ha colpito Alex? O qualcuno sta complottando contro di lui? E quanto peserà questo fatto per quanto riguarda i suoi affari?

PAURE E TIMORI NELL’ERA DI INTERNET


Improvvisamente dunque non sono solo i mercati finanziati a doversi preoccupare delle proprie paure, ma lo stesso Alex, in un ribaltamento di ruoli che ha tutto il sapore di un contrappasso dantesco. Improvvisamente l’uomo che doveva controllare la paura delle persone si ritrova ad esserne completamente succube.
Tutto l’episodio pilota è fatto apposta per presentare il protagonista principale della storia, e quindi il suo punto di vista. Ma andando avanti nell’episodio, lo spettatore si accorge presto di come questo diventi sempre meno oggettivo, mischiando la realtà a continue allucinazioni sonore e visive. Viene inoltre volutamente taciuto tutto quello che è il suo background, anche se nel finale viene espresso il concetto che il “buon” Alex deve avere ben più di uno scheletro nell’armadio.
La risoluzione viene ovviamente lasciata ai restanti episodi della miniserie, ma intanto la puntata ha già catturato abbastanza l’attenzione dello spettatore. Anche perché lo show tocca alcuni argomenti che sono estremamente attuali. La questione della privacy su internet, per esempio, nonché l’uso spesso sconsiderato dei big data. E ovviamente il solito dubbio di Giovenale che fa da leitmotiv a tutta la vicenda. Tutti timori che il protagonista prova direttamente sulla propria pelle e che, di riflesso, vengono vissute dallo spettatore durante la visione della puntata.

RITMO UN PO’ LENTO


Dal punto di vista dell’emotività, dunque, l’episodio funziona alla perfezione. L’antefatto è ben ricostruito e tutto sta nel vedere quali segreti verranno a galla sul passato di Alex e su come riuscirà a risolvere il mistero che aleggia sul misterioso individuo che, a quanto pare, ha accesso a tutte le sue informazioni personali (sempre che esista questo “qualcuno”).
Va detto però che tutto questo si svolge in un lasso di tempo estremamente dilatato, forse un po’ troppo considerando che quello che si è visto finora non è nient’altro che l’antefatto, per l’appunto.
Una lentezza narrativa che purtroppo non è sempre supportata da una buona recitazione (alcuni attori del cast sono parecchio cani) né tantomeno da dialoghi eccezionali, che perlopiù risultano esplicativi, abbastanza ridondanti e artificiali.
Anche l’evento principale sembra capitare fin troppo a caso, e alcune reazioni del protagonista sono tutt’altro che spontanee.
Pur con questi difetti comunque, l’episodio raggiunge il Save d’incoraggiamento per la materia trattata che, seppur non per tutti (lo show sembra non volere risultare mainstream a tutti i costi) appassionerà certamente gli amanti del genere spionistico.
Rimane il sospetto che la miniserie si sia giocata tutti i suoi assi migliori in questo episodio pilota e che non abbia molto di più da dire nelle restanti puntate.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Josh Hartnett
  • Robert Harris e i pericoli di internet
  • Costruzione della suspense
  • Una regia a volte un po’ raffazzonata
  • Dialoghi esplicativi
  • Episodio pilota in generale un po’ moscio

 

The Fear Index ha tutte le carte in regola per appassionare amanti del genere thriller e delle cospirazioni mondiali. Peccato solo per una recitazione a volte fin troppo raffazzonata e alcuni dialoghi che, al momento, non fanno brillare abbastanza questo episodio pilota. Ma il potenziale, vista anche la base letteraria, c’è eccome!

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Laureato presso l'Università di Bologna in "Cinema, televisione e produzioni multimediali". Nella vita scrive e recensisce riguardo ogni cosa che gli capita guidato dalle sue numerose personalità multiple tra cui un innocuo amico immaginario chiamato Tyler Durden!

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