The Studio 1×08 – The Golden GlobesTEMPO DI LETTURA 4 min

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Recensione The Studio 1x08In questo ottavo episodio, The Studio abbandona per un attimo le consuete dinamiche da ufficio o da set per calarsi in un territorio meno battuto dalla serialità: quello del red carpet, delle sale da gala e dei premi luccicanti. Il risultato è una puntata che, pur mantenendo intatta l’ironia feroce che contraddistingue la serie, innesta su di essa un sottotesto malinconico, costruito sul desiderio di riconoscimento e sul senso di invisibilità che spesso accompagna chi lavora dietro le quinte.

DENTRO I GOLDEN GLOBES


La cornice narrativa si sposta per l’intera puntata all’interno della cerimonia dei Golden Globes, dove “Open“, un film prodotto dalla Continental Studios, è tra i titoli nominati. La costruzione dell’episodio si sviluppa come un elegante piano sequenza frammentato, in cui la camera si muove tra i saloni dell’evento, dietro le quinte e lungo il red carpet, restituendo con impressionante autenticità l’esperienza immersiva di chi si muove tra le star e gli addetti ai lavori. Gli attori interpretano se stessi, da Adam Scott a Quinta Brunson, da Antony Starr a Zack Snyder, inseriti in una parodia del glamour hollywoodiano che si presta perfettamente all’anima della serie.
Lo sguardo però resta incollato su Matt, costretto a muoversi in un ambiente che gli restituisce, sotto la patina del successo, un senso crescente di esclusione. Se nella sesta puntata la frustrazione nasceva da un confronto tra il cinema commerciale e le professioni salvifiche come la medicina, qui il conflitto si concentra sul desiderio di essere pubblicamente riconosciuti per il proprio lavoro, in un sistema che spesso celebra chi sta sotto i riflettori, dimenticando tutto ciò che avviene dietro di essi.

THANK YOU SAL SAPERSTEIN!


Il cuore comico della puntata è una gag ricorrente in cui Sal viene ringraziato, con crescente entusiasmo, da una serie di premiati per motivi sempre più improbabili. Tutto ha inizio con Adam Scott che lo cita nel proprio discorso di ringraziamento per avergli offerto ospitalità sul suo divano vent’anni prima, trasformandolo a sorpresa nel meme della serata. Subito dopo, Quinta Brunson e Jean Smart cavalcano la gag, seguite perfino da Aaron Sorkin e Zack Snyder, e mentre Sal diventa virale in tempo reale, Matt, ovviamente, osserva tutto con crescente stizza.
Questo meccanismo comico è tanto più efficace quanto più si accompagna al progressivo isolamento di Matt, che cerca disperatamente una ricompensa simbolica — un ringraziamento pubblico — che nessuno sembra intenzionato a concedergli. In questo, la serie mostra tutta la sua capacità di fondere umorismo e tragedia personale, con un’efficacia che ricorda i momenti migliori di serie come BoJack Horseman o Barry.

IL PREZZO DEL SUCCESSO


Matt cerca di correre ai ripari convincendo Zoë Kravitz – regista del film, che ha il compito di tenere il discorso nel caso “Open” vincesse – ad aggiungere il suo nome tra i ringraziamenti. Zoë però si oppone, avendo atteso questo momento fin da bambina, e sostenendo quindi che il discorso sia perfetto così com’è. La tensione aumenta, e nel momento in cui finalmente Matt ottiene un’apparente soddisfazione — Zoë sta per nominarlo durante il discorso — la beffa definitiva arriva sotto forma di sigla musicale che interrompe il suo momento di gloria.
Questa scelta di regia, in perfetta coerenza con il tono della serie, trasforma il climax potenzialmente liberatorio in un’ulteriore umiliazione. È un’ironia amara, quasi beckettiana, che diventa il marchio di fabbrica dello show e che in questa puntata raggiunge uno dei suoi apici. Mentre regia e messa in scena valorizzano ogni passaggio con precisione chirurgica, le scenografie mobili, il costante movimento della camera, la gestione del sonoro — alternando dialoghi sommessi a esplosioni di applausi — rendono l’episodio una coreografia perfettamente orchestrata. Il dialogo conclusivo tra Matt e Zoë sul red carpet è emblematico di una scrittura che non si accontenta della punchline, ma vuole toccare un nervo più profondo: il bisogno umano, tanto universale quanto infantile, di essere visti, riconosciuti e lodati.

 

THUMBS UP 👍 THUMBS DOWN 👎
  • Straordinario lavoro di regia e messa in scena
  • Guest star brillanti e perfettamente integrate nel tono satirico
  • La running gag  su Sal
  • Matt finalmente al centro di un conflitto emotivo autentico
  • Finale amaro e potente
  • Alcune gag, per quanto riuscite, si appoggiano alla familiarità dello spettatore con volti e dinamiche del settore

 

The Golden Globes” è una puntata che mette in scena lo spettacolo dell’autocelebrazione hollywoodiana per smascherarne, con sguardo ironico e profondamente umano, le piccole miserie interiori. Con un’impostazione visiva ambiziosa e una comicità impeccabile, l’episodio offre un ritratto caustico ma empatico del bisogno di riconoscimento, restituendo a Matt una centralità emotiva che lo eleva finalmente oltre la caricatura. Tra gag perfette, regia raffinata e un finale agrodolce da manuale, The Studio firma una delle sue prove più riuscite, confermandosi come uno degli esperimenti seriali più intelligenti, audaci e divertenti degli ultimi anni.

 

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Ventinovenne oramai da qualche anno, entra in Recenserie perché gli andava. Teledipendente cronico, giornalista freelance e pizzaiolo trapiantato in Scozia, ama definirsi con queste due parole: bello. Non ha ancora accettato il fatto che Scrubs sia finito e allora continua a guardarlo in loop da dieci anni.

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