“And, please, dear God, give us the strenght to murder those goddamn motherfuckers.“
A pochi episodi dalla conclusione, The Handmaid’s Tale deve preparare il suo finale e il passaggio di testimone con The Testaments.
Decide di partire esattamente da dove si era interrotta la puntata precedente.
June ha scoperto l’inganno di Nick. Sapeva chi fosse sin dall’inizio, come lui fa notare, ma questo serve a poco. Shattered, frantumata, è dunque lei, anche se non è la sola, come si vedrà.
A questa prima, forte bastonata psicologica ne segue infatti una seconda. Luke cornuto sì, ma scemo no, affronta apertamente il problema della loro situazione, personale e sociale.
Chi detesta la protagonista avrà certo provato soddisfazione. Stemperata sicuramente dalla crudeltà violenta e gratuita dell’eliminazione delle ex Ancelle nel bordello.
LA RESISTENZA
Va detto: in questa puntata non c’è traccia di quello spostamento fin troppo facile fra confini colabrodo di cui ci si lamentava nelle recensioni precedenti. I personaggi sono fermi nel loro ambiente, anche perché si sta preparando un nuovo piano contro il regime.
Moira rifiuta di stare in disparte, o comunque in qualsiasi posto non sia il centro dell’azione. Si tratta di una serie tv statunitense, per cui una delle armi principali in dotazione agli eroi è il salmo 23. Qui è proposto con qualche ironica variante personale di June.
Il piano, comunque, ha un suo senso: il momento migliore per attaccare il regime di Gilead è al matrimonio fra Serena Joy e il comandante Wharton. Basta intrufolarsi in un sontuoso evento meticolosamente coreografato in ogni particolare. Che sia anche il modo migliore per una carneficina totale da ambo le parti è un dettaglio, comunque i presupposti sono molto interessanti.
NEW BETHLEHEM
Serena Joy si trova pure lei, come June e Aunt Lydia, abbastanza isolata. Lo si vede nella scena in cui lei, con un vestito color glicine, è contrapposta alle altre mogli altolocate, in abiti verdazzurri. Colori più sbiaditi rispetto a quelli dei primi tempi di Gilead. Le signore non sono inclini ad appoggiare eventuali riforme e “rilassamento dei costumi”. Per ora, comunque, si trincerano dietro all’antico e diplomatico “trovare un buon marito che ci pensi lui”.
A Serena, pertanto, non basterà sentirsi la Madonna con Bambino e stare per sposare un Alto Comandante di nome Gabriel, per di più con un cognome che fa molto L’età dell’Innocenza. Si vedrà nei prossimi episodi se riuscirà, una volta di più, a tirar fuori le sue molteplici risorse per volgere la situazione a proprio favore.
AUNT LYDIA E JANINE
Altra persona shattered, frantumata, è sicuramente Janine. Viene salvata dalla strage nel Jezebel, ma solo per venire assegnata come Ancella al più brutale e perverso dei Comandanti.
Non si sa se il personaggio riuscirà a sopravvivere e passerà in The Testaments, la nuova serie, sempre tratta dai libri di Margaret Atwood, il cui debutto è fissato per il 2026. Di sicuro, per il nuovo show è già stata scritturata Ann Dowd. La sua Aunt Lydia si è mostrata sconvolta dalla sorte di Janine. Si vedrà come questo nuovo sviluppo influirà sull’evoluzione del personaggio.
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La rivoluzione non è ancora arrivata, ma tutte le pedine stanno piano piano andando a posto. A guardare solo la fotografia, sembrerebbe un attacco delle forze delle tenebre alle potenze della luce. I luoghi in cui si muovono i rivoltosi, infatti, sono scuri e disadorni. New Bethlehem, invece, è una cartolina zuccherosa e luminosa a colori pastello. L’interiorità dei personaggi, comunque, racconta un’altra storia.
In attesa di assistere allo scontro finale, si può rilevare un difetto di ritmo nella narrazione di questa stagione. Dopo tanto tira e molla, la resa dei conti fra June e gli uomini della sua vita avviene in un tempo brevissimo. Anche la tragicità della sorte di Janine ormai è stata trascinata oltre ogni limite. Si arriva ad augurarsi che arrivi la morte a liberare la poverina dai suoi tormenti. Per tutto questo, il voto si ferma alla sufficienza.
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Casalingoide piemontarda di mezza età, abita da sempre in campagna, ma non fatevi ingannare dai suoi modi stile Nonna Papera. Per lei recensire è come coltivare un orticello di prodotti bio (perché ci mette dentro tutto; le lezioni di inglese, greco e latino al liceo, i viaggi in giro per il mondo, i cartoni animati anni '70 - '80, l'oratorio, la fantascienza, anni di esperienza coi giornali locali, il suo spietato amore per James Spader ...) con finalità nutraceutica, perché guardare film e serie tv è cosa da fare con la stessa cura con cui si sceglie cosa mangiare (ad esempio, deve evitare di eccedere col prodotto italiano a cui è leggermente intollerante).